Un file denominato "conti". L'inchiesta sul sistema Ronzoni ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di nove persone. E di un'azienda, la multinazionale Petrolvales Spa, accusate di vari reati. Corruzione, evasione fiscale, emissione di fatture false, riciclaggio. Nella lista anche la società di calcio Atalanta, tra le più accreditate nel massimo campionato italiano di calcio. L'inchiesta "Como Papers", secondo i pm, evidenzierebbe che i fratelli Ronzoni, arrestati a maggio, esportavano valuta tramite otto scatole estere. Tra i clienti centoquattro società. "Nessun rapporto, per quanto ci riguarda", smentisce e precisa l'Atalanta Calcio.
Agli arresti sono finiti i fratelli Ronzoni, per loro è stato disposto il sequestro preventivo di un milione e 100mila euro, considerati frutto di reato. Il tribunale di Milano ha accolto le richieste del pm Paolo Storari. Il gip Domenico Santoro ha disposto di conseguenza, in totale, il sequestro di 16,8 milioni di euro nei confronti di vari indagati. Gloria Bollati, Walter Bottini, Giuseppe Maria Cian, Daniele Corradi, David Merle, Petrolvalves, Manlio Massa, Nicolò Santambrogio, e due commercialisti di Como.
Secondo l'accusa, i fratelli Ronzoni avrebbero creato negli anni una fabbrica del riciclaggio al servizio dei loro numerosi clienti. Oltre alla costituzione di numerose società offshore. I due commercialisti avrebbero garantito anche l'esportazione di valuta all'estero grazie a otto società-veicolo europee create per emettere fatture false. In questo modo le imprese clienti potevano abbattere l'utile delle proprie attività e pagare così meno imposte rispetto al dovuto.
Montagne di nero all'estero. Quando gli uomini dell'Agenzia delle Entrate hanno trovato la lista si sono resi conto di aver messo le mani su un'infinità di informazioni. L'email che accompagna l'elenco è sufficientemente esplicita: "Ecco il file aggiornato anche i nuoci clienti BSI". La sigla della Banca Svizzera Italiana, La scoperta è avvenuta durante la perquisizione dei funzionari dell'Agenzia nella sede milanese di Luga Audit&Consulting Srl. Lo studio commercialistico intestato a Oscar Ronzoni, professionista di Como con residenza a Lugano. Negli anni, in totale segretezza, il materiale sequestrato è passato all'esame del nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza di Milano, che si è messa all'opera coordinata dal pm Palo Storari.
Le aziende coinvolte avevano creato una tesoretto oltre confine. Utilizzavano i fondi neri parcheggiati all'estero: i commercialisti comaschi avevano scelto e adottato una efficace soluzione. I clienti avevano a disposizione due opzioni per la consegna del denaro italiano, per mezzo di spalloni, oppure l'investimento in Perseus, un fondo domiciliato presso la Amber Bank&Trust di Nassau, alle Bahamas. Il costo offerto dai fratelli Ronzoni era pari al diciotto per cento della somma da esportare. I brothers si facevano strapagare per il loro servizio fuorilegge.
Domenico Santoro, il gip, ha scritto: "I due fratelli Ronzoni hanno compiuto operazioni di trasferimento di somme di denaro al fine di non consentire l'identificazione della provenienza attraverso movimentazioni estero su estero...sino alla retrocessione in Italia, anche in contanti, e all'estero su relazioni bancarie offoshore, per un ammontare complessivo di oltre diciotto milioni di euro".
La cifra riguarderebbe però solo pochisisme delle centoquattro società riportate nell'elenco sequestrato ai fratelli Ronzoni. Gli sviluppi sembrano destinati a riservare ulteriori clamorose sorprese.
L'ordinanza di custodia cautelare si compone di 215 pagine. I due commercialisti avrebbero creato una fabbrica del riciclaggio a cavallo tra l'Italia e la Svizzera. Una versione su scala provinciale del Panama Papers, ma comunque in grado di offrire ai clienti molti più servizi. Sistemi chiavi in mano. "Appare innegabile, alla luce delle emergenze indiziarie – sottolinea il gip – che i fratelli Ronzoni esercitino da quasi un decennio, in maniera che si ha tema di definire professionale, l'attività di riciclaggio. Questa si fonda su complicati intrecci e legami tra società residenti all'estero, apparentemente legate da rapporti contrattuali, rivelatisi meri schermi formali diretti a consentire vorticosi giri di fatturazioni per operazioni inesistenti e conseguenti restituzioni delle somme ai clienti".
I Ronzoni sono finiti in carcere per presunte operazioni di riciclaggio a beneficio di società molto importanti. Italveco srl, legata a un importante commessa per la costruzione di un impianto di bioetanolo in Crescentino, Vercelli, commissionato dal Gruppo Mossi&Ghisolfi. Restano da approfondire le posizioni di cento società. Di certo tutte imprese italiane. Tra queste, Marazzi Ceramiche, Danieli Acciaio, Atalanta Calcio, Valtur (turismo), Sanlorenzo Yacht.
Le centoquattro società finite nella bufera hanno ricevuto fatture da otto imprese europee. Proprio le otto usate dai fratelli Ronzoni per veicolare i soldi dei clienti fuori dall'Italia. Fatture emesse e pagate nel giro di quattro anni, 2012-2016, per un totale di 45 milioni di euro. Intanto, Valtur è fallita nel 2018 e oggi il marchio è di proprietà del gruppo Nicolaus Tour. Sanlorenzo Yacht ha preferito non commentare. Danieli e Marrazzi non hanno risposto alle osservazioni rappresentate dal giornalista del Fatto Quotidiano. Antonio Percassi, dell'Atalanta Calcio, ha effettuato un primo rapido controllo amministrativo: Mai avuto rapporti con le otto società inventate dai Ronzoni.
di Franco Esposito