Da Sangineto (Cosenza) a Montevideo è stato un viaggio molto lungo quello che ha dovuto affrontare Gino Cetraro sessant'anni fa. Questa è una delle tante storie di emigrazione italiana in Uruguay che oggi però ha un sapore speciale, significativo e -soprattutto- unico.
Alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Tokio il portabandiera dell'Uruguay è stato Bruno Cetraro, uno uno degli 11 atleti che stanno rappresentando il paese sudamericano in questi Giochi anomali caratterizzati dall'emergenza sanitaria e senza pubblico.
Guardando la cerimonia in televisione il nonno Gino non è riuscito a trattenere le lacrime, troppo forti sono stati i ricordi nel vedere il nipote rappresentare la sua seconda patria: "Non è facile descrivere con le parole tutte le sensazioni che ho sentito. In famiglia ci siamo commossi tutti, è stata senza dubbio una gioia indimenticabile, un'emozione unica. Sono in Uruguay ormai da tanti anni ma posso dire che questo orgoglio non l'avevo mai sentito in vita mia. È stato meraviglioso, incredibile".
È stata una famiglia numerosa quella costruita da Gino in Uruguay con 6 figli. Da Mario, il terzogenito, nel 1998 è nato Bruno che come tutti i bambini del suo paese ha iniziato a fare sport tirando calci a un pallone senza mai però entusiasmarsi del tutto: "A 11 anni il papà, che era comandante della Forza Aerea, lo ha portato a fare canottaggio e da lì è nata una grande passione, un grande impegno che è proseguito nel corso degli anni. Arrivare alle Olimpiadi richiede un grande sacrificio e Bruno ha dimostrato il suo valore vincendo a livello sudamericano. Noi non lo vediamo da tre mesi, per preparare questo grande appuntamento è stato prima in Messico e poi in Spagna. Ci parliamo quasi tutti i giorni, è molto motivato".
Il primo grande successo di Bruno è arrivato ai Giochi Panamericani del 2019 vincendo la medaglia d'oro con altri 3 atleti. Un successo, questo, che però è stato cancellato dal risultato di un test antidoping di uno dei suoi compagni che fin da bambino prendeva un farmaco per curare il deficit di attenzione.
La prima gara alle Olimpiadi di Tokio è andata bene. Nella giornata di sabato Bruno ha gareggiato insieme al suo compagno Felipe Klüver e adesso la coppia si ritrova tra i primi 12 al mondo in attesa della nuova sfida: "Essere già arrivato tra i primi 12 al mondo è un risultato straordinario. La gara è stata vissuta con grande partecipazione da parte di tutti noi. Il papà di Bruno adesso si trova in Congo con le forze armate, da loro erano le 3 di notte e hanno fatto grandi festeggiamenti. I Giochi li stanno seguendo anche in Italia dove vive un altro dei miei figli. Insomma, il tifo per Bruno è diventato internazionale". Anche l'Associazione Calabrese di Montevideo sta seguendo con grande entusiasmo le Olimpiadi dato che Gino è stato uno dei soci fondatori di questo gruppo, uno dei più importanti della collettività italiana.