Green pass si, Green pass no. Prosegue il dibattito politico nella maggioranza, sull’estensione del “certificato verde”, al centro di un vero e proprio braccio di ferro tra i partiti dell’eterogenea coalizione di governo. L'intenzione del premier Draghi, e di buona parte della coalizione che lo appoggia, è quello di accelerare, con un ulteriore allargamento dell’utilizzo del lasciapassare. Non è invece d'accordo la Lega, con Matteo Salvini che si è messo di traverso.
"Ho parlato con il ministro Giorgetti. Non esiste un progetto definito sull'estensione del Green pass" ha detto il leader del Carroccio. Intervenuto durante un comizio elettorale a Pavia, il senatore lombardo ha messo le mani avanti: "la nostra posizione è chiara, siamo per la difesa della salute dei cittadini ma non si può estendere l'obbligo del Green pass a 60 milioni di italiani".
Ieri, intanto, il presidente del Consiglio ha convocato i sindacati a Palazzo Chigi. Oggetto della discussione, manco a dirlo, proprio, il tema dell'estensione del certificato, atteso oggi, in Consiglio dei ministri. L'idea del capo dell'esecutivo, forte, in questo, dell'appoggio del centrosinistra compatto oltre che di Forza Italia, è quello di varare un decreto che preveda l’estensione dell'obbligo di Green pass (fin da metà ottobre) ai lavoratori pubblici e privati, senza più distinzioni. Tra l'altro, il governo ha anche deciso di porre la fiducia al Senato sul decreto di fine luglio.
“La Lega voterà a favore 'nei fatti'” si è affrettato a precisare il capogruppo Romeo, chiedendo di non esasperare i toni del dibattito. La strada, dunque, appare tracciata: si va verso l'approvazione di un provvedimento unico, con sanzioni per chi si reca al lavoro per più giorni consecutivi senza il lasciapassare obbligatorio. Allora “tamponi rapidi e gratis” per i lavoratori il commento di Giorgia Meloni (FdI).