A San Francisco si sta pensando di combattere l’annoso problema del traffico stradale con il metodo del pedaggio per l’ingresso in città. Anziché adottare una tariffa fissa o graduata per livelli di inquinamento (gratis per auto elettriche, sconti per le ibride, tariffa piena per benzina e diesel), la sindaca progressista London Breed vorrebbe applicare anche alla mobilità urbana il criterio dell’imposizione progressiva: se hai dichiarato redditi elevati il sensore che identifica la tua vettura all’ingresso del centro ti farà pagare di più, mentre se sei povero entri gratis, anche se hai un’auto vecchia e la marmitta che sputa fumo. La norma ora all’esame del municipio prevede che chi guadagna più di 100 mila dollari l’anno ne paghi 6,50 ogni volta che entrerà in centro. Sconti per residenti e disabili. Ingresso gratuito per chi ha redditi inferiori ai 46 mila dollari.
L’obiettivo del pedaggio resta quello di spingere i cittadini verso l’elettrico e il car sharing. Ma i politici di San Francisco discutono di congestion pricing dal 2010 e non è detto che questa sia la volta buona: con gli uffici del distretto finanziario ancora in gran parte vuoti, molti temono che il pedaggio vanifichi i tentativi della città di far tornare in sede gli impiegati che ora lavorano in remoto e che davano lavoro a bar, ristoranti e ad altri. Parcheggi compresi.
Una reazione alle diseguaglianze estreme dell’America, particolarmente accentuate nella San Francisco capitale degli imperi digitali, ma anche una scelta poco ecologica e di dubbia efficacia. C’è già chi immagina corse a farsi prestare le vetture di amici al verde. O anche di amici ricchi ma che, giocolieri delle detrazioni, riescono ad azzerare il loro reddito imponibile: abbiamo appena scoperto, grazie a un’inchiesta di ProPublica, che in certi anni perfino Jeff Bezos non ha pagato imposte sul reddito.