Chissà se il ministro della Salute, Roberto Speranza e quello degli Esteri, Luigi Di Maio, ascoltano mai le parole del Capo dello Stato. Anche ieri, infatti, Sergio Mattarella, intervenendo all'inaugurazione dell'area imbarchi dell'aeroporto di Linate, ha invitato a prestare “particolare attenzione per sorreggere ed incentivare la ripresa del trasporto aereo, del trasporto in generale e del turismo nel Paese".
D'altronde, come ha ricordato lo stesso Presidente della Repubblica, a causa della pandemia, "il traffico aereo, nell'ultimo anno, è stato compresso tanto da raggiungere il 25 per cento del livello precedente". Questo, ha ribadito l'inquilino del Colle, "impone un'esigenza e obbligo di attenzione per l'importanza che il traffico aereo riveste".
Peccato che, a fronte di queste dichiarazioni, volare senza restrizioni alla volta della Penisola italiana, almeno per quanti sono già vaccinati contro il Covid o magari lo hanno già contratto e dunque sono immuni, è un lusso che solo in pochi possono permettersi. Per capirci: se si decolla da un Paese del blocco europeo e si è a posto col vaccino, allora si può atterrare liberamente in Italia.
Se invece si viaggia da un Paese extra Ue, allora tutto cambia: si può anche essere vaccinati ma, una volta in Italia, bisognerà sottoporsi a quarantena obbligatoria, come se il siero iniettato a Montevideo fosse meno efficace di quello iniettato a Parigi. Perché?
E perché, ad esempio, decollare dagli Usa a bordo di un volo “Covid free” (ovviamente non per tutte le tasche) dà diritto ad atterrare negli scali dello Stivale senza misure restrittive, mentre farlo a bordo di un volo “normale”, sempre dagli States, non offre quelle stesse garanzie pur essendo, lo ribadiamo, già vaccinati o immuni? Quale ratio si nasconde dietro scelte del genere? È così che si rilancia il turismo in Italia?