Una lunga passerella luminosa conduce in un mondo ovattato, pieno di meraviglie dell'antico, mentre la temperatura inizia lentamente a scendere e le luci e il buio, il silenzio e la musica avvolgono i sensi. Poi le profondità della maestosa residenza di Nerone si aprono per permettere di "leggere" una storia iniziata intorno al 1480: proprio qui, al lume fioco di una torcia, Pinturicchio e altri pittori si calarono nelle grotte impervie del Colle Oppio per scoprire decorazioni inedite di antichi ambienti romani, i cui segreti furono decodificati e riproposti organicamente dal genio assoluto di Raffaello.
Dopo i mesi bui della pandemia, nel segno della luce e di una fruizione orientata tutta sul coinvolgimento sensoriale dello spettatore, la Domus Aurea riapre le sue porte dal 23 giugno, con un percorso di visita completamente rinnovato e una mostra interattiva e multimediale dal titolo "Raffaello e la Domus Aurea. L'invenzione delle grottesche", in programma fino al 7 gennaio 2022.
La mostra, curata da Vincenzo Farinella e Alfonsina Russo con Stefano Borghini e Alessandro D'Alessio, promossa dal Parco archeologico del Colosseo e prodotta da Electa, avrebbe dovuto essere inaugurata il 6 aprile 2020 per celebrare i 500 anni dalla morte del pittore: ora che la pandemia ha iniziato a frenare, per il pubblico arriva finalmente l'occasione di visitare uno dei monumenti simbolo di Roma nella sua veste migliore e con una mostra imperdibile e al tempo stesso di vederne svelate le stratificazioni storiche, anche grazie al nuovo ingresso realizzato dall'architetto Stefano Boeri, ricavato in una delle gallerie sotterranee originarie delle Terme di Traiano.
Come ha detto Dario Franceschini partecipando all'inaugurazione, "questa mostra in vista del prossimo G20 della cultura qui al Colosseo dimostra che l'Italia investe sul futuro. Abbiamo arricchito un luogo straordinario e unico che lascia tutti a bocca aperta anche grazie a un intervento contemporaneo di qualità che svolge una funzione e al tempo stesso si concilia con tutela e conservazione. Ora dobbiamo rendere stupendo anche il fuori, sul degrado e sulla sicurezza del Colle Oppio di cui come Parco del Colosseo possiamo farci carico". Senza dubbio l'allestimento e l'interaction design progettati da Dotdotdot lasciano a bocca aperta: ad accogliere il visitatore c'è la maestosa Sala Ottagonale, capolavoro dell'architettura romana, con una proiezione ruotante di immagini astrologiche ispirate al globo dell'Atlante Farnese.
Tutto intorno - accompagnati da una colonna sonora composta ed eseguita in tempo reale, con tool digitali di musica generativa che evocano suoni di strumenti del passato e scale musicali proprie dell'epoca antica - un fiorire di ambienti "segreti": nella penombra, e tra proiezioni multimediali accuratissime e suggestive, si scopre la bellezza delle grottesche e la loro fortuna in Italia e nel mondo grazie a Pintoricchio, Filippino Lippi e Signorelli - che per primi videro la pittura antica sepolta nelle "grotte" - e soprattutto grazie a Raffaello. Con il suo talento innovatore, il pittore urbinate nel '500 fece infatti un vero studio sistematico di queste decorazioni parietali antiche, e riuscì a riproporle organicamente come "decorazione globale" di ambienti appositamente progettati in chiave antiquaria.
Nel percorso il visitatore innesca con il suo corpo il racconto "magico" di questa lunga storia, riuscendo a far trasformare - tramite morphing - le grottesche in motivi rinascimentali. Molte le "chicche" per cui meravigliarsi: la ricostruzione della Stufetta del Cardinal Bibbiena all'interno del Palazzo Apostolico (non visibile al pubblico nei Musei Vaticani) creato nel 1516 su disegno di Raffaello, un piccolo gioiello in cui l'artista diede vita a una decorazione integralmente all'antica, giocando con stucchi, affreschi, marmi policromi. E poi lo splendido calco antico del Laocoonte, il gruppo scultoreo rinvenuto nel 1506 in uno spazio sotterraneo che si trovava nella stessa area del palazzo neroniano, o ancora la grande semisfera animata da creature mostruose per comprendere l'influenza esercitata dalle grottesche su artisti surrealisti come Victor Brauner, Salvador Dalì, Max Ernst, Joan Miró e Yves Tanguy.
Lasciandosi la mostra alle spalle il percorso prosegue negli altri ambienti della Domus Aurea, ora caratterizzati da nuovi, affascinanti giochi di luce che valorizzano alcuni reperti recentemente restaurati e provenienti dai depositi, come le sculture della musa Talia, aggiunta alla Tersicore già esposta, e di un'Amazzone, imponenti capitelli e un pilastro in marmo.
"Dopo oltre 1 anno di chiusura riapriamo la Domus Aurea. Grazie a fondi specifici del Ministero stiamo superando alcune criticità, come le infiltrazioni di acqua", ha detto Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, "nel percorso si possono vedere elementi scultorei ed architettonici valorizzati dalla nuova illuminazione realizzata da Erco che ripropone gli espedienti usati dagli architetti neroniani per captare la luce anche nei punti più bui".