“A parte Delta, che al momento è la variante dominante, stiamo analizzando altre varianti come la Lambda e la Mu” e quest’ultima “potrebbe essere potenzialmente più preoccupante a causa della sua capacità di ‘sfuggire’ al sistema immunitario”. Tuttavia “non abbiamo ancora dati per affermare che la variante Mu stia circolando così tanto da superare la Delta come variante dominante”. Lo ha detto Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell’Ema, nella conferenza stampa sul contrasto al Covid-19.
Identificata per la prima volta in Colombia nel gennaio 2021, presente in 39 Paesi e classificata fra le Varianti di interesse (Voi) dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) il 30 agosto scorso, la Mu (B.1.621) e la sua versione avanzata (B.1.621.1) sono risultate “altamente resistenti” sia agli anticorpi generati dall’infezione naturale con il virus originario, quello di Wuhan, sia a quella indotti dai vaccini, secondo la ricerca coordinata dall’università giapponese di Kyoto e online sul sito bioRxiv, che ospita gli articoli in attesa dell’esame da parte della comunità scientifica.
“Dimostriamo che la variante Mu è altamente resistente sia ai sieri dei convalescenti, sia a quelli degli individui vaccinati con BNT162b2”, ossia il vaccino Cominarty della Pfizer, scrivono i ricercatori giapponesi, coordinati da Keiya Uriu e Izumi Kimura, entrambi dell’Università di Tokyo. In particolare si è osservato che la variante Mu è 12,4 volte più resistente rispetto ai sieri dei convalescenti e 7,5 volte rispetto a quelli degli individui vaccinati.
“I nostri risultati aiuteranno a valutare meglio il rischio posto dalla variante MU sia per i vaccinati sia per coloro che hanno avuto l’infezione, come per la popolazione mai esposta al virus SarsCoV2″.
Gli esperimenti che hanno permesso di giungere a queste conclusioni sono stati condotti utilizzando la tecnica degli pseudovirus, spiega il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca. “E’ stata cioè utilizzata solo la proteina Spike della variante Mu e delle altre varianti con le quali è stata confrontata. In questo modo si evita di utilizzare il virus intero, che sarebbe pericoloso”, ha osservato l’esperto. Questo ha permesso di calcolare la resistenza della variante verso gli anticorpi naturali e quelli indotti dai vaccini e di capire, ha detto ancora Broccolo, “che le mutazioni che rendono particolarmente aggressiva la variante MU sono otto. Fra queste si notano la E484K, la stessa presenti nelle varianti Beta e Gamma, la N501Y presente anche nell’Alfa e la D950N, presente nella Delta”. Di queste mutazioni, prosegue, “la più importante, che sembra ridurre la sensibilità a vaccini e anticorpi, è E484K, individuate nelle due varianti più temute per la capacità di eludere i vaccini”.