di Enrico Pirondini
Draghi è bravo a tenere il timone di una barca (maggioranza) che sembra punta da una mosca tse-tse. Diciamolo. Bravo e fortunato. È lui lo stellone d’Italia. (Ma attenti a non crederci troppo. Ricordate che l’iltimo che puntò tutto sullo stellone finì appeso per i piedi). Poche storie. La prova? Sentite un po’. Appena eletto premier sono arrivati i vaccini.
Insedia il Governo e più che pensare alla gestione delle tasse, Draghi avvia nuovi investimenti con i soldi dell’Europa. Bel colpo.
Arrivano gli Europei di calcio e gli azzurri li vincono proprio nella tana dei lupi di Wembley. D’accordo, con un po’ di fortuna, semifinali e finali ai rigori, gli inglesi ne sbagliano tre di fila e perdono anche il loro aplomb. È quasi Ferragosto e non si sono ancora ripresi. Sul Tamigi si rosica che è una bellezza. I nostri invece sono tutti al mare. Campioni d’Europa dopo 53 anni.
Ma lo stato di grazia continua ai Giochi di Tokyo. Medaglia d’oro olimpica nel salto in alto dopo 41 anni. Prima medaglia d’oro olimpica di sempre nei 100 metri con un ragazzone nato in Texas e cresciuto sul Garda dalla mamma italiana.
Uno sconosciuto (dagli yankee) figlio di un marine altrettanto sconosciuto, che li ha infilati come i tordi matti di Zagarolo.
I social, in pieno delirio psicotico, hanno suggerito : “Se attacchiamo ora, facile che riusciamo a riprenderci la Dalmazia, la Corsica e la Gioconda“. Quando si dice l’euforia, l’ottimismo esuberante condito di ilarità.
Direte: ma che ci azzecca lo Sport con la Politica ? C’entra. C’entra. Eccome se c’entra. Chiedetelo a Draghi.
Lo sport è “l’immagine di un Paese “, come dice il fiero Malagò, stordito soprattutto dai successi non prevedibili. Dunque misteriosi, figli forse di una congiunzione astrale o di un “insondabile mistero“ come scrive, interrogandosi, Michele Brambilla, veterano di sport e politica. Aggiungo, già che siamo in tema di misteri e dintorni: il Pil italiano cresce più di quello di Germania e Francia.
Ricordo: l’Italia povera del dopoguerra aveva i volti di Coppi e Bartali. E la gente – ai bordi delle strade – portava i segni di un conflitto che aveva stremato i corpi e le anime. Poi sono arrivati i favolosi Anni ‘60 e con loro i Giochi di Roma, Livio Berruti e Nino Benvenuti. Cominciava una nuova stagione di benessere.
L’Italia del boom nasce in quei giorni di sport. Ha scritto Enzo Biagi: “Vedendo Berruti che trionfava nei duecento mi sembrava che tutti fossero felici”. Da allora abbiamo perso la spensieratezza che è un “male indolore” come ha spiegato Sofocle.
Abbiamo bisogno di giocosità. Averla ritrovata a Tokyo è un buon segno . O no?