DI MATTEO FORCINITI
Continuerà la quarantena, continuerà l’assurda discriminazione verso i viaggiatori provenienti dall’Uruguay al momento del loro ingresso in Italia. Questa la decisione appena presa dal Ministero della Salute con l’ennesima ordinanza sulle misure restrittive per gli arrivi dagli altri paesi.
Come anticipato sabato con un tweet dal ministro Roberto Speranza, la nuova normativa che durerà fino al 25 ottobre si limita soltanto a prorogare le misure precedentemente stabilite mantenendo la classificazione dei paesi in 5 diversi elenchi divisi per fasce dalla A alla E a seconda del rischio di viaggio. L’unica sostanziale novità riguarda l’abolizione della mini quarantena di 5 giorni per chi viene dai paesi dell’elenco D (come il Regno Unito) nel caso in cui sia stato completato il ciclo vaccinale e con l’aggiunta di un test negativo.
Con questa decisione l’Uruguay resta nell’elenco E mantenendosi al penultimo posto tra i gruppi di stati considerati pericolosi prima della lista nera che prevede il divieto d’accesso per un ristretto gruppo (India, Bangladesh, Sri Lanka e Brasile).
Attualmente l’ingresso in Italia dall’Uruguay è possibile solo per determinati motivi -lavoro, salute, studio, assoluta urgenza- mentre è completamente escluso quello turistico. Servono due tamponi (molecolari o antigenici) negativi, uno da presentare all’arrivo e il secondo al termine del periodo di quarantena obbligatoria di 10 giorni che per molti rappresenta inevitabilmente il più grande ostacolo per partire. L’isolamento forzato non è l’unica problematica e si va ad aggiungere all’altra grande discriminazione nei confronti degli italiani in Uruguay: il mancato riconoscimento di Sinovac, il vaccino maggiormente distribuito nel paese, riconosciuto dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e da alcuni stati europei ma non dall’Italia che chiude le porte in faccia a migliaia di cittadini vaccinati a cui viene negato il “green pass”.
Si fa davvero fatica a comprendere l’ultima ordinanza del Ministero della Salute alla luce dei numeri del Covid in Uruguay che oggi sono molto migliori rispetto ai mesi scorsi. In tutto il paese in questo momento ci sono 1153 persone positive al virus di cui soltanto 12 casi gravi, il vero dato rilevante. A partire da giugno la curva dei contagi e dei decessi è calata vertiginosamente complice anche una campagna di vaccinazione tra le più avanzate al mondo che ha da poco superato il 70% della popolazione.
Basta dare un’occhiata al sito Our World in Data per capire che nei confronti dell’Uruguay c’è un’evidente disparità di trattamento. Lo dicono chiaramente i numeri della media dei casi positivi giornalieri nell’ultimo mese in rapporto alla popolazione. Per quanto in alcuni contesti questo dato non sia molto affidabile, ci fornisce comunque sia un’indicazione sul panorama generale arrivando a una conclusione lampante: il coronavirus oggi è molto più presente in quasi tutti i paesi dell’elenco D, ovvero quelli considerati di un livello più “sicuro”, rispetto all’Uruguay. Non solo, in Uruguay oggi la situazione sanitaria è addirittura migliore di alcuni paesi europei che non hanno alcuna limitazione per entrare in Italia. Non è un caso, proprio per questo, che diverse nazioni europee come Germania o Francia hanno rimosso l’obbligo della quarantena per i viaggiatori provenienti dall’Uruguay, una scelta incomprensibile che la burocrazia italiana continua a sostenere.
Il problema, inoltre, è esploso pochi giorni fa anche nel mondo del calcio con la richiesta della serie A e degli altri campionati europei di bloccare la partenza dei giocatori impegnati con le nazionali proprio per la quarantena da effettuare al rientro.
Perché -questa la grande domanda da farsi- vengono prese decisioni senza fondamento da parte del governo italiano? Le restrizioni sono provocate dalla “paura” e dalla psicosi della pandemia oppure, semplicemente, sono dettate dall’ignoranza in quanto non si conosce realmente il contesto sanitario di un paese lontano?