DI MATTEO FORCINITI
C’è chi ha messo lo spumante in frigo la mattina presto, chi ha appeso il tricolore con la speranza di tornare a celebrare una vittoria tanto attesa e chi ha sofferto e gioito su WhatsApp collegandosi con l’Italia. Abbracci e lacrime, siamo campioni d’Europa! Il trionfo azzurro di Wembley ha regalato una gioia indimenticabile anche agli italiani all’estero, così lontani e così vicini con il cuore dalla loro terra che spesso li dimentica e li umilia.
In Uruguay -a Montevideo come nell’interno- è stato un pomeriggio di grande passione davanti al televisore vissuto con tutta quella energia che solo il calcio riesce a regalare. Dopo le cocenti delusioni degli scorsi anni la nazionale ha finalmente sanato la ferita tornando nel posto dove merita di stare, tornando grande. Ci credevano in pochissimi all’inizio di questa avventura finita in gloria tra le manoni Gigio Donnarumma. Una squadra nata dalle macerie che è riuscita a fare il miracolo.
“Wembleyazo” è stato il titolo in prima pagina del giornale spagnolo “Marca” -e ripreso da molti- che racchiude in una sola parola l’impresa italiana rifacendosi al leggendario “Maracanazo”, il successo dell’Uruguay in casa del Brasile ai Mondiali del 1950. Le differenze tra i due eventi sono notevoli e i paragoni sono fuorvianti ma resta il fatto che si è trattato di una vittoria epica in uno stadio mitico accompagnato dal dramma dei padroni di casa che cantavano già vittoria dopo il gol iniziale convinti che il calcio sarebbe tornato lì da loro, nel posto in cui nacque tanto tempo fa prima di prendere altre strade.
Spirito di gruppo, sacrificio, impegno, gioco di squadra: fedele alla sua tradizione, la nazionale ha saputo raccogliere intorno a sé il meglio di un paese profondamente diviso, spaccato e litigioso che aveva bisogno di un momento di felicità dopo il brutto periodo vissuto. Queste qualità degli azzurri sono conosciute e apprezzate in tutto il mondo ma trovano proprio qui in Sud America trovano terreno fertile dovuto a una stessa filosofia di vita e un amore profondo, un legame indissolubile che trova nel calcio una delle sue massime espressioni. Sono state notti magiche (o sarebbe meglio dire pomeriggi, per il fuso orario) anche qui come recita una delle canzoni italiane più famose da queste parti capace di trasmettere carica e sentimento.
La partita in Uruguay è stata vissuta prevalentemente in famiglia (e virtualmente sui social) anche per via della concomitanza con la festa del papà che ha addolcito la giornata. La famiglia è il luogo simbolico proprio perché rappresenta il fulcro di quell’italianità che continua a mantenersi generazione dopo generazione.
Molti non avevano mai visto un trionfo azzurro in Europa dato che l’ultima volta fu nel lontano 1968. Fresco è invece il ricordo del 2006 e, più indietro nel tempo, per chi c’era nel 1982. La serata di Wembley ci ha regalato una nuova emozione, una nuova gioia esplosiva arrivata anche in Uruguay.