DI LUCIO FERO
Non sono stati loro, non i Talebani. L'accento di Gaza che qualcuno racconta di aver sentito prima che deflagrassero le bombe umane è come una firma. A volere un battesimo con più umani macellati possibile per l'Emirato Islamico di Afghanistan è stato Isis o qualunque nome si voglia dare al network della jihad planetaria.
La differenza è che i Talebani (o almeno la maggioranza tra loro) vogliono gli occidentali e l'Occidente fuori dall'Afghanistan, mentre Isis o Al Qaeda che sia vogliono occidentali e Occidente nella spazzatura della storia e fuori, se non dal pianeta, di certo dall'Asia, dall'Africa e comunque intimiditi e resi inermi anche nell'occidente geografico.
L'ultimo bilancio delle vittime delle due bombe di ieri a Kabul è salito a 170, di cui finora sono stati identificati solo 32 uomini, tre donne e tre bambini. Lo riporta l'emittente americana Cbs, citando funzionari afghani. I feriti sono oltre 200.
Aeroporto di Kabul, palcoscenico migliore non c'è, bersaglio più facile non c'è. Qui un gruppo di "martiri" può ottenere gli effetti migliori, il massimo bottino in termini di carne umana infedele e di crediti religiosi buoni per l'altra vita. Qui si possono ammazzare traditori, infedeli e rinnegati.
Sono loro stessi che si ammassano da giorni, sono gli afghani che vogliono andare in Occidente, fanno mucchio davanti all'aeroporto. Bersaglio facile e perfetto, logisticamente e ideologicamente. Non c'è che da macellarli. Per i guerrieri e martiri suicidi della guerra santa non c'è nessuna difficoltà nell'assolvere la missione di spargere ovunque pezzi di umani, anzi di subumani perché traditori della vera fede, rinnegati, afghani che scappano, quindi corrotti al punto che la loro stessa esistenza sporca il mondo.
Stanno dando pubblico scandalo, vogliono andare in Occidente, hanno scelto l'Occidente, meritano di morire. Il martire dell'Islam combattente, imbottito di esplosivo, non ha che da scegliere quale famiglia sterminare, quali bambini mutilare o sventrare, tanto sono tutti dannati. In più, oltre ai dannati rinnegati, si ammazzano soldati crociati. Si umiliano così i loro eserciti, Stati, governo, bandiere.
Soprattutto si mostra la loro impotenza, impotenza a salvare i loro amici, servi, rinnegati. E non c'è problema militare ad ostacolare la strage, lo schieramento di rinnegati afghani e di soldati crociati è indifendibile. Nulla e nessuno potrà individuare e fermare un kamikaze se prima non si tiene lontana la folla, anzi se prima folla non c'è perché è stata dispersa.
Ma questo i soldati occidentali, anche se avvertiti, non possono materialmente farlo, sono lì per accogliere, far passare, sono lì perché folla c'è. Quindi i kamikaze, terroristi, martiri assassini in nome della loro guerra di religione, i macellai in nome del loro dio non hanno problemi ad arrivare in faccia ai marines americani, il perimetro dell'aeroporto di Kabul non è difendibile da un attacco coperto dalla folla.
Talebani e Isis - Terzo obiettivo da colpire oltre che gli infami che vogliono andare in Occidente e i soldati crociati è la falsa e pericolosa eresia combattente talebana per cui con l'Occidente si possa trattare, anche se alla condizione della sua ritirata. Jihad è una missione che non ha confini geografici, guerra santa in nome dell'Islam è Emirato islamico non solo in Afghanistan, è molto di più.
E' Emirato dall'Atlantico al Pacifico, dal Marocco al Sahel, da Gaza e Palestina al Pakistan, dall'Asia centrale all'Indonesia. Ed è guerra di punizione e purificazione condotta anche in casa degli occidentali. Jihad in tutte le sue denominazioni ha in sospetto il nazionalismo afghano, Jihad è internazionalismo combattente, assassino e macellaio.
Macellando all'aeroporto afghani che fuggono, soldati occidentali e qualche miliziano talebano si mostra quale la vera via. E si mostra anche che Talebani non sono in grado di fare e mantenere patti con l'Occidente. Si mostra che talebani sono in termini di milizie in gran parte contadini analfabeti (i loro stessi comandanti vietano loro contatti diretti con le donne e in generale con la popolazione urbanizzata) e che un Afghanistan talebano ma senza terrorismo internazionale al suo interno è una illusione. Differenti Talebani e Isis e Al Qaeda, differenti ma inscindibili.
Questo è il non confessabile dell'Occidente, il non confessabile a se stesso: sicurezza ritirandosi non si trova. Ritirarsi non basta. Ma al tempo stesso combattere non è un'opzione per l'Occidente. A notte Biden parla ad un paese straziato dai 13 marines morti ammazzati e giura: gliela faremo pagare. Come? Con azioni militari? Quindi rimettendo in moto la catena di azioni-reazioni da cui si è voluto venir fuori? Ricominciare a combattere?
Probabilmente un paese ferito da questi divise americane che torneranno in una bara accetterebbe una ritorsione militare. Una. Ma una guerra le genti, le opinioni pubbliche e gli elettorati di Occidente combatterla non vogliono. Così aeroporto di Kabul diventa un grumo ristretto dove si condensa la storia, la rappresentazione di come l'unica sia andarsene. Ma andarsene sotto il fuoco nemico prepara altri aeroporti e terre da cui andarsene. Arretrare, ma fino a dove?