Gente d'Italia

Cgie, la promozione della lingua e della cultura italiane nelle scuole: perché bisogna intervenire subito

 

La Commissione Lingua e Cultura del CGIE si è riunita in videoconferenza per esaminare lo stato operativo in cui versa l’intero settore della promozione della lingua e della cultura italiane nelle scuole, nelle università e nei corsi di lingua e cultura italiana in varie parti del mondo dove vivono, studiano e lavorano le comunità di italiani di vecchia e nuova emigrazione. La promozione integrata della lingua e cultura italiane è uno strumento di soft power caratterizzante la presenza italiana nel mondo, la cui incidenza ha forti riflessi sull’immagine e sulla percezione del nostro Paese nel mondo, nonché sul tessuto economico e sociale nazionale.  

Il ruolo di consulenza e controllo del CGIE sulle politiche promosse dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale ha mosso la sua commissione a sottoporre alla disamina le attività svolte negli ultimi 18 mesi in questo ambito dalla direzione ministeriale predisposta per verificare gli effetti prodotti dall’applicazione del decreto legislativo 13 aprile 2017 n.64, recante disciplina della scuola italiana all’estero e la circolare numero 3/2020 ad un anno dalla sua piena applicazione. La verifica ha prodotto risultati allarmanti, per alcuni versi emergenziali in quasi tutti i continenti non necessariamente riconducibili ai problemi sanitari, che ovunque hanno influito anche sul mondo scolastico e nell’offerta culturale.

Le specificità scolastiche continentali presentano ovunque degli indicatori regressivi rispetto alla programmazione delle risorse umane, amministrative e finanziarie, con forti criticità di gestione dell’intera architettura sulla quale poggia la promozione integrata della lingua e cultura italiana all’estero. Il cambio di paradigmi ai quali è ispirata la riforma scolastica e formativa italiana all’estero, a distanza di tempo non è mai decollato, è diventato macchinoso e servirà lavorare di lena per sbloccare l’operatività delle nuove norme particolarmente: le risorse finanziarie e quelle umane, che fanno vivere e progredire il mondo della cultura e della lingua.  

Da 4 anni, oramai, la Commissione Lingua e Cultura del CGIE ravvisa ritardi non più giustificabili nella gestione delle nomine dei docenti da inviare all’estero, nelle assegnazioni e nelle erogazioni dei contributi a saldo o anticipo delle attività scolastiche che condizionano e impediscono l’avvio regolare e ordinato delle attività di promozione della lingua e cultura italiane. Senza un’assunzione di responsabilità e di rispetto delle tempistiche, che con la nuova circolare 3 del 2020 sono diventate precettive, numerosi Enti Gestori rischiano la cessazione delle loro attività mettendo una grande ipoteca sul futuro dei programmi formativi delle giovani generazioni di italiani e italodiscendenti.

La nuova legislazione affida al MAECI il processo organizzativo delle cattedre e la programmazione dei docenti da inviare all’estero, con il cambio di gestione non c’è stato nessun miglioramento operativo e pratico. Paradossalmente la sicura disponibilità finanziaria, che rispetto al passato permetterebbe un’organizzazione efficace, non trova effetti virtuosi né pratiche propositive a sostegno della pur qualificata professionalità degli Enti gestori/promotori. Senza una svolta decisa e puntuale da parte del MAECI quest’esperienza rischia di ritrovarsi al capolinea, mentre sarebbe giusto e responsabile rafforzare e offrire alle tante famiglie italiane all’estero e agli italofoni servizi scolastici all’altezza dei tempi.

La fotografia dell’offerta culturale e linguistica italiana nel mondo mostra molti chiaroscuri. 

Il tempo a disposizione per porre rimedio a tante difficoltà è limitato. La Commissione ravvisa il pericolo di un’implosione del sistema e auspica interventi mirati da parte del MAECI per una rapida risoluzione delle problematiche amministrative e finanziarie, che impediscono il funzionamento delle attività scolastiche e formative.   

Ulteriori ritardi rischiano di mettere ulteriormente in difficoltà un settore strategico per il nostro paese e per la promozione del marchio Italia.

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