di Matteo Forciniti
Sulla maglia della nazionale di calcio dell'Uruguay ci sono quattro stelle anche se sono solo due i Mondiali ufficiali della Fifa vinti, nel 1930 e nel 1950. Per capire il perché di questa rivendicazione storica bisogna risalire agli anni venti del secolo scorso quando questa piccola nazione sudamericana incastrata tra i giganti dominava il calcio mondiale.
Le Olimpiadi di Parigi del 1924 e quelle di Amsterdam del 1928 videro nel calcio il trionfo indiscusso dell'Uruguay in quelle che sono considerate le due edizioni previe della Coppa del Mondo così come la conosciamo oggi. La stessa Fifa ha riconosciuto in passato il valore di quei Giochi Olimpici come dei Mondiali dilettantistici ma adesso, improvvisamente, sembra aver cambiato idea: il governo del calcio mondiale ha chiesto infatti alla Puma, lo sponsor tecnico della Celeste, di togliere due delle quattro stelle che ci sono sullo stemma.
La richiesta, del tutto inaspettata, ovviamente sta suscitando forte indignazione in un paese in cui il calcio riveste un ruolo determinante nell'identità nazionale. Per l'Uruguay la decisione della Fifa rappresenta un oltraggio alla memoria storica di una gloriosa tradizione calcistica da difendere.
"Stiamo lavorando affinché la Fifa cambi idea o che venga riconosciuta l'idea che i Giochi Olimpici siano considerati come campionati mondiali", ha affermato Jorge Casales, direttore delle competizioni della Auf, la federazione uruguaiana, parlando a Usted qué opina? su Radio Sport 890. "L'Uruguay cercherà di farsi valere con argomenti importanti contro questa decisione. Al momento attuale però siamo propensi alla decisione logistica di modificare le maglie per le prossime partite delle eliminatorie per i mondiali 2022".
Insomma, per il momento vince la Fifa ma da Montevideo si promette battaglia: "Presenteremo documenti per dimostrare che l'Uruguay è stato campione del mondo quattro volte, visto che fino al 1930 non si disputavano i campionati del mondo". A modo di esempio, oltre ai numeri sulla rappresentatività di quelle Olimpiadi, Casales ha citato la vecchia Coppa Intercontinentale: chi l'ha vinta in passato è considerato campione del mondo anche se attualmente esiste il Mondiale per Club.
Ma è giusto esporre sulla maglia le Olimpiadi del '24 e del '28? "Assolutamente sì" risponde Niccolò Mello, esperto di storia del calcio, giornalista de Il Biellese e creatore del sito Gameofgoals.it
"Questa richiesta mi sorprende. Da tempo l'Uruguay sfoggia le 4 stelle, la Fifa lo sa e c'è anche un documento che lo attesta. Bisogna ricordare che quelle due edizioni delle Olimpiadi rappresentano le origini dei Mondiali e favorirono in maniera decisiva la creazione di un torneo internazionale. Questo non può essere ignorato" sostiene Mello, autore, tra gli altri, del libro "Quando il calcio era Celeste. L'Uruguay degli invincibili, la prima squadra che dominò il mondo".
Sono diversi gli argomenti a favore citati dallo scrittore piemontese che vanno dal pubblico raggiunto alla competitività e alla rappresentatività di quei due tornei al centro della disputa: "Il calcio ebbe un successo enorme, straordinario, inaspettato. A partire dalle Olimpiadi del '24 ci fu un boom di spettatori, furono 30mila per il quarto di finale tra Francia e Uruguay e più di 40mila per la finale tra Uruguay e Svizzera. Nel '28 a vedere l'Uruguay allo stadio Olimpico di Amsterdam accorsero oltre 25mila persone già nel primo turno con gli olandesi, numeri poi confermati nei turni successivi. Alla luce di quell'esperienza il presidente della Fifa Jules Rimet si convinse della necessità di creare un mondiale di calcio ad hoc come avvenne nella prima edizione del 1930 organizzata proprio in Uruguay, una conseguenza diretta delle due precedenti Olimpiadi".
Anche il "livello tecnico estremamente alto" va sottolineato "in un'epoca in cui il calcio era totalmente dilettantistico salvo pochissime eccezioni". Ma nonostante questo aspetto, "c'era una grande qualità delle squadre e dei giocatori equivalente a quella di altre edizioni dei Mondiali". Non solo, secondo l'esperto, "il valore competitivo e tecnico del '24 e del '28 fu superiore alle coppe del mondo del '30 e del '50".
Un altro argomento rilevante è la rappresentatività dei continenti in quei due Giochi Olimpici vinti dalla Celeste: "Furono due Olimpiadi aperte a più continenti (Europa, America e Africa) e anche più rappresentativi rispetto ai primi Mondiali. Basta pensare che nel '24 parteciparono anche Egitto e Stati Uniti e poi nel '28 si aggiunsero Argentina, Cile e Messico. I continenti rappresentati quindi erano tre mentre ai Mondiali del '30 e del '50 parteciparono solo due continenti".
Il caso dell'Uruguay è unico e lo dimostra anche la grossa differenza con le Olimpiadi del 1920 vinte dal Belgio. Sulla maglia dei diavoli rossi però non compare alcuna stella e il perché ce lo spiega ancora Mello: "Nel 1920 il valore è ancora molto basso. Ci sono meno squadre, meno giocatori di valore, meno competitività e solo 2 continenti rappresentanti (manca il Sud America). È un torneo ancora minore e con poca presa sul pubblico".
"Le Olimpiadi del '24 e del '28" -conclude il giornalista- "non possono essere considerate coppe del mondo Fifa ma devono essere riconosciute come dei Mondiali ante litteram, come le competizioni che hanno spinto e portato effettivamente il calcio in una nuova dimensione e senza le quali il Mondiale non sarebbe nato come lo conosciamo noi oggi. Io non ci trovo niente di strano, l'Uruguay può sfregiarsi e portare con orgoglio sulla maglia le quattro stelle".