"I numeri e le tendenze attuali indicano che Long Covid è il prossimo disastro per la salute pubblica in futuro" per gli Stati Uniti. I Centers for Disease Control and Prevention (CDC) stimano infatti che oltre 114 milioni di americani siano stati infettati dal Covid-19 fino a marzo 2021 e "possiamo stimare almeno 15 milioni di casi di Long Covid derivanti da questa pandemia".
A scriverlo sono gli autori di un articolo pubblicato sul New England Journal of medicine (Nejm), sottolineando che questi pazienti "dovranno affrontare un'esperienza difficile e tortuosa con il sistema sanitario, alla luce della condizione clinica complessa e ambigua".
Il Long Covid non è una condizione per la quale attualmente siano disponibili test diagnostici oggettivi o biomarcatori come avviene per altre condizioni causate dal Sars-Cov-2, ad esempio: coaguli di sangue, miocardite, malattia infiammatoria multisistemica, polmonite. Piuttosto, consiste in una serie di sintomi che possono durare mesi e possono interessare un certo numero di organi e spesso peggiorano dopo l'attività fisica o mentale. Anche la fisiopatologia è sconosciuta: non mancano ipotesi, tutte plausibili ma prive di prove, che coinvolgono virus vivi persistenti, sequele autoimmuni o infiammatorie. "Per capire perché il Long Covid rappresenti una catastrofe incombente, basta guardare simili sindromi post-infettive", come quella causata dal virus di Epstein-Barr "che potrebbero prefigurare la sofferenza dei pazienti nei mesi successivi all'infezione", scrivono gli autori del Covid Collaborative Usa e della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston. Il long Covid è stato trattato "come un nuovo fenomeno inaspettato.
Ma non lo è. Altrettanto sorprendente è stata la difficoltà della comunità medica nel riconoscerlo come una sindrome legittima che merita un'indagine un'approfondita". A causa della mancanza di supporto, sono nati tra questi pazienti, che hanno un'età media di 40 anni, molti gruppi di supporto online, che contano centinaia di migliaia di adesioni.
Il Long Covid non è una condizione per la quale attualmente siano disponibili test diagnostici oggettivi o biomarcatori come avviene per altre condizioni causate dal Sars-Cov-2, ad esempio: coaguli di sangue, miocardite, malattia infiammatoria multisistemica, polmonite. Piuttosto, consiste in una serie di sintomi che possono durare mesi e possono interessare un certo numero di organi e spesso peggiorano dopo l'attività fisica o mentale. Anche la fisiopatologia è sconosciuta: non mancano ipotesi, tutte plausibili ma prive di prove, che coinvolgono virus vivi persistenti, sequele autoimmuni o infiammatorie. "Per capire perché il Long Covid rappresenti una catastrofe incombente, basta guardare simili sindromi post-infettive", come quella causata dal virus di Epstein-Barr "che potrebbero prefigurare la sofferenza dei pazienti nei mesi successivi all'infezione", scrivono gli autori del Covid Collaborative Usa e della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston. Il long Covid è stato trattato "come un nuovo fenomeno inaspettato.
Ma non lo è. Altrettanto sorprendente è stata la difficoltà della comunità medica nel riconoscerlo come una sindrome legittima che merita un'indagine un'approfondita". A causa della mancanza di supporto, sono nati tra questi pazienti, che hanno un'età media di 40 anni, molti gruppi di supporto online, che contano centinaia di migliaia di adesioni.