"In queste condizioni le elezioni previste per il 3 dicembre saranno inevitabilmente un fallimento". Una presa di posizione dura quella espressa da diversi consiglieri del Comites di Montevideo durante l'ultima seduta organizzata nei giorni scorsi dove sono stati trattati diversi argomenti tra cui il rinnovo di questo organismo di rappresentanza per un voto che è stato già rimandato una volta.
Al centro delle criticità evidenziate dai consiglieri c'è innanzitutto il periodo della pandemia che continua a colpire specialmente l'America Latina e poi ancora la tanto già contestata "opzione inversa", vale a dire far votare solo quei cittadini che si registrano previamente presso i consolati. Così come aveva precedentemente denunciato il Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all'Estero), anche per i rappresentanti dell'Uruguay questa situazione "provocherà una scarsa partecipazione elettorale".
"Con le restrizioni dovute all'emergenza sanitaria ci saranno problemi nella presentazione delle liste, nella raccolta delle firme e nella campagna elettorale" ha affermato la consigliere Filomena Narducci in apertura del dibattito. "La cosa più grave però è l'opzione inversa perché i diritti non si chiedono ma si esercitano. Questa modalità è stata pensata apposta per affossare la partecipazione come è successo l'ultima volta e lo si può capire facilmente dai numeri registrati in Uruguay: nel 2004, dove si votò senza registrarsi, ci furono 17mila partecipanti su 45mila cittadini, nel 2015 invece votarono solo 4mila su 100mila cittadini". "Il voto estero è regolamentato da una legge specifica" -ha proseguito la Narducci- "eppure non si capisce perché solo questa volta ci sarà una discriminazione. Il problema non è economico come qualcuno vuole far credere dato che tutti gli altri appuntamenti elettorali si svolgono normalmente con l'invio a tutti gli elettori dei plichi e succede anche con i referendum che in genere affrontano tematiche meno sentite all'estero".
Sulla stessa linea si è mostrato anche il presidente del Comites Alessandro Maggi: "L'Uruguay ha una grande tradizione civica eppure questo metodo ostacolerà la partecipazione come è stato già dimostrato nel 2015. Oltre ai problemi organizzativi per le liste che ci saranno, un aspetto fondamentale sarà la campagna informativa verso i cittadini che l'ultima volta è stata totalmente assente influendo sui numeri finali". Secondo Maggi è in forte rischio la legittimità di questi organismi di rappresentanza dato che "una scarsa affluenza porterà il Governo a credere che i cittadini abbiano poco interesse e così si aprirà la strada a un'ulteriore riduzioni di fondi".
"Pur con le difficoltà del caso noi ci siamo e siamo pronti" ha assicurato il capo della cancelleria consolare Alberto Amadei nonostante un periodo molto delicato per la sede consolare con la sospensione del servizio di cittadinanza, 500 appuntamenti bloccati e il servizio di prenotazione on line con problemi tecnici. "Stiamo scaldando i motori e abbiamo già avviato una campagna informativa sui social. Nei mesi precedenti alla data del 3 dicembre il contributo di tutti sarà molto importante per promuovere un'ampia partecipazione. Ambasciata e Comites possono e devono collaborare per assicurare l'informazione adeguata alla collettività".