Di STEFANO CASINI

Caro Direttore, Voglio segnalarti che Fabrizio D’Alessandro, giovanissimo Professore d’Italiano mi ha invitato ad una cena all’Associazione Calabrese e come piatto principale c’era il risotto alla milanese. Ogni martedì, Fabrizio riunisce i propri alunni per fare lezioni molto speciali. É tanto giovane (21 anni) che gli da un po’ di vergogna fare il Professore d’Italiano. É nipote, dai 4 lati, di calabresi e già da bambino parlava con nonni e genitori in dialetto a casa. Ha studiato alla Scuola Italiana e, nel 2016, è andato in Italia per fare un corso di Lingua e Cultura Italiana all’Università di Camerino, nelle Marche. La sua passione per la nostra lingua lo ha spinto a continuare a studiare e si sta per laureare, come insegnante di Italiano all’IPA (Instituto de Profesores Artigas), l’unico ente nazionale a consegnare un autentico titolo di Professore. Da quando la Sra Filomena Corrado in Nocito è Presidente dell’Associazione Calabrese (è stato molti anni Presidente anche Papá Eugenio) è cambiato un po’ tutto. Non è un segreto che la famiglia Nocito, da molti anni, fa parte del Consiglio Direttivo. É una famiglia coesa, compatta, di fortissime tradizioni italo-calabresi e ha trasformato letteralmente il sodalizio facendo partecipare i più giovani, dando loro quel senso di appartenenza, esempio di cui ha tanto bisogno la nostra comunità. Da questo gruppo di giovani sono nati, suo figlio Nicola Nocito, un po’ il lider giovanile, Ignazio Palermo (figlio di Renato) e Fabrizio D’Alessandro, questo ragazzo umile e grande lavoratore, che dedica buona parte della sua vita allo studio dell’Italiano e all’Associazione. “Quando sono arrivato all’Associazione c’erano 3 allievi, ora sono 70 e questa per me è un’enorme soddisfazione. Fin da quando sono arrivato a questa associazione nel 2018, ho sempre voluto dare lezioni di italiano – ci dice Fabrizio – e per me la lingua italiana è una vera passione.” Parla un italiano fluidissimo, tant’é vero che sembra nato in Italia, con un leggero accento del nord, anche se parla perfettamente anche il dialetto calabrese. L’iniziativa di far lezioni di italiano con una metodologia diversa è stata tutta sua. “Fin dal principio ho sempre voluto insegnare di forma un po’ diversa, con metodologie didattiche differenti a quelle che fanno altri professori. Son sicuro che magari che, se un ragazzo impara che “el arroz” è il riso e lo vede elaborare come lo facciamo noi italiani, sente meglio i sapori, anche perchè, mentre elaboro il piatto, spiego come e quando si mettono gli ingredienti che ci vogliono per fare, per esempio, un risotto alla milanese. C’è un gruppo grande, la maggior parte hanno più di 50 anni, ma ci sono anche tanti giovani.” Fabrizio è semplicemente una pedina importante di una nuova realtá dell’Associazione Calabrese che, con ogni mezzo, ma soprattutto con tanti giovani, sta rinascendo. Vediamo che, negli ultimi 20 anni, le nostre associazioni, eccetto 3 o 4, stanno scomparendo perchè non son riuscite a sensibilizzare i più giovani, dar loro un senso chiaro di appartenenza o far loro parlare la nostra lingua. Sicuramente se ci sono 130.000 connazionali in Uruguay, che parlino bene l’Italiano, ce ne sará un 3%, ma questi sforzi fatti dalle nuove generazioni, siamo sicuri che potranno far ripartire una nuova collettività italiana, diversa, con altri obiettivi forse, ma sicuramente con quel senso di appartenenza che hanno altre comunità come la spagnola, la libanese o l’armenia. Voglio ringraziare l’Associazione Calabrese per questo invito, questa bellissima iniziativa che è stata anche abbellita dalla presenza del tenore uruguaiano che ha studiato in Italia Miguel Menchaca, anche lui giovanissimo e amante della musica italiana e specialmente napoletana. È una forma di farci sentire orgogliosi di essere italiani.