È caduta anche Herat e, nell’avanzata travolgente dei talebani in Afghanistan, la resa della città che ha ospitato l’ex base italiana ha un valore più che simbolico.
Qui per venti anni, ovvero subito dopo l’attentato dell’11 settembre, avevano operato i militari italiani in una lunga e delicata missione costata la vita a cinquantaquattro persone delle forze armate italiane. L’8 giugno era stato ammainato il tricolore mentre anche gli altri soldati occidentali si ritiravano. Solamente due mesi dopo i fondamentalisti islamici hanno in pugno 11 dei 34 capoluoghi provinciali e più del 65 per cento del territorio.
Da Herat nell’ovest a Ghazni, nell’est, uno dopo l’altro i capoluoghi di provincia afghani cadono nelle mani dei Talebani, che si stanno rimpadronendo con sorprendente velocità del Paese. L’avanzata ricorda quella che li vide protagonisti alla metà degli anni Novanta, quando arrivarono ad instaurare il Califfato guidato dal Mullah Omar. Le loro forze sono ormai arrivate a150 chilometri dalla capitale Kabul, verso la quale fuggono migliaia di civili in condizioni disperate. La caduta della capitale sembra essere ormai solo questione di tempo, e la misura del dramma è data dalla proposta avanzata dal governo agli insorti di una condivisione del potere in cambio della fine delle ostilità. Tanto che Gli Stati Uniti invieranno truppe all’aeroporto di Kabul per proteggere il personale dell’ambasciata e permetterne l’evacuazione.
L’inasprirsi dei combattimenti, che secondo l’Onu solo nell’ultimo mese hanno provocato mille morti tra i civili, hanno indotto anche la Francia a sospendere i rimpatri degli afghani immigrati illegalmente, come avevano fatto in precedenza la Germania, l’Olanda, la Svezia e la Finlandia. Intanto vengono accelerate le operazioni per cercare di portare fuori dal Paese le migliaia di afghani che hanno collaborato con le forze straniere della Nato, a rischio di rappresaglie da parte dei Talebani. ” Ci stiamo muovendo insieme agli altri partner - ha detto il segretario generale della Farnesina Ettore Sequi in un’intervista a Sky TG24 - e una collaborazione fra i ministeri della Difesa, degli Esteri e dell’Interno ha fatto sì che 228 afghani che hanno collaborato con l’Italia e le loro famiglie siano già in Italia. Altri ce ne saranno nei prossimi giorni”