di Franco Esposito
Destra spaccata. Comunque disunita alle elezioni suppletive a Roma. Luca Palamara, proprio lui, l'ex magistrato radiato dalla Magistratura, possessore ai tempi del cellulare delle intercettazioni choc, alla base dell'esplosione dello scandalo Csm. Un candidato civetta o che cosa? Il tranello della Lega per dare scacco matto alla destra alle prossime imminenti elezioni?
Fanno muro Fratelli d'Italia e Forza Italia. Matteo Salvini no, ha preso l'ex magistrato intestatario di mille impicci italiani nell'ambito giudiziario a simbolo della sua "battaglia sulla giustizia. Luca Palamara, alle elezioni suppletive di Roma, corre con i Radicali a Primavalle.
"Mi atterrò ai desiderata della coalizione", informa Matteo Salvini dalla Calabria, sede della sua vacanza di lavoro. Gli alleati destrorsi accolgono però con evidente grande crescente sospetto la dichiarazione-impegno del numero uno della Lega.
Diffusi timori agitano i presunti o reali alleati, Fdl e Forza Italia temono che Luca Palamara sia un trojan della lega. Laddove, ufficialmente, l'ex magistrato radiato ripete a tutti di essersi fatto avanti da solo. Da solo proprio no, ma con l'appoggio dei Radicali che con la Lega stanno conducendo appunto la battaglia referendaria. Il pasticcio della discordia comunque è servito.
La candidatura di Palamara, radiato dalle toghe e sotto processo per corruzione, si manifesta nel momento in cui è nelle librerie il libro sui "presunti mali della giustizia". L'ex pm l'ha scritto con Alessandro Sallusti, direttore del Giornale. Libro dell'estate, ha fatto bella mostra di sé sui banchetti delle manifestazioni della Lega. Tutte, nessuna esclusa.
Elezioni suppletive, ovvero straordinarie. Hanno lo scopo di ricoprire i posti vacanti alla Camera e al Senato. Servono ad individuare un candidato per una poltrona rimasta scoperta. Le prossime suppletive si terranno il 3 e il 4 ottobre prossimi nei collegi uninominali della Camera di Siena e Roma Primavalle, lasciati vacanti dal dem Pier Carlo Padoan, entrato nel CdA Unicredit, e della grillina Emanuela Del Re, nominata rappresentante speciale dell'Ue per il Sahel. Incarichi di un certo prestigio, sufficientemente lontani dall'insulso mondo della politica.
Palamara ha chiuso la festa leghista di Milano Marittima, divenuto appuntamento fisso nel carnet del Carroccio. La cosa ha provocato forte irritazione dei compagni di viaggio del centrodestra, tuttora incavolati dal fatto che ancora non si ripeta il consunto rituale del tavolo di coalizione. Decisivo per decidere chi debba correre nel collegio di Monte Mario-Primavalle. Dove sarà protagonista anche l'ex ministra ed ex grillina Elisabetta Trenta.
Il centrodestra un nome ancora non ce l'ha, a quindici giorni dalla chiusura delle liste. Mentre proliferano le rivendicazioni: Forza Italia reclama quel posto, lo pretende addirittura Fratelli d'Italia, primo partito nella Capitale. Il coordinatore Antonio Tajani propone, e non a bassa voce, il candidato che ritiene ideale. "Il migliore è il nostro Pasquale Calzetta". Scherzi a parte, un po' per celia e molto per non morire, quel nome e quel cognome danno l'idea di essere capitati in un film comico o in una fiction televisiva. Tajani spinge forte e con grande convinzione per Calzetta, ma la Lega, che fa la Lega, cosa dice, quale nome propone?
Curiosamente non avanza pretese. Un boicottaggio o che cosa? Abitanti fissi del mondo politico italiano, i maligni giurano che fra gli alleati è in atto una silenziosa rivincita. Una sorta di vendetta, servita ovviamente fredda, dopo aver ceduto a Fratelli d'Italia la nomination per il Campidoglio, attribuita a Enrico Michetti.
Attento a non esporsi, Luca Palamara si è infilato nelle candidature per le suppletive di Roma praticamente di "spighetto", come usiamo dire a Napoli per individuare quelli che entrano nelle discussioni e negli affari in maniera originale, mai diretta, mai ufficiale. Ma gli indizi sono molteplici e convergenti. Esplicative le parole dolci di Alfredo Becchetti, responsabile della Lega a Roma. "La scelta spetta collegialmente ai vertici della coalizione. Ma quella di Palamara è una candidatura cui guardiamo con attenzione. Avrebbe un valore politico nazionale strettamente correlato alle elezioni amministrative nella Capitale". Palamara – udite udite – viene ritenuto dalla Lega "il simbolo di una battaglia giusta, quella per la riforma della giustizia, cui l'elettorato del centrodestra è interessato". Il mondo che va sottosopra: Palamara garante di una giustizia che lui stesso ha calpestato e mortificato. Semplicemente grottesco.
E se la coalizione scegliesse davvero Palamara? "Noi non ci opporremo di certo, mettiamola così", conferma il responsabile romano della Lega. Soluzione gradita anche a Vittoria Sgarbi. Il marchio del suo "Rinascimento" e l'appello personale a Matteo Salvini: si prenda formalmente in carico l'ex magistrato radiato. Ma davanti alla candidatura si è alzato un autentico muro. Molto alto, all'interno dello schieramento. "Dovesse essere lui il candidato non avrà mai il mio sostegno", è il giudizio forte di Maurizio Gasparri. "Con tutto il rispetto stiamo parlando di un pentito, che peraltro si è ravveduto per effetto di un trojan. Può essere utile a svelare un sistema, va ascoltato, ma non in Parlamento, che non è una discarica".
Esplicito e anche definitivo Ignazio La Russa, uno dei fondatori di Fratelli d'Italia. "Non credo possa essere Palamara il nostro candidato. Su di lui non voglio esprimermi".
Il centrodestra è in fibrillazione, qualsiasi ipotesi d'intesa sembra lontana.