L’Italia? È stata presa a esempio dal resto dell’Europa per come ha affrontato l’uscita dalla crisi della pandemia. Lo ha detto ieri a Roma, negli studi di Cinecittà, la presidente dell’Unione europea Ursula von der Leyen che ha incontrato il presidente del Consiglio Mario Draghi.
L’occasione giusta per ufficializzare il via libera dell’Ue al Pnrr italiano per poter accedere ai soldi del Recovery Fund che serviranno a far ripartire l’economia del BelPaese dopo l’emergenza sanitaria. Si tratta di una vera e propria boccata d’ossigeno per le casse tricolori: nello specifico, all’Italia andranno quasi 200 miliardi di euro, di cui un terzo a fondo perduto. Secondo la Commissione europea, grazie a questi fondi il pil italiano crescerà del 2,5%.
Una stima al ribasso, comunque, mentre entro il 2026 si calcola un aumento di 240mila posti di lavoro. Sono di certo ottime notizie che difatti fanno sorridere anche il primo ministro Draghi, che approfitta della location della conferenza stampa per dire che “negli anni del dopoguerra il cinema di Cinecittà raccontava la storia di un Paese, prima di stenti poi di crescita prodigiosa. Adesso celebriamo qui quella che io spero sia l'alba della ripresa italiana, che sia duratura ma che abbia al centro l'inclusione e la sostenibilità”. Ora, però, non bisognerà sbagliare negli investimenti e di fatti la von der Leyen è stata chiara: “Questa è una opportunità che capita una volta nella vita, c'è la possibilità di rimettersi in ordine e ripartire. Ci saranno riforme sulla concorrenza che ci aspetta riduca il tempo per facilitare i contratti nel settore pubblico, una riforma nel settore finanziario, e una riforma per ridurre la lunghezza dei processi, specialmente quelli civili”.
E Draghi difatti ammette che sono pronte le prime mosse proprio in merito ai cambiamenti che ci saranno: “A giorni – ha detto – in Consiglio dei ministri arriverà la riforma della giustizia, argomento non facile da sbrogliare. E poi ancora appalti e concessioni, mentre a luglio ci sarà la legge sulla concorrenza. Abbiamo una responsabilità nei confronti del resto dei Paesi europei, dei cittadini di quei Paesi che hanno pagato e pagheranno le tasse per finanziare il nostro piano nazionale. Abbiamo la responsabilità di far bene non solo per noi stessi, ma anche per l'Europa".