Tutto si è svolto come previsto a Pechino, nel giorno in cui il Partito Comunista Cinese ha celebrato sé stesso e il centenario della sua storia. La location (l'imponente e iconica Piazza Tiananmen); il discorso (Xi Jinping ha dato il "meglio di sé" ("lo straniero non potrà più renderci schiavi") e persino le coreografie (migliaia di ragazzini e ragazzine coordinati, perfetti e sincroni) sono state quelle delle grandi occasioni. Anzi, quelle delle occasioni storiche. Sì, perché al giorno d'oggi, non capita tanto spesso di assistere a una cosa del genere: un vecchio residuato ideologico del secolo passato – il comunismo – che tutti pensavamo (e in moltissimi, speravamo) definitivamente relegato nei cassetti polverosi della Storia (con tutto il suo agghiacciante corredo di orrori), esibito, celebrato e innalzato prepotentemente sul palcoscenico globale del secolo XXI.... Se uno dei nostri nonni avesse potuto tornare in vita e fare un viaggio nel tempo a Pechino, oggi, probabilmente avrebbe pensato di essere stato rispedito nel passato, invece che nel futuro.
Invece, per Xi Jinping e i suoi, la festa di oggi è il presente della Cina odierna, potente e prepotente, dilagante e onnipresente, assertiva e volitiva: il Paese della nuova "via cinese al socialismo" oppure, se preferite, quella di questo inedito, spiazzante e sconcertante "Comunismo 2.0". La Cina di Xi, appunto.
E sempre lui è stato il protagonista indiscusso, ancora una volta, di questa giornata storica per l'enorme Regno del Dragone. Dal palco, le ha cantate un po' a tutti, parlando "al popolo", ma in realtà rivolgendosi ai potenti del Pianeta. "Siete avvertiti", ha detto in pratica un esplosivo Xi dal palco di Piazza Tienanmen, interrotto più volte da una vera e propria standing ovation delle migliaia di persone presenti: "Il popolo cinese non ha mai maltrattato, oppresso o reso schiavo i popoli di altri paesi, non in passato, non ora e non in futuro", ha detto, "allo stesso tempo, il popolo cinese non permetterà mai alle forze straniere di prevaricare, opprimerci o schiavizzarci", ha aggiunto.
"Chiunque nutre illusioni di farlo, si spaccherà la testa e verserà sangue sulla Grande Muraglia di acciaio costruita con la carne e il sangue di 1,4 miliardi di cinesi". L'era della Cina "macellata e vittima di bullismo è finita per sempre" e il PCC è "indispensabile ad attuare la svolta" dopo "un secolo di umiliazioni", tra invasioni imperiali e conflitti interni. "Solo il socialismo può salvare la Cina, e solo il socialismo con caratteristiche cinesi può sviluppare la Cina", ha continuato Xi "Il popolo cinese, non è stato soltanto in grado di distruggere il vecchio mondo, ma ha anche dimostrato di poterne costruire uno nuovo".
"Per 100 anni il Partito Comunista Cinese ha guidato il popolo cinese in ogni lotta, ogni sacrificio, ogni innovazione", ha concluso il Presidente-a vita-Imperatore, tra l'isteria urlante dei presenti, mentre la gente scandiva slogan che celebravano la leadership del partito gridando: "Ascolta la festa, sii grato alla festa e segui la festa", oppure "Che la festa stia tranquilla, io sono con il Paese forte!"
Sguardi al passato e magari scuse per gli orrori del Maoismo, le brutalità della Rivoluzione Culturale, le violenze delle Guardie Rosse o le centinaia di milioni di morti per fame durante il folle "Grande Balzo in avanti "voluto da Mao? Niente di tutto questo. Dal discorso di Xi è sembrato che nei cento anni di comunismo appena passati, in Cina sia successo poco o niente. almeno fino a quando, nel 2012, non è arrivato lui, e con lui, sotto la guida ferma del suo pugno di ferro, il comunismo cinese, moderno, proiettato verso il futuro e – soprattutto – invincibile, è nato.
Celebrazioni "moderne", quelle odierne, del resto, bisogna riconoscerlo, se si eccettua la gonna, dalla foggia decisamente "retro" che non sarebbe sembrata fuori luogo negli anni '50, indossata dalle ragazzine che si esibivano coordinate in piazza con le loro polo verde lime, arancione pallido o rosso vivo. Inoltre l'evento si è sviluppato senza, per esempio, alcuna parata militare (forse perché avrebbe fatto tanto "Unione Sovietica?), come invece era accaduto nel 2019, per le celebrazioni del 70° anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese. Ma i militari hanno comunque fatto da sfondo. Squadriglie di elicotteri hanno sorvolato il palco di Xi, trainando striscioni rossi e formando la cifra 100, seguiti da aerei da combattimento, incluso il jet da battaglia più avanzato del paese, il J-20.
Alcuni agenti di polizia stazionavano intorno alla piazza, che era chiusa al traffico, ma nell'insieme la sicurezza è stato per lo più discreta, tecnologicamente avanzata – come piace, del resto, a questa nuova Cina leader nell'Intelligenza artificiale, vera "dittatura della sorveglianza" - con numerose telecamere appollaiate come grossi piccioni hi-tech su quasi ogni palo disponibile. Le precauzioni per il coronavirus sono state messe abbastanza da parte per un evento che – pur se ha attirato molte migliaia di persone - si è svolto comunque interamente all'aperto nell'immensa Piazza Tiananmen. Qualcuno ha notato che le sedie pieghevoli gialle e arancioni nell'area principale della piazza non erano abbastanza distanziate, ma comunque separate: mezzo metro, circa, tra l'una e l'altra. Per l'élite privilegiata del Partito Comunista, c'erano sedie rosse riservate, montate su spalti sopraelevati per consentire la migliore visuale possibile della cerimonia, nella parte anteriore della piazza in mezzo alla quale campeggiava – più che mai – il grande ritratto di Mao.
La banda militare di ottoni ha suonato canzoni patriottiche, cantate da un coro di giovani, mentre la guardia d'onore militare brandiva orgogliosamente la bandiera rossa con la falce e il martello. Giovani e file di partecipanti dietro di loro hanno sventolato piccole bandiere rosse del Partito Comunista, tutto organizzato secondo un'attenta coreografia.
Il discorso di Xi, assertivo e dal tono deciso, come si è visto, ha raggiunto punte di vera e propria aggressività quando ha affrontato il tema caldo per eccellenza: Taiwan. "Risolvere la questione di Taiwan e realizzare la completa riunificazione della madrepatria sono i compiti storici incrollabili del Partito Comunista Cinese e l'aspirazione comune di tutto il popolo cinese", ha detto senza mezzi termini Xi, promettendo di "contrastare qualsiasi mossa per spingere Taiwan verso la piena indipendenza". E pronta è arrivata la reazione del Consiglio per gli affari continentali di Taiwan, che con parole forti ha risposto attraverso una dichiarazione, dove invita Pechino a rispettare i diritti umani e a cessare il suo comportamento "prepotente": "Democrazia, libertà, diritti umani e stato di diritto sono i valori fondamentali della società di Taiwan", si legge nella nota . "C'è una grande differenza sistemica con la dittatura dall'altra parte dello stretto".
Sebbene alcuni personaggi politici di Taiwan amici di Pechino abbiano inviato lettere di congratulazioni al Partito prima del centenario, la maggior parte dei taiwanesi ha scarso interesse per l'unificazione sotto una Cina governata dai comunisti, alla quale ancora in molti si riferiscono etichettando i leader del partito come "banditi comunisti". E certamente avrà fatto infuriare Pechino l'incontro che, proprio Ieri, alla vigilia del centenario, hanno avuto gli Stati Uniti e Taiwan, durante il quale hanno deciso di rilanciare i regolari colloqui commerciali e di investimento. I funzionari taiwanesi sperano che legami economici più stretti con gli Stati Uniti aiutino a isolare ulteriormente l'isola dalle tattiche di pressione di Pechino. C'è anche un forte sostegno bilaterale a Washington per rafforzare i legami con Taiwan, sia per fare leva su Pechino che per l'accesso al mercato dell'isola democratica, inclusa la sua preziosa industria di chip a semiconduttori.
La volontà – esternata con toni sempre più aggressivi – alla riunificazione forzata con "l'isola ribelle", resta la principale preoccupazione di Pechino, avendo ormai neutralizzato, a suon di repressione, arresti, leggi speciali e controllo di polizia, ogni residua velleità democratica nell'ormai ex spina nel fianco di Xi e i suoi, Hong Kong. Nell'antica colonia britannica, la giornata odierna – "funestata", secondo il sentimento diffuso tra la maggioranza della popolazione, dalle tre celebrazioni concomitanti, quella dei 100 anni del PCC, dei 24 anni del ritorno sotto la Cina e quella del primo anno sotto il giogo della legge liberticida della "Sicurezza Nazionale" – è passata finora tranquilla, anche perché la città da ieri è stata letteralmente "blindata" da oltre 10.000 tra poliziotti e guardie di sicurezza, per impedire ogni velleità di protesta.
Mentre Xi e i suoi festeggiano a Pechino le glorie del Comunismo, però, la reputazione internazionale della Cina precipita sempre più in basso. La grande maggioranza nei paesi del Nord America, Europa e Asia ha opinioni sfavorevoli sulla Cina, secondo il sondaggio del Pew Research Service: '88% in Giappone, l′80% in Svezia e il 76% negli Stati Uniti.
Dei 17, tra Paesi e territori, interessati dal sondaggio, la maggioranza degli intervistati ha espresso opinioni favorevoli sulla Cina solo in due: Grecia, al 52 percento, e Singapore, al 64 percento. Ma anche in questi due paesi, la maggioranza ha convenuto in modo schiacciante che la Cina non rispetta le libertà personali del proprio popolo. Le opinioni negative sulla Cina sono ora vicine ai massimi storici, anche se la percezione su come la Cina ha gestito la pandemia di coronavirus è migliorata dallo scorso anno. Ciò sembra riflettere i suoi successi nel contenere la crisi, anche se alcune delle nazioni del sondaggio hanno fortemente criticato la Cina anche su questo punto, per esempio gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. I risultati del sondaggio suggeriscono che il comportamento economico e diplomatico di Pechino – la diplomazia "aggressiva" cosiddetta dei "Wolf warrior – i Lupi guerrieri" - degli ultimi ann,i ha giocato un ruolo decisivo nel rafforzare le opinioni negative. La repressione a Hong Kong e nello Xinjiang, ad esempio, ha suscitato una diffusa condanna. Paesi come l'Australia hanno anche dovuto affrontare la coercizione economica da parte del Dragone, dopo averne criticato le azioni specialmente in riferimento alla pandemia e alla volontà cinese di nascondere la verità sulle origini. Di conseguenza, il 78 percento degli australiani ora ha una visione sfavorevole, rispetto al 32 percento del 2017. Solo poche settimane fa, Xi Jinping aveva esortato i leader del partito a "sforzarsi di creare un'immagine credibile, amabile e rispettabile della Cina": il sondaggio dimostra che, per la Cina, ottenere questo risultato rappresenta una sfida per ora ancora in salita: in tutti i paesi tranne Singapore, la stragrande maggioranza ha dichiarato di avere poca o nessuna fiducia nella gestione degli affari mondiali da parte di Xi.
Comunque, i dolori del non più giovane Xi, sembra non si debbano estendere al consenso interno, visto che – censura e controllo pervasivo dell'informazione e di internet a parte – la maggioranza dei cinesi sembra credere nelle sue parole e nelle sue ricette politiche. "Finché il Partito continuerà ad assicurarci prosperità e miglioramento diffuso della ricchezza e delle condizioni di vita" – pensa la maggioranza dei cinesi – "a noi il Comunismo, e il Partito, sta bene così".
In tutta la capitale, i festeggiamenti – e il discorso di Xi Jinping – sono stati trasmessi su grandi schermi all'aperto, mentre sui social media cinesi, che sono strettamente controllati dai censori ufficiali, in molti hanno festeggiato facendo circolare meme ed emoji - il rosso è il colore dominante - e pubblicando fotografie di torte per il centesimo compleanno del Partito.
Nell'esclusivo quartiere di Sanlitun a Pechino, una lunga fila di persone si è messa pazientemente in fila per visitare una mostra che descriveva i successi cinesi nel corso degli anni. L'esposizione include un vecchio televisore che trasmette il discorso in cui Mao Zedong dichiarava la fondazione della Repubblica popolare cinese. In un'ultima stanza, dove i visitatori potevano lasciare messaggi su foglietti adesivi, molti hanno ripreso il tema più aggressivo del discorso di Xi all'inizio della giornata, scrivendo: "2025, Unifica Taiwan", ha scritto qualcuno, mentre un altro, si è spinto oltre, manifestando ottimismo sul punto: "2022, Unifica Taiwan". In mostra anche fotografie che mostrano gli straordinari successi tecnologici della Cina del Terzo Millennio, dalle ferrovie ad alta velocità al programma spaziale del paese.
Molte le foto scattate dal rover cinese, atterrato da poco sul Pianeta Rosso, dove Xi Jinping è sicuro di riuscire a piantare la bandiera rossa prima di quella a stelle e strisce.
Per fortuna che laggiù – a meno che i cinesi non siano in possesso di informazioni sui marziani che a noi occidentali sfuggono – non troverà nessuno a cui proporre la sua nuova "via cinese al socialismo" e "le meravigliose sorti, e progressive" del Comunismo cinese.