Prima il Pd, poi il Maie. Se c'è una cosa che non sta mancando, in questi giorni, queste sono le interrogazioni parlamentari all'indirizzo dei rappresentanti del governo italiano (ministro della Salute Roberto Speranza, in primis), per sapere cosa ne sarà degli italiani all'estero già immunizzati oppure vaccinati. Avranno la libertà di tornare a casa, magari anche solo per godersi l'estate, oppure senza il fondamentale “green pass”, il ritorno, per loro, resterà solo un miraggio d'estate? Signori, il fatto è serio. C'è poco da scherzare.
Partiamo dal fatidico “passaporto verde”, rilasciato dalle autorità sanitarie ai cittadini degli Stati Ue che abbiano già effettuato il doppio ciclo di vaccinazione, o che abbiano contratto e dunque sconfitto il Covid, oppure che siano risultati negativi al tampone. Lo speciale “lasciapassare” vale per gli europei. Da Roma a Parigi, passando per Madrid, la questione non si pone. Ma se l’italiano di turno, mettiamo, ha fatto il vaccino a Montevideo oppure a Buenos Aires? Ebbene sì, qui la musica cambia. Anche se in tasca ha un bel passaporto tricolore. Lì, in quei Paesi, non c'è sportello comunitario che tenga in grado di sfornare il famoso e preziosissimo “passi”. E poco importa se si è stati vaccinati magari con lo stesso siero inoculato a Milano o a Napoli! Hai voglia, in casi del genere, a disfare le valigie!! A meno di non volersi trasferire tutti quanti…in Friuli Venezia Giulia!!
Perché sì, qui veramente c'è da perdere il senno. Seguiteci. In quel lembo di provincia del Nord Est, infatti, i dipartimenti di prevenzione, dietro via libera della Regione, stanno mostrando più oculatezza, ma anche senso pratico, registrando, come vaccinati a tutti gli effetti, anche quegli italiani che si sono immunizzati all'estero con i vaccini russi e cinesi: stiamo parlando di Sputnik e Sinovac, “farmaci” che non sono stati autorizzati dalle agenzie del farmaco italiana ed europea. Un plauso al coraggio friulano, dunque, indicato come modello da seguire? Macché.
Il ministero della Salute non ha validato alcunché e dunque, per questo popolo tricolore, per ora, niente green pass! Insomma, qualora non lo si fosse capito, ci troviamo al cospetto del classico “via libera” (a metà) all'italiana. E la confusione aumenta. Dal canto suo, il ministero della Salute ha annunciato, per fine luglio, una soluzione definitiva uniforme per il rilascio della certificazione ai cittadini italiani vaccinati all'estero. A tutt'oggi, lo ricordiamo, nel caso in cui il vaccino sia avvenuto in uno stato comunitario, la certificazione è valida fino al 12 agosto. Ma per quelli che si sono “immunizzati” oltre i confini della Ue e/o con sieri non riconosciuti? Nessuna risposta. \E intanto l'estate è già al giro di boa. Pensate sia finita qui? Piano. Nel limbo sono finiti anche i volontari della sperimentazione Reithera, immunizzati con il vaccino italiano all'ospedale di Cattinara: hanno gli anticorpi ma non possono avere il green pass!! Perché Reithera è ancora in fase di sperimentazione e dunque non è stato approvato dall’agenzia del farmaco. Caos che si aggiunge a caos. Ministro Speranza, se c’è, batta un colpo.