Di ALESSANDRO CAMILLI

Secondo sondaggi convergenti (l’ultimo su La Repubblica) i cittadini italiani favorevoli ad un obbligo di vaccino anti Covid sono circa l’80 per cento. E’ la percentuale che si ottiene sommando i favorevoli all’obbligo generalizzato e quelli favorevoli al vaccino obbligatorio per categorie e tipologie di lavori e attività che portano al contatto col pubblico. I contrari a vario titolo al vaccino obbligatorio assommano a circa il 20 per cento.

Ottanta per cento è percentuale resa credibile direttamente validata da un dato numerico: circa il 72 per cento della popolazione vaccinabile (ad oggi) sopra i 12 anni di età è appunto vaccinata. Non è difficile ipotizzare che le prossime settimane di campagna vaccinale colmeranno l’otto per cento di differenza tra la misurazione via sondaggio e quella attraverso le vaccinazioni reali. Quindi, alla grossa ma non alla storta, Pro Vax (a vario titolo e con vari perché) 8. No Vax a vario titolo e con vari perché 2. Otto a due.

Ma non è un referendum dopo il quale chi ha perso perché è minoranza si adegua a vivere secondo legge della maggioranza. Il 20 per cento di non vaccinati anzi a suo modo detta legge. Perché 20 per cento della popolazione non vaccinata significata, secondo teoria e prassi di scienza ed esperienza, epidemia ancora viva. L’ottanta per cento non “abolisce” il venti per cento

Venti per cento vuol dire dieci milioni di italiani sopra i 12 anni non vaccinati (cui vanno aggiunti appunto gli under 12, circa sei milioni). Dieci milioni di non vaccinati (più 6) su 60 milioni di abitanti sono un vasto campo di azione e riproduzione del virus. Sono quei dieci milioni una potenzialità di contagio massiccia al loro interno e non indifferente al loro esterno. Tra i dieci milioni di adulti non vaccinati ci sono ad oggi un paio di milioni di anziani che in caso di malattia rischiano di morirne.

E altrettanti se non più di cittadini dai 45/50 anni un su che in caso di contagio rischiano l’ospedale o peggio la terapia intensiva. Inoltre quei dieci milioni non sono un bacino di acque ferme, sono cittadini che si muovono, lavorano, incontrano. Dieci milioni: ancora un grosso volano di possibile contagio. Quindi il che si fa e il cosa succede rispetto al Covid dipende anche da loro, dalla minoranza dei non vaccinati. 

Inoltre dieci milioni di non vaccinati sono un grande problema politico, politico nel senso migliore della parola. Attraverso questa cifra si manifesta non tanto e non solo la “paura” verso il vaccino ma soprattutto il rifiuto, il rigetto di ogni forma statuale e istituzionale di azione collettiva per la salute pubblica. Il No al vaccino spesso coincide con un No allo Stato e, in fondo, un No al contratto sociale. Otto a due pur nella sua nettezza è un risultato che non risolve questo problema di salute della democrazia.

Non è infatti un derby tra cittadini che giocano, in squadre diverse e magari avverse, ma allo stesso gioco della cittadinanza. Non è una partita della quale lo sconfitto accetta il risultato. Il perdente e sconfitto in termini numerici non riconosce regole né maggioranze. Non vuole una partita, vuole una invasione di campo. E in una società, in una collettività che la metafora porta ad identificare con uno stadio di calcio, 10 milioni in Curva pronti se non smaniosi di sfasciare reti, campo, riflettori, docce e telecamere bastano a procurare difficili e tristi sabati o domeniche agli altri cinquanta milioni.