Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Ventotene in occasione degli 80 anni del Manifesto che ha posto le fondamenta dell’Europa unita, è intervenuto sulla questione migranti, che sta facendo discutere la politica italiana ed europea soprattutto riguardo alla critica situazione afgana di queste ultime settimane. "In questi giorni una cosa appare sconcertante e si registra nelle dichiarazioni di politici un po' qua e là in Europa. Esprimono grande solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti, ma 'che restino lì', 'non vengano qui perché non li accoglieremmo'. Questo non è all'altezza dei valori della Ue".
Le parole di Mattarella scuotono tutta l’Unione ma sono in particolare un forte richiamo interno, a quegli esponenti nostrani (Fratelli d'Italia e Lega su tutti) che recentemente hanno affermato che i profughi afghani non dovrebbero arrivare in Italia ma essere accolti dai paesi del Medio Oriente. Dopo un incontro con l’ungherese Orban, infatti, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha espresso tale opinione, ovvero della “necessità di coinvolgere i paesi confinanti all’Afghanistan nell’accoglienza dei profughi senza gravare ulteriormente sull’Europa”. I paesi confinanti sarebbero dunque Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Cina, Pakistan e Iran.
Sulla proposta non è ovviamente d’accordo il Presidente Mattarella che richiama però anche alla coesione europea sull’argomento. ”L’Ue deve avere una voce unica, deve avere un dialogo collaborativo con altre parti del mondo come l'Africa per non essere travolti da un fenomeno che può diventare ingovernabile - ha spiegato il Presidente della Repubblica - Soltanto una politica di gestione del fenomeno migratorio dell'Unione può essere in grado di governarlo in maniera ordinata, accettabile, legale, senza far finta di vedere quello che avviene per ora, e senza essere tra poco tempo travolti da un fenomeno ingovernabile è incontrollabile". Ha poi continuato: ”So bene che molti Paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti ma così si finisce per affidare la gestione del fenomeno agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani”.