di Stefano Ghionni
Una cosa è certa: non è facile essere il leader della Lega. Soprattutto adesso. Chiedere a Matteo Salvini, che del Carroccio è segretario. L’ex vicepremier sta attraversando uno dei momenti più delicati da quando siede ai vertici di via Bellerio. Fino ad un anno e mezzo fa, il suo partito primeggiava, indiscusso e tranquillo, nelle intenzioni di voto degli italiani, premiato un po’ da tutti sondaggi nazionali. Oggi è stato sorpassato da Fratelli d’Italia e ha alle calcagna il Pd, essendosi trasformato, nel giro di pochi mesi, da prima a terza forza politica del Paese.
A pagare, forse, è la politica ondivaga adottata dal “capitano”: prima al governo con Conte e i 5 Stelle, poi all’opposizione (dopo il “Papete”), contro lo stesso Conte e i 5 Stelle, sostituito dai partiti di centrosinistra (Pd, Iv e LeU). Ora di nuovo al governo, nella maggioranza allargata che sostiene il premier Draghi. Dove un giorno si fa notare per la sua azione di forte sostegno all’esecutivo, un altro per il suo modo di essere, al tempo stesso, anche schieramento di opposizione.
È accaduto con il voto sul dl green pass, quando i salviniani hanno votato alcuni emendamenti presentati da Fratelli d’Italia. Scelte forse obbligate. Perché governare il Paese insieme ai “nemici” di un tempo, non è facile. E allora bisogna far capire all’elettorato che si è rimasti quelli di una volta, anche se si siede sulle poltrone che contano, insieme ai vari Letta e Franceschini. Sarà. Però è una scelta che rischia di non pagare, almeno in termini di consenso.
Basta guardare al modo in cui gli imprenditori del Nord, hanno iniziato a guardarlo, non evitando di muovergli critiche. Nel mirino è finita la posizione contro l’obbligo di vaccinazioni assunta dal leader leghista, risultata ostica agli industriali, in larga parte schierati a favore non solo del “certificato verde”, ma anche dell’obbligo.
E che dire dell'affermazione che le "varianti nascono come reazione al vaccino", che gli sono valse una tirata d'orecchie da parte dei virologi? Ok. Salvini lo fa per inseguire il consenso di una vasta parte dell’elettorato “no vax”, provando a mettersi nella scia della lanciatissima Meloni. Può essere. Tuttavia così facendo rischia di perdere le preferenze di quanti, finora, hanno contribuito ai successi storici della Lega. E FdI ringrazia.