La Giostra c'era. La Giostra c'è. La Giostra non ci sarà. Il Giostraio non intende rimetterla in funzione, ignoti o non comunicati i motivi. Il gol come espressione linguistica, se pronunciato o urlato in lingua italiana. Un piacere identificabile anche come sentimento, negato agli italiani lontani, nonni, padri, figli, nipoti che mai hanno smesso di avere nel cuore la terra natia, l'Italia. Ora puniti, penalizzati, mortificati dalla "giostra del gol" che il giostraio (oi giostrai) puntano a cancellare. Una decisione crudele, che non tiene conto dei sentimenti.
Il punto non è la minacciata sparizione di un'antica trasmissione di sport, di pallone e di partite; la questione vera è un'altra. La voce del gol dall'Italia ha funzionato magnificamente da legame con la Patria lasciata, ma sempre presente nel cuore e nei pensieri di chi all'estero è emigrato perché costretto o per libera scelta. Voci e suoni italiani hanno un immenso valore morale e pratico. Sono sapori e profumi dell'Italia. Il Paese rivivibile attraverso i gol della domenica. Anzi della giornata calcistica ora ridotta a spezzatino per volere e imposizione della televisione che tiene in piedi il caciarone confuso baraccone del calcio italiano. Disperato a sua volta, letteralmente alla canna del gas, complici ovviamente le conseguenze della pandemia.
Quel calcio, questo calcio, a caccia di soldi per la propria sopravvivenza e, in alcuni casi addirittura per non sparire. Il calcio pieno di buffi, ovvero di debiti, bilanci in rosso, tormentato dalla necessità di reperire nuovi ricchi cespiti. Sarebbe servita solo a questo l'invenzione di Real Madrid, Juventus e Barcellona. Arraffare quattrini, tanti e immediati. Una incauta folle idea. Ma anche l'immagine, la fotografia di quale punto abbia toccato il calcio delle esagerazioni e degli sprechi. Un clamoroso autogol globale. Direte - e siete autorizzati a farlo tranquillamente, cari lettori - : questo dove vuole andare a parare?
Molto semplice: voglio solo indignarmi. La minacciata cancellazione de "La giostra del gol" è una prospettiva assurda, priva di ogni giustificazione morale. Uno schiaffo, uno sberleffo, una pernacchia in faccia agli italiani che vivono all'estero. Come togliere loro un piacere importante, necessario, indispensabile. Come negare un pezzo di pane. Punirli.
La questione non è la nostalgia; non c'entrano l'aspetto romantico e la tradizione. Ormai lontani i tempi del mitico Nicolò Carosio, voce anima sentimento della prima cronaca delle partite del campionato italiano serie A. Solo dei secondi tempi, ricorderete. Ma giova ricordare che da lì a qualche anno, quando fu tecnicamente possibile, l'Italia cominciò ad arrivare, con i suoi suoni e immagini familiari, nelle case degli italiani emigrati all'estero.
E anche lontano dall'Italia divennero eroi, amici, fratelli, parenti (e in realtà lo sono tuttora) Nando Martellini, Paolo Valenti, l'autorevolezza di Enrico Ameri. i timbri rochi del colto Sandro Ciotti, la limpidezza vocale di Bortoluzzi, Provenzali, Claudio Ferretti, e altri. Le voci dell'Italia lontana per chi vive all'estero. Come sentirla e vederla la terra d'origine dei propri avi, attraverso i gol.
Un atto incomprensibile, ignobile, cancellare tutto con una semplice crudele botta di cassino. I giostrai ci ripensino. Sì, d'accordo, i gol italiani trasmessi all'estero sono visibili su Cbs e Espn: ma non è la stessa cosa: il significato si perde, va a buone donne. Raccontati in italiani, i gol riscaldano i cuori emigrati, li riavvicinano alle radici. Hanno valenza, se vogliamo, anche culturale. Tengono in esercizio quanti conservano l'amore per la lingua che hanno imparato per prima. Riportano l'Italia nel cuore degli italiani lontani, rinvigorendone il sentimento patrio. Come rivedere e rivivere il paese di origine attraverso i gol, le partite, e quella giostra attesa e amata. Al netto magari di telecronache e commenti talora non all'altezza.
Il calcio e i gol per continuare a sentirsi italiani. Un desiderio che andrebbe incentivato, non annullato, ignorato, buttato via.
Giusto e sacrosanto che il nostro giornale, La Gente d'Italia, si stia battendo con tenace vigore e grande energia nell'impresa, non facile, anzi improba, a favore del mantenimento della giostra che biechi giostrai (la Rai, la Lega Calcio serie A, e quanti altri) intendono chiudere e non riaprirla più. Un grave torto tutto a svantaggio non solo degli emigrati amanti dello sport patiti di calcio. A dispetto anche dei suoi limiti di qualità, "La giostra del gol" è radicata nel profondo dei suoi fruitori abituali. Milioni di persone. Identificabile, la minacciata abolizione, quindi anche come forma di autogol o atto di autolesionismo da parte della Rai. Audience e share sono o non sono aspetti basici per l'azienda di Stato?
Faccia perciò un passo indietro la Rai di Foa e Salini. Riporti la palla al centro del campo, fischi un nuovo inizio di partita. Ridia il gol agli italiani che vivono all'altro capo del mondo.
di Franco Esposito