Alle prossime elezioni dei Comites previste per il 3 dicembre di quest'anno si voterà nuovamente con l'opzione inversa: a votare saranno solamente i cittadini che si registreranno previamente presso i consolati. Con questo sistema nel 2015 l'affluenza fu di un misero 4% provocando grande discredito nei confronti dell'organismo di base della rappresentanza degli italiani all'estero che in teoria dovrebbe essere l'attore più vicino ai cittadini.
Ampiamente prevedibile, la decisione è ormai definitiva anche se è stata volutamente nascosta dal Ministero degli Esteri ben consapevole dei malumori che una scelta del genere provocherà. Sul sito dell'Ambasciata di Montevideo si legge che era nell'aria da tempo. A differenza delle altri appuntamenti elettorali questa volta potrà votare solo chi ne farà richiesta: per ricevere il plico elettorale infatti bisognerà chiedere al proprio consolato di essere iscritto nell'elenco elettorale un mese prima delle elezioni, vale a dire entro il 3 novembre.
Alla luce della fallimentare esperienza del 2015, e per di più nel contesto di una pandemia ancora molto forte specialmente in Sud America, quale legittimità potranno avere i Comites che usciranno fuori dal voto del 3 dicembre? Le autorità diplomatiche riusciranno a fare un'adeguata campagna informativa per fomentare la partecipazione in un periodo dove ci sono ben altre priorità?
Così come altrove anche in Uruguay c'è tanta rabbia contro l'ennesima decisione di un'Italia che volta continuamente le spalle ai connazionali che vivono all'estero e sono sempre più abbandonati e scoraggiati. Da Montevideo all'interno l'indignazione è tanta sia per gli attuali rappresentanti della comunità che per le associazioni che provano a resistere.
"Non ci posso credere. Un'altra volta, un'altra vergogna". Così Alessandro Maggi, presidente del Comtes di Montevideo che appare imbufalito. "Questo è un metodo è totalmente antidemocratico che servirà per delegittimare il voto di questo organismo. Va nel senso totalmente opposto alle richieste che in passato sono state fatte delle comunità estere e dagli stessi Comites".
Anche il Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero) promette battaglia. Il segretario Michele Schiavone ha parlato di "un'evidente discriminazione nei confronti degli italiani all'estero che va contro i principi garantiti dalla Costituzione". Sulla stessa linea si trova il consigliere uruguaiano e anche membro del Comites Renato Palermo: "È chiarissimo, questo sistema ridurrà la partecipazione. Sarà un duro colpo per le collettività e il Cgie ha già espresso la sua contrarietà al riguardo".
Tra i commenti più duri c'è quello di Filomena Narducci, consigliere del Comites con ampia esperienza in materia: "Una cosa pazzesca. I diritti si esercitano, non si devono chiedere. Per molte persone in tutto il mondo il vincolo con i consolati è già abbastanza difficile, figuriamoci se adesso con la pandemia non ci saranno problemi. Questa è una manovra studiata già dal 2015 per dimostrare che questi organismi non servono a nulla e che dovranno inevitabilmente sparire. Non si tratta di un problema economico come qualcuno dice, altrimenti perché in tutte le altre votazioni si mandano i plichi a casa e questa volta no?".
"Sarà un altro fallimento" sostiene senza mezzi termini Roma Musetti, ex segretaria del Comites. "Negli ultimi tempi i cittadini italiani all'estero non si stanno interessando alla vita delle collettività e se adesso per poter votare bisogna prima fare richiesta i numeri ovviamente saranno bassissimi ancora una volta. Non so se questo sistema è un modo per delegittimare il voto ma se così fosse sarebbe gravissimo. Spero solo che l'Ambasciata chiarisca perché è stata presa questa decisione".
Oltre ai rappresentanti della collettività tante critiche si sollevano anche tra le associazioni partendo da Sonia Pritsch della Federazione Lucana dell'Uruguay: "È una vergogna. Il diritto di voto dei cittadini viene limitato imponendo un obbligo preventivo che a mio avviso è illegale come requisito per accedere al voto. Purtroppo siamo considerati cittadini di seconda categoria".
"La cosa migliore sarebbe quella di votare senza registrarsi come succede in tutte le altre occasioni" afferma Fernando Pizzuti dell'Associazione Abruzzese. "Questo è il metodo più giusto per fomentare la partecipazione e può servire anche per analizzare il vero interesse della comunità verso questo tipo di istituzioni che a livello generale purtroppo finiscono per essere politicizzate perdendo così credibilità".
Eugenio Nocito dell'Associazione Calabrese non ha dubbi: "Votare deve essere più semplice. Si deve fomentare il più possibile la partecipazione dei cittadini. Richiedere un'iscrizione previa avrà ancora una volta conseguenza negative sull'affluenza". "Ma al di là del metodo di voto che si implementerà" -aggiunge- "un aspetto fondamentale sarà l'informazione, cosa che in passato è mancata. Le persone devono essere messe in condizione di votare, devono sapere bene cosa significa".
I malumori sulle modalità di voto del prossimo Comites sono molto numerosi anche nell'interno dell'Uruguay. Una delle testimonianze raccolte è quella di Dario Camirotti della Società Italiana di Flores: "Ci devono essere ampi meccanismi di partecipazione in modo che tutta la collettività possa appropriarsi dell'atto elettorale. Il miglior modo per rivendicare diritti e miglioramenti con le autorità italiane è quello di eleggere rappresentanti con un'alta affluenza. Il diritto di voto deve continuare a risvegliare i legami dei cittadini all'estero con l'Italia e rappresenta una grande sfida oggi in tempi di pandemia".
di Matteo Forciniti