“Un oro olimpico cambia la vita di un atleta, quello dei 100 metri cambia la sua e quella di altre tre generazioni di suoi eredi”. Gli esperti di marketing sportivo da sempre raccontano questa equazione. Se è fondata lo scoprirà presto Marcell Jacobs, che si ritrova proiettato in un lampo durato 9″80 in una dimensione globale, con tutto quello che comporta sul piano economico. A renderlo ricco non sarà certo il premio di 180mila euro lordi, tassati al 42%, che gli darà il Coni per la vittoria di Tokyo, ma tutto quello che ruota intorno alla sua impresa.
Negli Stati Uniti già quantificano gli effetti immediati del suo successo: un sito specializzato Usa ha infatti calcolato che a breve termine la vittoria nei 100 frutterà a Jacobs, bel personaggio contemporaneo che da subito può avere forte impatto in campi come la moda o la corretta alimentazione, 5 milioni di dollari. D’altra parte, nel giro di una sola notte, ha aumentato da 144mila a 463 mila il numero dei suoi followers su Instagram, che si prevede raggiungano il milione nel giro di pochi giorni.
La gara per antonomasia dei Giochi regala visibilità mondiale a ogni atleta: basti pensare alla ‘production show’, ovvero la presentazione spettacolare dei protagonisti della finale dei 100 nello stadio Olimpico di Tokyo, come fossero eroi. Jacobs ha fatto il resto, sprintando in quel modo e con un tempo ‘alla Bolt’, e adesso è diventato simbolo di velocità ed energia a livello mondiale. Soltanto sulle piattaforme olimpiche in 124 milioni lo hanno visto trionfare: non ci vuole molto a capire cosa significhi questo in termini di valorizzazione del proprio brand, un aumento esponenziale che può muovere a grandi campagne sul mercato mondiale e non su quello molto più angusto nazionale.
A gestire il nuovo fenomeno, se non ci saranno novità, sarà il suo attuale manager Marcello Magnani, che si occupa degli aspetti sportivi e di quelli legati alle partecipazioni ai meeting, mentre a quelli commerciali provvede la Doom Entertainment, agenzia di cui è socio uno che di fenomeni social e influencer se ne intende, ovvero Fedez. La Doom ricerca per i suoi clienti opportunità commerciali, di marketing e sponsorizzazioni ed è facile pensare che per Jacobs non avrà problemi.
Di sicuro aumenterà il suo cachet per partecipare ai vari meeting. Se il fenomenale Usain Bolt chiedeva 300mila dollari di gettone, Jacobs potrà chiederne almeno 150mila, che in eventi come il Golden Gala torneranno indietro, così come succedeva con Bolt, in termini di presenze di spettatori che vorranno assistere dal vivo alle prodezze del re degli sprinter e di Gianmarco Tamberi, un altro che vedrà decollare introiti da sponsor ed ingaggi. E infatti i due in queste ore compaiono assieme in varie storie social, quasi a voler ribadire anche il concetto di “Two is better than one” caro a tanti pubblicitari.
Ma ‘licensing’, marketing, e soprattutto globalizzazione, perché Jacobs non è più un simbolo spendibile solo sul mercato italiano, sono tutti concetti con cui dovrà prendere confidenza.
Solo da un main sponsor (come sono tuttora Gatorade e Hublot per Bolt) e da quello tecnico personale, che per l’azzurro è la Nike, di cui ieri indossava le superscarpe, potrebbe ricavare tre milioni e mezzo di euro all’anno: l’altro sprinter Tortu, ad esempio, ha uno sponsor principale da 200 mila euro all’anno, evidente che Jacobs ora vale molto di più ed ha praticamente decuplicato il suo appeal. In più l’azzurro girerà spot per altri prodotti e farà ‘ospitate’ varie. Certo non raggiungerà i 34 milioni all’anno che, fonte Forbes, guadagnava il giamaicano fino al giorno del ritiro, con clausole legate al rendimento nelle gare (che peraltro ci saranno anche per Jacobs, l’anno prossimo ci sono i mondiali a Eugene), ma l’avvenire pare assicurato.
E godranno dell’effetto traino, non solo in termini di praticanti giovani che sogneranno di emulare il re dei 100, la federazione italiana di atletica e le Fiamme Oro, gruppo sportivo della Polizia: i rispettivi sponsor tecnici, come sono ora Asics e New Balance, presumibilmente dovranno aumentare le cifre che pagano per far sì che Jacobs e compagni indossino ancora indumenti con i loro marchi, ma l’investimento avrà un ritorno di immagine almeno fino a Parigi 2024. Insomma, quella del velocista di Desenzano, è stata un’impresa da cui guadagneranno in tanti. Anche se - come è giusto che sia - il jackpot milionario è tutto suo.