Caro Direttore, 

Quando giunsi a Montevideo nel 1965 si poteva giustificare che l’Ambasciata dell’epoca potesse promuovere una bella iniziativa come dichiarare Montevideo Capitale della Cultura Italiana e sicuramente qualche decennio prima anche!

C’era un bellissimo Ospedale Italiano dove tutti gli anni si facevano innumerevoli celebrazioni, un’attivissima Camera di Commercio Italia-Uruguay con una sede meravigliosa da dove nascevano accordi solidi di interscambio commerciale, un Comitato Dante Alighieri con centinaia di alunni studiando la nostra lingua, un riconoscimento unico al mondo di un paese nel quale l’insegnamento della Lingua Italiana era obbligatorio, nasceva una sede RAI per l’America Latina, un Comitato Consolare molto più attivo di un languido COMITES, l’ANCRI (Associazione Nazionale Combattenti e Reduci), la Giornata degli Italiani con la partecipazione di 30.000 persone, Associazioni Mutuali come il Circolo Napoletano, 130 associazioni sparse per il paese, ecc... ecc...

Sicuramente l’Ambasciata dell’epoca, se avesse dichiarato Montevideo Capitale della Cultura italiana, avrebbe fatto un atto di riconoscimento assolutamente meritato.

Mi viene in mente se farlo oggi, quando tutto ciò che abbiamo enumerato sopra è scomparso, è un anacronismo storico o una vera e propria presa in giro!

Da quando siamo giunti in Uruguay, il tuo, il nostro giornale ha cercato di ricostruire quel tessuto associativo di altri tempi, quando, veramente, Montevideo era la Capitale della Cultura italiana. Siamo anche coscienti che il mondo è cambiato tanto che sarebbe impossibile oggi, con un 95% di cittadini italiani nati fuori dal nostro paese, si possa avere un forte collante con la nostra Patria.

Sappiamo che siamo una grossa pulce nelle orecchie sorde di molti “protagonisti” declassati del momento, ma i nostri principi non sono mai cambiati. Se 50 anni fa, con una collettività di circa 12.000 persone si facevano 100 volte più attività che con una collettività di 120.000 persone, ovviamente, qualcosa non funziona. È vero che la colpa non è soltanto del nostro Ministero degli Esteri, ma è anche vero che sentirci prendere in giro, non ci piace.

Negli anni ‘70 è scomparso il Circolo Napoletano e nel secolo XXI sono scomparse: l’Italiano come Lingua curricolare nell’educazione del paese che ci ospita, l’Ospedale Italiano, la Camera di Commercio, la RAI, la Dante Alighieri, ANCRI, la metà delle associazioni italiane, la Giornata degli Italiani (soltanto qualche anno fa, grazie all’insistenza dell’ex Presidente del COMITES Melloni siamo riusciti ad avere un’edizione ridotta al LATU con l’Inaugurazione dell’ex Sindaco Daniel Martínez). Ma allora!!! Come possiamo dichiarare Montevideo Capitale della Cultura Italiana? Ormai, i monumenti a Garibaldi, a Bartolomeo Colleoni, a Dante Alighieri o il Davide di Michelangelo, sono reperti storici, non hanno vita, sono lì come riconoscenza a ciò che, fino al secolo ventesimo, furono simboli di Montevideo che era veramente una Capitale della Cultura Italiana.

Dopo tante durissime perdite non abbiamo mai visto il nostro Stato difendere quel patrimonio storico costruito dai nostri antenati e predecessori. Montevideo Capitale della Cultura Italiana? Non voglio pensare che sia una presa in giro, preferisco pensare in un anacronismo storico.

STEFANO CASINI