di Matteo Forciniti
Alle 9 di mattina si sente un forte rumore nella tranquilla calle Cardona, piccolissima via della zona di Pocitos a Montevideo. Siamo dietro la sede dell'Ambasciata italiana e la recinzione del cantiere semi chiusa permette di vedere all'interno la piscina e poco altro anche se è molto facile intuire cosa sta succedendo: è appena partita la costruzione della nuova Cancelleria consolare il rischio sarà quello di veder sorgere una vera e propria cattedrale nel deserto fortemente voluta dall'ex sottosegretario Ricardo Merlo e dal suo partito, il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all'Estero).
Il mega appalto dal costo iniziale di oltre un milione e mezzo di dollari (cifra che ovviamente lieviterà nel tempo, alla faccia della crisi) è stato vinto dalla ditta Ciemsa il cui logo appare subito in strada in bella vista sul giubbotto di una persona coinvolta nei lavori.
A dispetto dei trionfalismi venduti dai soliti politicanti, l'apertura del cantiere arriva in un momento delicatissimo: la realtà dei servizi consolari in Uruguay oggi è estremamente complicata e a dare l'ennesima batosta a un problema che si trascina ormai da troppi anni ci ha pensato la crisi sanitaria dovuta al coronavirus. Attualmente il servizio per la cittadinanza è sospeso mentre ci sono più di 500 appuntamenti che devono essere riprogrammati. A completare il quadro c'è il nuovo sistema on line degli appuntamenti che sta soffrendo "problemi tecnici importanti". Il tutto è stato recentemente denunciato dal Comites di Montevideo che ha parlato di "situazione preoccupante" con l'ennesima richiesta verso le autorità consolari di "un dialogo più fluido con la collettività".
"Abbiamo posti vuoti e posizioni che restano scoperte" ha ammesso il capo della cancelleria consolare Alberto Amadei per far capire il succo di questa vicenda, ovvero l'assenza di personale in una sede disagiata come ampiamente ripetuto da varie voci negli ultimi anni. Se non gli verranno dati gli strumenti necessari per funzionare, questo nuovo e bellissimo edificio che sarà costruito non servirà a niente perché non potrà certo risolvere i problemi che soffrono i cittadini italiani in Uruguay stanchi di aspettare. Potrà servire, invece, per far arricchire gli interessi di qualcuno oltre che, naturalmente, le strumentalizzazioni politiche da parte di un minuscolo partito argentino sbarcato a Roma e a cui dovremmo dire grazie di tutto questo improvviso interesse da parte del Ministero degli Esteri dopo anni di abbandono.
Dopo l'opposizione di una buona parte della locale collettività, le interrogazioni parlamentari bipartisan e le critiche ricevute tanto a destra come a sinistra, il progetto faraonico è partito nel peggior momento. Il dubbio rimane: perché tutta questa fretta in un Paese, l'Uruguay, che sta attraversando un periodo difficilissimo legato alla pandemia con migliaia di contagiati al giorno e decine di morti??? La collettività in questo momento ha bisogno di servizi non di costruzioni.....