di Alessandro Camilli
Era cominciato come una considerazione accorta e quasi doverosa, consisteva nell'invitare la comunicazione di massa a trattare e narrare la pandemia per quel che è: una roba finora da 4,5 milioni di morti, cifra sottostimata. Un virus altamente contagioso per il quale non c'erano terapie e conoscenze, ospedali pieni di ricoverati, terribili agonie in terapia intensiva e, quando veniva, una morte terribile. Terribile, la peggiore: da soli.
Bastava e avanzava, non c'era bisogno del solito gonfiaggio e confezionamento da parte dei mass media. Dire, comunicare ciò che era evidente e accertato. Bastava, non c'era bisogno di caricare e quindi il mondo della comunicazione avrebbe fatto cosa utile e saggia nel sottrarsi ai suoi automatismi di intrattenimento. Era questa l'origine sana del non terrorizziamo la gente.
Di buone intenzioni lastricate le fosse - Le fosse del proverbio sono lastricate di buone intenzioni, gli umori dei No Vax e No Green e No mascherina e no Tamp e no tutto lastricati dell'uso truffaldino della raccomandazione a non spaventare. Ben presto spaventare è diventato sinonimo di informare, ben presto i fatti sono diventati atti "terroristici". Scrivere, riferire di gente in ospedale è diventato spargere terrore. Scrivere, raccontare delle varianti del virus è diventato attentato alla tranquilla vita e cura degli affari.
Il negazionismo si è impancato a Verità e si è creato la sua milizia. Milizia che oggi dà la caccia e vuole ridurre all'impotenza e al silenzio i "terroristi", cioè i giornalisti. Se potessero lo farebbero, dove possono lo fanno. Sui social minacciano, assediano, bastonano, intimidiscono. Ci provano anche in piazza. E perfino in qualche privato discorso senti qualcuno che fa qualche eco alla predicazione del giornalisti e medici pagati e in combutta per spaventarci.
Questa del giornalista terrorista è come un tampone, un tampone rivelatore. Non sbaglia quasi mai questo tampone: ogni volta che qualcuno dichiara la comunicazione del reale e la conoscenza dei fatti come diffusione di "terrore" questo qualcuno vuole al fondo spegnere conoscenza e comunicazione. E lo vuole fare con la forza, altro metodo non c'è. Quando senti "giornalista terrorista" è sulla bocca di uno squadrista, tampone non mente.