Il vice segretario per il Sud America, Mariano Gazzola ha sostenuto che "i problemi esistono" ma che il covid c'entra poco. L'anello debole di questo voto è la mancanza di personale nella rete consolare: "in Sud America in questi mesi sono state riaperte diverse attività in presenza; da questo lunedì la PA argentina ha ripreso al 100% in presenza, mentre i consolati lavorano anche con la turnazione e la comunità fatica a capire. C'è per caso una "variante Farnesina" che colpisce solo il personale consolare?", si è chiesto tra il polemico e lo sfiduciato Gazzola.
"La campagna informativa è insufficiente, il personale è carente, i tempi sono ridotti e i soldi sono pochi: tutti problemi veri, che esistono da ben prima del covid e che esisteranno anche dopo". Quindi "il rinvio del voto di qualche mese sarebbe utile per alcune realtà, forse, ma per tutti gli altri ci sarebbero gli stessi problemi" primo tra tutti "la mancanza di personale".
Anche le semplificazioni approvate di recente per la presentazione delle liste, ha aggiunto, "non hanno a che fare col covid, ma al fatto che c'è poco personale consolare che se si mette a controllare le firme per certificarle non riuscirebbe a fare altro. Sono come sempre soluzioni al ribasso", l'accusa di Gazzola, che ha ricordato anche il rinvio del concorso per l'assunzione di personale alla Farnesina: "forse troveremo il bando nella Gazzetta ufficiale del 10 settembre", ha anticipato il vice segretario che ha indirizzato l'ultimo affondo ai sistemi Prenot@mi e Fast it che "non sembrano sistemi informatici di un Paese europeo ma degli Antenati. Dice bene Schiavone: esercitare l'opzione con Fast it è impossibile, ma nonostante questo i consolati insistono nel promuoverlo. Se la percentuale dei votanti sarà minima non avrà niente a che vedere con la partecipazione e l'impegno, ma – ha concluso – con un sistema che non funziona".
D'accordo con Gazzola anche Pino Maggio, vice segretario per l'Europa e il Nord Africa: "gli italiani all'estero hanno diritto di eleggere le proprie rappresentanze attraverso sistemi congrui, non esperimenti".
Il Cgie, ha ricordato, "ha detto più volte che questo sistema non è compatibile" con l'esercizio democratico del voto, senza contare che "partire dal punto di vista economico fa venire meno di per sé una parte di democrazia".
Negli anni "abbiamo presentato proposte per riformare" questi organismi, "ma non ci hanno ascoltato. Alla fine queste elezioni ci porteranno indietro di 40 anni, quando i comitati venivano nominati dai Consolati".
Di passo indietro, anzi vero e proprio immobilismo, ha parlato anche Rodolfo Ricci, vicesegretario di nomina governativa: "questa è una stagione di resoconti per noi, dopo anni di lavoro molto intenso, e le somme confermano disattenzione e ampia insensibilità di politica e istituzioni. Dopo la stagione che portò alle leggi istitutivi di Comites e Cgie, siamo sprofondati in uno stato di perdita di memoria assoluta di ciò che sono gli italiani nel mondo, e proprio negli anni in cui il loro numero raddoppiava".
"Questa ultima, scarsissima considerazione di tutti i nostri appelli per il rinvio del voto segue molte altre cose" a cominciare dalla "totale mancanza di considerazione per le due proposte di riforma del Cgie, incentivate dal Governo di 5 anni fa". È seguito il taglio dei parlamentari, i servizi consolari a singhiozzo anche in sedi insospettabili come Francoforte e la mancata considerazione dei problemi che avrebbero avuto i connazionali con rientri, vaccini e green pass. Insomma, per Ricci "siamo figli di un Dio molto minore". Dal voto, ha concluso, "emergerà una caduta di interesse e di entusiasmo. Politica e istituzioni avranno qualcosa su cui riflettere", se lo vorranno.
A fare il punto sulla comunicazione in vista delle elezioni è stato Giangi Cretti, presidente della I Commissione del Cgie: "alla luce dello scenario tratteggiato da voi, siamo consapevoli che fare comunicazione sia una sorta di pia illusione. Il nostro è più un tentativo di limitare i danni, un'azione-tampone per far sì che qualcosa si faccia".
La Commissione, ha spiegato, "ha limitato i danni, evitando una campagna che avrebbe creato una situazione inaccettabile: pensata e voluta dalle istituzioni, attuata da una società privata che sarebbe entrata in possesso degli indirizzi email di milioni di potenziali elettori italiani".
Per il resto "c'è una comunicazione istituzionale che è inadeguata: non c'è sintonia di contenuti, ma neanche sincronicità, con le Ambasciate che rimandano ai consolari e viceversa". In più "i sistemi informatici non funzionano". Quindi "è difficile immaginare di fare una campagna di comunicazione seria".
Per Cretti è anche "inconcepibile dover spiegare alle persone che hanno "il diritto di chiedere di esercitare un diritto". Un diritto non lo devi chiedere", ha sottolineato, riferendosi all'esercizio dell'opzione. "Il potenziale elettore di fronte all'opzione pensa che quelle dei Comites siano elezioni di terzo livello e quindi è difficile fargli capire l'importanza dell'organismo".
Tornando al "limitare i danni", la commissione informazione, ma non solo, è già a lavoro "per fare in modo di veicolare le informazioni istituzionali: un progetto già in fase operativa coinvolge la Commissione settima per le nuove mobilità, che ha preparato delle schede informative da questa settimana sui canali social e istituzionali del Seminario di Palermo e preso anche del Cgie". Il Consiglio generale, infatti, "a partire dalle prossime ore avrà un nuovo sito attraverso cui faremo in modo di informare i connazionali in modo adeguato".
Contrari al voto, ma consapevoli che il voto ci sarà, i consiglieri sono pronti a fare la loro parte: "in un altro momento storico questo Cgie si sarebbe dimesso ma i tempi non ce lo permettono", ha ribadito Michele Schiavone. Il Consiglio generale "continuerà a svolgere i propri compiti e le proprie funzioni nel miglior modo possibile, con spirito propositivo. Il momento è cruciale, per questo chiediamo al Governo, che ancora oggi non ha mandato alcun segnale, di rispondere alle nostre domande".