De profundis clamavi ad te, Domine: Domine exaudi vocem meam. Queste sono le prime due righe del Salmo che si recita durante la liturgia dei defunti. Traduciamolo con la “d” minuscola, per applicarlo a quando succederà alle comunità italiane all’estero e rivolgendoci a ben altro tipo di potere decisionale.
“Dalle profondità dello sconforto e dell’avvilimento” ci rivolgiamo a te Giggino Di Maio, Benedetto (da chi? non si sa) Della Vedova, lider maximus Luigi Maria dei Vignali o Vignaiuoli del ‘500, nonché Mario ammaestratore dei Draghi europo-unionisti.
Leviamo la nostra voce anche a voi traballanti-urlanti-accomodant
Chiediamo a tutti voi: perché volete distruggere l’impianto della rappresentanza degli italiani all’estero? Che male vi hanno fatto gli emigrati, aulici o normali che siano, che vi ostinate a definire “Ambasciatori d’Italia ”, ostracizzati prima di tutto proprio dai diplomatici e dagli ambasciatori veri, quelli che un tempo si mettevano le feluche con la piuma per presentare le credenziali al Paese dove dovevano operare? Per secoli gli emigrati hanno continuato ad amare l’Italia, a mantenere l’identità italiana, a importare nei luoghi di residenza quanto rimpiangevano della Patria lontana, vale a dire quasi tutto. Si sono dissanguati per ricostruire l’Italia e mantenere i parenti dopo le devastazioni delle due Guerre Mondiali. Più di recente, oltre ai transfughi per bisogno, i più o meno giovani si sono sradicati da una realtà clientelare, che non dava speranze di carriera e sopravvivenza, per andare a popolare il mondo internazionale della scienza, dell’arte, di tutto quanto rappresenta creatività e bellezza, riempiendo i dizionari stranieri di vocaboli italiani e vincendo qua e là Premi Nobel e loro equivalenti, compreso il premio (non assegnato) alla dignità civile. Perché volete negare a questo popolo di ormai 8 milioni di cittadini (fra iscritti e non iscritti all’AIRE) e 150 milioni di italici il diritto di scegliere propri rappresentanti in quantità e con poteri non ridicoli?
Ricapitoliamo insieme quest’ultima “Cronaca di una morte annunciata”. L’inizio della fine è datato 8 ottobre 2019, quando la Camera approva a maggioranza bulgara con 553 voti la modifica costituzionale che riduce la riserva indiana dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, già indegnamente e illegittimamente al di sotto del rapporto proporzionale elettori-eletto, a un totale di 12, cioè 8 deputati e 4 senatori. Il 20-21 settembre del 2020 si tiene il referendum confermativo su tali modifiche degli artt. 56, 57 e 59 della Costituzione. In Italia partecipa il 51.12% dell’elettorato, all’estero il 23.30% per un totale di 53.84% dell’intero corpo elettorale. In Italia il 69.96% dei votanti approva, all’estero il 78.24% dice sì, con la punta massima di un 81.43% nella ripartizione America settentrionale e centrale. Ovviamente capiamo tutti che questi ultimi risultati equivalgono a una durissima pagella del più che deludente lavoro degli eletti all’estero nel 2018. Gravemente menomato in questo modo il vertice della piramide della rappresentanza, MAECI & Company passano alla distruzione degli altri due livelli. L’ostinazione a indire le elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es. il 3 settembre di quest’anno, con termine ultimo il 3 dicembre per la restituzione dei plichi, è una sfida perfino all’intelligenza di un ectoplasma in una seduta spiritica, visto che mezzo mondo è ancora in preda alla pandemia, che rialza la testa dappertutto con la variante Delta. Le esotiche cutrettole parlamentari cinguettano: “Bisogna andare alle elezioni nei tempi stabiliti”, facendo da cassa di risonanza al lavaggio del cervello che hanno subìto negli innumerevoli incontri con i volponi della Farnesina. Questi incontri servono soltanto a farsi indottrinare e a fornire la base di continui comunicati alle agenzie dell’emigrazione sul nulla di fatto. Secondo il Ministero degli esteri, invece, si va a un rinnovo salvifico di Com.It.Es. e CGIE, in cui alla vecchia guardia si sostituirà, per miracolo divino, il mondo dei giovani, degli imprenditori e delle donne non meglio specificate. Peccato che le attuali leggi istitutive dei due organismi siano datate 2003 per i Com.It.Es. e 1998 per il CGIE. Per quanto riguarda gli attuali tempi della storia ciò vale a dire che stiamo parlando di residui fossili. Chi sta cercando di costruire liste elettorali per il rinnovo dei Comitati degli italiani all’estero conferma che molti candidati validi, inizialmente interessati, appena letti questi dinosauri legislativi ritrattano la loro accettazione. In verità, in questo suo ultimo mandato il CGIE ce l’ha messa tutta per sanare la situazione. Ha interpellato il mondo dell’emigrazione, sui cui suggerimenti ha basato, prodotto, dibattuto e approvato, nel lontano novembre 2017, le proposte di modifica delle due leggi istitutive. Gli incartamenti – inviati con la cadenza di un inarrestabile stillicidio a tutti i parlamentari di Camera e Senato – hanno raccolto la polvere degli anni nei cassetti di Montecitorio e Palazzo Madama fino a qualche settimana fa. Un tardo risveglio primaveril-estivo, datato giugno 2021, ha visto la corsa a mettere il proprio nome su quelle e altre proposte non ancora incardinate né calendarizzate nemmeno per il dibattito nelle Commissioni competenti. Augurarsi che ci sia il tempo di approvarle prima delle elezioni per il rinnovo è credere che tutti gli elefanti del mondo possano sollevarsi da terra e volare come Dumbo. E tuttavia il peggio non sta nemmeno qui, ma nel garantire le condizioni della partecipazione di quasi 5 milioni di cittadini che, per poter votare, contro qualsiasi dettame costituzionale, sono costretti a registrarsi al voto presso le sedi diplomatico-consolari. La campana a martello sulle rappresentanze di base e intermedia è proprio questa: i servizi consolari, già allo sfacelo prima del COVID, sono ora totalmente in ginocchio; il tanto sbandierato FastIt non funziona ed è molto più complicato di un invio per e-mail; la campagna di comunicazione del MAECI sembra limitata a chi ha un indirizzo e-mail in possesso dell’ufficio di turno; e il messaggio sui social è talmente confuso e non informativo che chi non sa cosa sono i Com.It.Es. e qual è lo scadenzario sull’iter che conduce alle consultazioni non può capirlo dai testi pubblicati su Facebook e altri, ma non ancora presenti su troppi siti di consolati e ambasciate nel mondo. Infine, i fondi allocati alle consultazioni possono garantire al massimo la partecipazione del 2 o 3% degli aventi diritto e ciò delegittimerà definitivamente gli eligendi Com.It.Es. trasformandoli in un giocattolo di facciata, da mostrare in alcune cerimonie, pur impedendogli di operare. C’è ancora il tempo necessario per proteggere l’Italia dal totale disgusto dei suoi figli all’estero: basta rinviare le elezioni alla primavera dell’anno prossimo e nel frattempo approvare, a tamburo battente, le riforme delle leggi istitutive. A buoni intenditori poche parole.
Carlo Cattaneo (1801 – 1869)