Tredici novembre 2017, 11 luglio 2021. E' racchiusa tra queste due date - dall'umiliante 0-0 di San Siro con la Svezia che negò all'Italia il mondiale in Russia, alla esaltante vittoria dell'Europeo in casa dell'Inghilterra - la rivoluzione che la nazionale ha saputo portare al suo interno, rinnovandosi grazie ad un mix di programmazione e sperimentazione.
Ingredienti esaltati dal lavoro di Roberto Mancini, ct dal maggio 2018 e fresco di rinnovo fino al 2026. "Resto in azzurro per vincere, e velocemente" aveva detto due mesi fa, apponendo la firma sul prolungamento del contratto. E' stato di parola, assemblando una squadra che magari non brilla per fuoriclasse, ma è bella da vedere, con un gioco moderno, capace di soffrire ed esaltarsi, mai rassegnata o preda del vittimismo. Un gruppo che aveva saputo riaccendere l'amore dei tifosi già prima del successo di Wembley. E che guarda gia' al futuro, in cerca di nomi nuovi, come RASPADORI.
Se infatti 'il rinascimento azzurro' - come titola lo spagnolo Marca - è compiuto, ora all'orizzonte si intravede un 2022 che potrebbe rivelarsi addirittura straordinario. Il Covid ha stravolto i calendari e si profila un'accoppiata Europeo-Mondiale (in Qatar, per la prima volta tra novembre e dicembre) ravvicinata come mai è accaduto in passato, dove l'Italia potrà presentarsi da Campione continentale, sempre che Wembley non sia vissuto come l'apice di un ciclo, ma come tappa sul percorso di un'ulteriore crescita. L'estate sarà senza azzurri fino al 2 settembre, quando contro la Bulgaria l'Italia riprenderà il cammino delle qualificazioni. Il 6 ottobre, a Milano, è in programma la semifinale di Nations League con la Spagna, occasione di nuovi innesti.
Che sviluppi ci si può attendere da qui all'inverno 2022? L'Europeo ha detto chiaramente punti di forza e punti deboli di questa nazionale: una difesa solida ma avanti con l'eta', un centrocampo dai piedi buoni ma in cerca di ricambi, un attacco col rebus centravanti. Nei suoi tre anni da ct Mancini non ha mai guardato ai nomi, preferendo scoprire il talento li' dove Il reparto nevralgico e' il centrocampo. Mancini si augura di recuperare Lorenzo PELLEGRINI, che un infortunio muscolare ha privato dell'Europeo e, soprattutto, di sciogliere l'incognita Nicolò ZANIOLO. Il romanista, reduce da un doppio, grave, infortunio ai legamenti delle ginocchia, è ormai tornato ad allenarsi. Il ct crede in lui, tanto da averlo convocato ancor prima che esordisse in serie A.
Un altro giocatore da 'recuperare' e' SENSI, troppo spesso fermato dagli infortuni: l'interista e' la naturale alternativa a JORGINHO, giocatore chiave ma costretto a un tour de force difficile da ripetere. Tra i giovani, occhi puntati su ROVELLA
Un po' meno rosea la situazione in difesa, portiere a parte come ha dimostrato DONNARUMMA, ultimo frutto di una lunga tradizione di grandi numero 1. In Qatar potrebbe non esserci più capitan CHIELLINI (anche se le vittorie allungano la vita sportiva) e BONUCCI non è più un ragazzino. I due insieme sommano 70 primavere ed un carico di carisma ed esperienza che non sarà facile rimpiazzare. Sotto la loro ala crescono giovani come BASTONI, gia' solido in personalita', e MANCINI.
Capitolo terzini: DI LORENZO, partito dalla panchina, ha dimostrato di avere la personalità per meritare il posto da titolare. Manca un vice SPINAZZOLA, ovvero un esterno in grado di dare sprint con le sue accelerazioni. In questo senso il nome giusto potrebbe essere LAZZARI.
Ma il reparto dove più si sente la mancanza di un talento è l'attacco. Il ct spera che la prossima stagione gli dia l'occasione di scoprire un giocatore adatto alla sua visione di gioco o, in assenza, una nuova soluzione, vedi l'intuizione del falso nueve utilizzata in finale. IMMOBILE ha vissuto un Europeo difficile, e BELOTTI non ha convinto quando e' stato chiamato in causa. Se si parla di centravanti d'area, l'unico ad aver mosso sogni azzurri è SCAMACCA; se invece il ct cerchera' un attaccantge diverso, ecco RASPADORI. In attesa di scoprire se questa pepita esiste (magari proprio con il recupero di Zaniolo) una certezza c'è: l'Italia è tornata al tavolo delle grandi. Ora deve lavorare per avvicinarle ancora.