di Dalmazio Frau
Il primo, ma non è il solo né l’unico, che estruse una serie di sesquipedali sciocchezze su L’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, fu Dan Brown nel suo bestseller Il Codice da Vinci qualche decennio fa. Nota a tutti, anche ai pochi fortunati che si sono evitati le risa più sguaiate leggendo il romanzo, il Nostro vi riporta la tesi, peraltro non sua, che a fianco del Cristo, nel dipinto – e non nell’affresco perché l’opera deterioratasi quasi subito, nel muro del refettorio dei frati a Milano, è stata eseguita “a secco”, finendo per diventare uno dei più grandi fallimenti del genio fiorentino e al tempo stesso per alimentarne la leggenda – sieda non già come realmente è Giovanni l’Evangelista, bensì la Maddalena, amante e sposa mistica del Figlio di Dio dalla cui unione poi nasceranno i sovrani Merovingi.
Tutto molto affascinante, seducente forse, ma falso. Così come possono essere curiose, suggestive e persino degne di attenzione altre ipotesi che nel corso degli anni hanno visto studiosi interessati al Cenacolo, scoprirvi di volta in volta celate ma non tanto da non essere ritrovate, misteriose sinfonie, simboli astrologici e quant’altro… in effetti forse qualcosa d’oltre, come in quasi tutte le opere “eretiche” di Leonardo c’è anche in questa, o in ciò che ne resta, ormai ridotto a uno sparuto gruppo di fantasmi resi evanescenti dal tempo che non ha pietà neanche dell’arte dei Grandi.
Ma oggi, dopo innumerevoli rielaborazioni, alcune delle quali anche molto divertenti va riconosciuto, nei “meme” della rete aventi come soggetto dalle infinite applicazioni e variabili possibili, L’Ultima Cena si palesa con il rutilante sventolio di bandiere tipico delle manifestazioni cinesi, una versione che intende deridere i leader del G7.
Premesso che il senso dell’umorismo cinese possa essere molto distante da quello occidentale ed europeo in particolare, è evidente da un primo sguardo che l’irriverenza con la quale è stata trattata l’opera leonardiana non possa essere sottaciuta. Al posto del Cristo, al centro della tavolata, vi è l’Aquila Americana, quella che Theodore Roosevelt ha sempre denigrato preferendole l’orso degli Appalachi come maestà animale. Davanti ad essa è posta una stampante che produce dollari su carta igienica e che probabilmente si riferisce ad una proposta americana riguardo un progetto alternativo alla Via della Seta in favore dei Paesi in via di sviluppo. Mario Draghi viene dipinto come un vecchio lupo dal pelo grigiastro che, come l’apostolo Andrea nel Cenacolo, fa un gesto di diniego all’Aquila Americana. Secondo il Global Times, quotidiano del Partito Comunista Cinese, questo sarebbe un esplicito riferimento alla resistenza italiana alla richiesta degli Usa di unirsi a loro contro la Cina. L’Italia sarebbe infatti il primo Paese europeo ad aver aderito alla Belt and Road Initiative, ovvero alla Nuova Via della Seta.
Sono quindi evidenti gli altri animali “totemici” delle nazioni occidentali, quali il leone per l’Inghilterra, il castoro canadese, il gallo che rappresenta la Francia e con loro il cane giapponese Akita e il falco tedesco. Ultimi intorno al tavolo siedono il canguro per l’Australia, al posto di Giuda e l’elefante, ovviamente in rappresentanza dell’India. Un po’ come il vecchio Giochi senza frontiere per chi lo ricorda. Gli animali-nazione si spartiscono così una torta a forma di Cina sotto la scritta “Così possiamo ancora governare il mondo”. Più esplicito di così. Insomma, Pechino intende così irridere il G7 svoltosi in Cornovaglia e che avrebbe sancito nuovamente il patto dell’Alleanza Atlantica con quest’immagine satirica opera di Bantonglaoatang, un artista digitale dei fumetti, subito rilanciata dal Global Times e diffusasi rapidamente in tutta la rete mondiale.
Ora alcune note però s’impongono. La prima e forse anche l’unica necessaria è che se è vero come è vero che alcune opere d’arte diventano e assurgono ad icone assolute e immortali, trascendenti tempi e luoghi, come è appunto il dipinto nel Cenacolo a Milano o la stessa Gioconda, sebbene quindi siano soggette a reinterpretazioni anche sarcastiche o irriverenti, sarebbe stato doveroso da parte di qualcuno, in Italia, indignarsi e rispondere per le rime a tanto oltraggio nei riguardi di un nostro – universale – capolavoro artistico.
Sarebbe stato doveroso soprattutto da parte di tanti dichiarati intellettuali e difensori delle “identità” e della “cultura”, dell’arte, della bellezza e della tradizione cristiana. Invece abbiamo assistito al solito, penoso, silenzio. Si permetta dunque alla Cina o a chiunque altro di prendersi gioco della più alta espressione della nostra arte e del nostro credo… Charlie Hebdo insegna che alla “satira” è permesso il dileggio su ogni cosa, sacra o profana che sia. Infatti, cosa importa se abbiamo il tricolore da esporre sui balconi quando gioca la Nazionale? Quello è l’amor patrio di questo nostro strano, sempre più strano, Paese.
La volta prossima qualcuno, in nome dell’arte o della satira, metterà un dildo in mano alla Venere di Botticelli o alla Madonna della Seggiola di Raffaello, e allora, vi prego, non venite a lamentarvi.
Continuate a tacere.