DI MARCO FERRARI

Se ne è andato via in silenzio, Giampiero Boniperti, una leggenda del calcio italiano e juventino in particolare, passato dall’era degli “angeli dalla faccia sporca” a quella del pallone nei canali televisivi a pagamento. Attualmente presidente onorario del club più titolato d’Italia, si è spento l’altra notte a causa di una insufficienza cardiaca. A confermare il decesso è stata la famiglia all’Ansa, annunciando inoltre come i funerali si terranno in forma privata nei prossimi giorni. Giampiero Boniperti, che avrebbe compiuto 93 anni il prossimo 4 luglio, si era ormai ritirato da un po’ di tempo a vita privata. La sua carriera da calciatore, vissuta dal 1946 al 1961, è stata impreziosita dalla vittoria di cinque scudetti con la maglia della Juventus, a cui si sono aggiunti poi tutti i trofei possibili nel ventennio trascorso da presidente. Indimenticabile il mitico “Trio magico” composto con Charles e Sivori, che ha fatto innamorare i tifosi juventini di ogni epoca. Con Nicolé e Stacchini formavano un quintetto incredibile. Benito Lorenzi gli aveva affibbiato il nomignolo di “Marisa”, con cui spesso lo schernivano gli avversari, per i suoi boccoli biondi. Attaccante, originario di Barengo, in provincia di Novara, era diventato celebre, oltre che per le sue giocate, per il motto: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Nella Juventus ha collezionato 444 partite segnando 178 gol. Con la Nazionale ha ottenuto 38 presenze e 8 reti. Ma la sua fedeltà ai colori bianconeri è continuata dopo il ritiro dal calcio giocato, quando è diventato, su chiamata della famiglia Agnelli, a cui era legatissimo, dirigente e guida del club: dal '71 al '90 è stato presidente, dal '91 al '94 amministratore delegato, dal 2006 presidente onorario. Fin da bambino sognava di diventare juventino e si sarebbe accontentato di vestire almeno una volta nella volta la casacca bianco-nera. Ne è divenuto un simbolo, guadagnando scudetti e trofei sia da giocatore che da dirigente. Nel club bianconero era arrivato a 17 anni, pagato 60mila lire, divise tra la squadra del suo paese natale e il Momo che l'aveva tesserato. Gli inizi non furono dei migliori: aggregato alle riserve, esordì in prima squadra sul finire del campionato 1946-1947, debuttando il 2 marzo 1947 al Comunale di Torino nella classica persa 1-2 contro il Milan. Fu l’italo-argentino Renato Cesarini, allenatore bianco-nero, a concedergli un’altra chance, sfruttando il finale di campionato per far accumulare esperienza agli elementi più giovani. L'8 giugno, sul campo del Ferraris di Genova, Boniperti segnò i suoi primi gol in maglia bianconera, con una doppietta nel 3-0 alla Sampdoria. Alla fine del torneo il giovane totalizzò 5 reti in 6 partite, conquistando un posto nell'undici titolare della stagione successiva quando non saltò alcuna partita, schierato da Cesarini stabilmente nel ruolo di centravanti. Alla fine, fu capocannoniere della massima serie con 27 gol, a vent'anni ancora da compiere, davanti ai granata Valentino Mazzola e Guglielmo Gabetto. Entrato nella Juventus da adolescente, ne è uscito 48 anni dopo, quando ha lasciato la presidenza effettiva della Juventus. “La Juve - è un'altra delle sue espressioni più amate - non è soltanto la squadra del mio cuore, è il mio cuore". Da presidente, lasciava lo stadio alla fine del primo tempo e seguiva alla radio il secondo, come d’abitudine. Tra le tante partite che sentiva di più c’era ovviamente il derby con il Torino, difatti ai granata ha segnato più di ogni altro bianconero: 14 gol, di cui 13 in campionato e 1 in Coppa Italia. "Il derby - aveva spiegato, da dirigente - mi consuma, amo troppo la Juve e ho così rispetto della Juve che non può essere altrimenti". Così usava spesso la mano dura con i calciatori e i procuratori, di cui non aveva troppa stima, appartenendo a una generazione che non li aveva conosciuti. Dopo il Mundial vinto dall'Italia nell'82 in Spagna, aveva messo fuori rosa, perché avevano chiesto un aumento, Paolo Rossi, Tardelli e Gentile, ma dopo una settimana i tre si erano ravveduti e Boniperti concesse loro solo un piccolo ritocco. Dei tantissimi calciatori di grido che ha portato alla Juventus, c’erano Scirea a Del Piero e tra gli allenatori fu lui a scegliere Giovanni Trapattoni con il quale ha condiviso dieci stagioni con i primi successi internazionali. Una scommessa vinta contro gli scettici: con il "Trap" alla guida, la Juve vinse subito lo scudetto con il record a quota 51, quando le vittorie valevano ancora due punti. Alle elezioni europee del 1994 Giampiero Boniperti è stato candidato ed eletto europarlamentare, nelle liste di Forza Italia, rimanendo in carica per tutta la durata della IV legislatura del Parlamento europeo, fino al 1999. Lo hanno ricordato in tanti, sia juventini che avversari. Per tutti vale il ricordo di Antonio Cabrini: “Era prodigo di dritte su come comportarci sul rettangolo verde ma anche su come presentarci quando ci toglievamo casacca e scarpini da calcio. Lo ‘Stile Juve', per lui, doveva essere vissuto 24 ore su 24”.