Quando vedi un atleta italiano vestire un oro olimpico ti vengono i brividi, ti tocca l'orgoglio, lacrime tricolori ecc. Ma quando l'atleta è nato a pochi chilometri da casa tua, il cuore esplode. E me lo ha fatto esplodere Giamarco Tamberi, nato a Civitanova Marche, a pochi chilometri dalla mia adorata Ancona, il primo giugno del 1992, Specialista da sempre nel salto alto di cui è diventato campione europeo nel 2016, é l'attuale campione olimpico di salto in alto dopo aver raggiunto un accordo con Mutaz Essa Barshim, con cui condivide la medaglia d'oro.

Ai Campionati mondiali di atletica leggera indoor 2016, ha vinto l'oro nel salto in alto, con un salto di 2,36 metri, battendo il britannico Robert Grabarz e l'americano Erik Kynard. Ai Campionati europei di atletica leggera 2016 ha vinto la medaglia d'oro nel salto in alto, saltando 2,32 metri, battendo i britannici Robbie Grabarz (argento) e Chris Baker e il tedesco Eike Onnen, questi ultimi due a pari merito con il bronzo con un salto di 2,29 metri. Il 1 agosto 2021, alle Olimpiadi di Tokyo 2020, ha vinto la medaglia d'oro condivisa con l'atleta del Qatar Mutaz Essa Barshim, con un salto di 2,37. Entrambi gli atleti avevano raggiunto quel punto senza precedenti salti nulli, quindi dopo aver fallito i loro tentativi di 2,39 metri, il giudice del test ha chiesto loro se volevano continuare a saltare per rompere il pareggio. L'alternativa era condividere la medaglia d'oro, che alla fine è stata accettata dai due. Questo risultato non si verificava nell'atletica olimpica dal 1908 ma dimostra che ci sono ancora atleti convinti dei propri limiti e che preferiscono condividere che continuare a provare all'infinito. 

Per un anconetano come me e per tutta l'Associazione Marchigiani nel mondo di Montevideo è un regalo totalmente inaspettato, anche se tutti noi conoscevamo questo prodigio della nostra regione. Con il suo oro e quello dell'italo-americano Marcel Jacobs, l'Italia si piazza oggi all'undicesimo posto nella classifica generale, con giá 28 medaglie ottenute in tutto, un parziale risultato che fa sognare tutti.

LA STORIA DI JACOBS -  "Ho incontrato il padre di Marcell alla [base militare di] Vicenza. Era un soldato dell'esercito americano, avevo 16 anni, lui 18. Ci siamo sposati e ci siamo trasferiti in Texas. Tre anni dopo è nato Marcell, ma 20 giorni dopo suo padre è stato trasferito in Corea del Sud ed era impossibile per me seguirlo. Ho deciso di tornare a casa in Italia. Marcell non aveva nemmeno un mese. Poi è nata la mia sfida. Ero una giovane mamma con un bambino da rilancio e la cosa buona è che tramite lui, da Marcell, ha avuto l'opportunità di vivere una nuova vita". La storia di Marcell Jacobs è la storia di sua madre, Viviana Masini, che parlava con Il Corriere della Sera qualche mese fa. Il nuovo re della velocità, successore di Usain Bolt, l'uomo che, nella finale dei 100 metri, ha restituito all'Europa un titolo che non possedeva dal britannico Allan Wells nel 1980, è quello che è grazie a mamma Masini, di Desenzano, uno splendido paesello sul lago di Garda che ho visitato nel 2002. È anche un velocista grazie a lei. Appassionato di moto fin da bambino, Jacobs voleva dare gas, voleva provare il motocross che già praticavano i suoi zii, ma sua madre era inorridita ed è per questo che si è iscritto a tutti gli sport che esistono. Nuoto, basket... non c'era modo che fosse agganciato a qualcosa finché non provava a correre. Beh, più che correre, volare. E questo gli piaceva. Senza bisogno di un motore, andava davvero forte e così finì al comando di Gianni Lombardi, ancora oggi il suo allenatore.

 STEFANO CASINI