Prima, il ritiro caotico dall’Afghanistan, gestito quasi in solitaria dagli Usa, senza coinvolgere i partner europei dell’Alleanza Atlantica nel dettaglio dei piani militari. A Bruxelles è arrivata una doccia ancora più fredda. Gelata. Joe Biden, l’alleato ritrovato dopo la parentesi Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti pluri-omaggiato in Europa nella sua lunga visita lo scorso giugno, presenta la nuova alleanza anti-cinese con Gran Bretagna e Australia senza dire nulla né a Berlino, né a Parigi, né a Roma, men che meno nelle altre capitali minori dell’Ue.
“Non eravamo stati informati”, commentano laconici dalla Commissione Europea. Mentre infuria la tensione tra la Francia e Washington. Perché il nuovo asse anglo-americano-australiano è fatto di affari, mica solo di parole. Con la nuova intesa, Canberra straccia l’accordo miliardario con la Francia per la produzione di sottomarini convenzionali e pianifica di aderire - probabilmente - ad un progetto a guida Usa-Regno Unito per la produzione di sottomarini nucleari. “Non lo sapevo. E presumo l’accordo non sia stato fatto in una notte, ma preparato per tempo”, ammette l’Alto Rappresentante Ue per la politica estera Josep Borrell.
A Bruxelles l’imbarazzo è totale, proprio nel giorno in cui la Commissione Europea ha lanciato la sua strategia sull’Indo-Pacifico, tentando - in ritardo - di piazzare gli interessi europei in un’area di influenza cinese e insieme di crescenti tensioni anti-Pechino. Area che ormai rappresenta “il nuovo centro di gravità del mondo in termini geopolitici ed economici”, dice Borrell, in quanto stanno lì “il 60 per cento del pil globale e due terzi della crescita globale”. La regione è “al secondo posto tra i destinatari degli export Ue”.
A fatica, Bruxelles sforna dunque il suo piano, fatto anche di ‘azzardi’ contro la Cina, partner con cui l’Ue ha flirtato in affari in tutti gli anni dell’amministrazione Trump e con cui solo nel dicembre scorso ha firmato l’accordo sugli investimenti, per volere di Angela Merkel e degli interessi tedeschi. Adesso la nuova strategia propone di lavorare con i nemici della Cina - Giappone, Corea del sud, Australia, Nuova Zelanda, Singapore - sul digitale e la cybersicurezza. Ma assicura cooperazione con la Cina.
“La nostra strategia non è lo scontro, ma la cooperazione”, sottolinea Borrell. “Quanto è accaduto nella notte”, aggiunge l’Alto rappresentante, incalzato dalle domande dei cronisti sull’accordo tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia, “dimostra ancor di più l’importanza della nostra strategia sull’Indo-Pacifico, ne rafforza il tempismo”. “Capisco che a Parigi siano arrabbiati, ma quanto è accaduto è anche una sveglia per gli europei: dobbiamo lavorare insieme in modo coordinato…”.
“Rafforzare la cooperazione in materia di ricerca e innovazione nell’ambito di ‘Horizon Europe’; esplorare l’associazione a questo programma di partner indo-pacifici idonei come Australia, Giappone, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda e Singapore”, recita intanto il documento europeo, che parla anche di “dispiegamenti navali potenziati da parte degli Stati membri dell’Ue” nell’Indo-Pacifico “per aiutare a proteggere le linee marittime di comunicazione e la libertà di navigazione nell’area, rafforzando nel contempo la capacità dei partner dell’Indo-Pacifico di garantire la sicurezza marittima”.
Tuttavia il testo salvaguarda un approccio morbido con la Cina, partner che la Germania non può ‘mollare’ di punto in bianco, troppo strategico per l’industria dell’auto-tedesca. “L’Ue - recita il testo - proseguirà il suo impegno multiforme con la Cina, impegnandosi a livello bilaterale per promuovere soluzioni alle sfide comuni, cooperando su questioni di interesse comune e incoraggiando la Cina a svolgere il proprio ruolo in una regione Indo-Pacifica prospera e in pace”.
Ma l’ambiguità nei confronti della Cina si paga. Washington si muove con Australia e Gran Bretagna senza nemmeno avvertire l’Ue. E soprattutto lascia a piedi Emmanuel Macron, che per i giornali australiani è il ‘nuovo’ leader europeo ora che Merkel sta per uscire di scena: nuovo leader con tutti i punti interrogativi legati alle presidenziali dell’anno prossimo. Insomma, vista da fuori, l’Ue al momento appare senza testa. E sarà anche per questo che gli australiani si sono permessi di stracciare l’accordo con i francesi sui sottomarini, puntando a produrre quelli nucleari e non convenzionali con Usa e Gran Bretagna.
A Parigi sono fuori di sé dalla rabbia. Nel mirino finisce soprattutto Biden. Da lui non se l’aspettavano. Macron pensava di essere il primo nelle grazie del presidente in Europa.
“È davvero una pugnalata alla schiena questa decisione unilaterale, brutale, imprevedibile assomiglia molto a quello che faceva Trump”, attacca il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, che si dice “arrabbiato, pieno di amarezza: avevamo stabilito con l’Australia una relazione di fiducia. Questa fiducia è stata tradita”. Infatti, era stato proprio Le Drian nel 2016, nel suo precedente incarico come ministro della Difesa, a concludere il “contratto del secolo” con l’Australia: 56 miliardi di euro per 12 sottomarini convenzionali (non nucleari) che sarebbero stati forniti dal francese Naval Group.
La ministra della Difesa attuale, Florence Parly, parla di “pessima notizia per il rispetto della parola data”, decisione “grave” in materia di politica internazionale. “Abbiamo appreso in modo brutale, da una dichiarazione del presidente Biden che il contratto concluso tra la Francia e gli australiani non si farà più, e che gli Stati Uniti proporranno un’offerta nucleare, di cui non si conosco i contenuti, agli australiani. È una cosa che non si fa tra alleati. Fino a poco tempo fa parlavamo di tutto questo con gli Stati Uniti ed ora arriva questa rottura. È piuttosto insopportabile”.
Ieri Merkel era a Parigi da Macron. Doveva essere un incontro di saluto prima di lasciare la cancelliera, anche se un bilaterale franco-tedesco non è mai solo formale e inoltre non è detto che Merkel lasci la scena politica subito: dipenderà dalle trattative sul nuovo governo tedesco dopo il voto del 26 settembre.
Intanto a Bruxelles programmano di affrontare il tema dei rapporti con gli alleati al prossimo Consiglio europeo degli Esteri, fissato per il 18 ottobre, qualche giorno prima del vertice dei leader dei paesi membri. Ergo: si prende tempo, stretti tra l’incudine della rabbia e l’impossibilità di rompere i rapporti con Biden. “Sono tempi difficili, di emergenza”, ammette Borrell che non perde né pazienza, né calma, com’è nel suo stile. Almeno questo.