Trentuno anni dopo, torna lo Spartak Mosca a Napoli. Dalla Coppa dei campioni 1990 con Maradona all'Europa League 2021 con Osimhen. Due epoche, due mondi lontani.
Non era un gran Napoli quello della stagione 1990-91 con lo scudetto sul petto per la seconda volta. I problemi di Diego e i risultati che vennero a mancare, subito il Napoli nelle retrovie della classifica.
Quando lo Spartak Mosca venne a Napoli, mercoledì 24 ottobre 1990, secondo turno di Coppa dei campioni, la squadra azzurra in campionato aveva vinto una sola partita delle prime sei giocate. Filava in testa il Milan, ma sarebbe stato l'anno della Sampdoria di Boskov, Mancini e Vialli.
In Coppa dei campioni, gli azzurri eliminarono al primo turno gli ungheresi dell'Ujpest Dozsa. Napoli-Spartak Mosca al San Paolo con gli azzurri sonoramente fischiati all'ingresso in campo. Pesavano le delusioni del campionato.
La sfida con lo Spartak fu una giostra di pali. Fra andata e ritorno, quattro ne colpì il Napoli e due lo Spartak. Al San Paolo, Alberto Bigon schierò: Galli; Ferrara, Francini, Crippa (71' Mauro), Alemao, Baroni; Venturin, De Napoli, Silenzi, Maradona, Incocciati (79' Zola).
Diego disputò una gran partita, protagonista assoluto nel secondo tempo. Sui suoi lanci, Francini colpì un palo e Incocciati di testa centrò la traversa. Poi fu ancora Baroni a colpire un palo. Due legni anche per i moscoviti. La partita restò inchiodata sullo 0-0, decisivo il match di ritorno a Mosca.
Diego era in piena crisi per la droga. Dopo la partita di andata disse: "Dimostreremo a Mosca di essere ancora grandi, soffriremo ma vinceremo. A Mosca lasceremo tutte le gocce di sudore e lacrime".
La partenza per Mosca fu stabilita per lunedì 5 novembre. Alla domenica non s'era giocato, sosta del campionato per un altro impegno della nazionale. Lunedì mattina, la squadra si ritrovò a Soccavo, ma Diego non c'era. L'aereo per Mosca sarebbe partito da Capodichino alle tredici. A mezzogiorno i giocatori pranzarono, il posto di Maradona rimase vuoto. La squadra salì sul torpedone diretto all'aeroporto. Nessuno aveva notizie di Diego.
Moggi andò in via Scipione Capece dov'era la casa di Diego. In casa c'erano il manager Franchi e Fernando Signorini, il preparatore fedele. Maradona rifiutò di vedere Moggi. Chiuso nella sua camera, e chissà in quale stato, non voleva vedere nessuno. Moggi pensò che Diego avrebbe almeno parlato coi giocatori che più gli erano vicini. Fece venire dall'aeroporto Ferrara, De Napoli e Crippa. Diego non volle vedere neanche loro.
Erano ormai le 14,45 con un forte ritardo sulla partenza del velivolo dell'Alisarda per Mosca. Moggi fu assediato dai giornalisti. Disse: "Maradona sta tappato in casa e, attraverso Franchi e Signorini, mi ha fatto sapere che non ha intenzione di venire a Mosca. Perché? Devo ammettere che non lo so".
Poi aggiunse: "Bisogna decidersi una volta per tutte. Maradona è un dipendente del Napoli e il Napoli non è un dipendente di Maradona".
La squadra si imbarcò sull'aereo alle 15,30 con due ore e mezzo di ritardo. Moggi rilasciò un'ultima dichiarazione: "Anche se dovesse venire a Mosca, Maradona non scenderà in campo contro lo Spartak. Non gioca chi non parte sull'aereo della squadra". Ferlaino allentò la tensione: "Per me non ci sono problemi sulla presenza in campo di Maradona. Spetta al tecnico e al medico decidere".
Martedì 6 novembre, Diego prenotò un aerotaxi della Panair, un bireattore che poteva portare fino a nove persone e due piloti. Lo prenotò per andare a Mosca. Una giornata sorprendente. Era il primo anniversario del suo matrimonio. Voleva fare un regalo a Claudia, portarla a Mosca.
Nel pomeriggio un'auto della polizia raggiunse l'abitazione di Maradona per scortarlo all'aeroporto. Sulla Golf con Diego c'erano Claudia, Signorini, Franchi e Gianni Amelio, il tuttofare, alla guida. "Sto meglio, vado a Mosca a fare il tifo per il Napoli", disse Maradona ai giornalisti appostati in via Scipione Capece.
A Capodichino era pronto un Citation 2 della Panair. In quattro ore avrebbe raggiunto Mosca. Costo del viaggio trenta milioni. Disse Diego: "Parto lo stesso anche se Moggi ha detto che non giocherò, e questo a me basta e avanza". Diego in jeans, un maglione colorato e un montone di marca per il freddo moscovita. Franchi disse: "Ho telefonato a Moggi dicendogli che Diego sarebbe partito nel pomeriggio. Moggi mi ha risposto che aspetta Diego".
A Mosca, Moggi corresse il tiro: "Non ho detto che non gioca chi non parte sull'aereo della squadra, ho detto che non gioca chi non parte".
Alle 17 il bireattore della Panair si alzò in volo a Capodichino. Arrivò a Mosca a tarda sera. Il Napoli alloggiava al Savoy. Dino Celentano, il dirigente più garbato, andò incontro a Diego. Ferlaino, giunto nel pomeriggio con un aerotaxi, restò chiuso nella sua stanza. Diego incontrò Carmando e gli assestò il solito bacio sulla fronte. Uscì con Claudia per una passeggiata sulla Piazza Rossa. "Sono qui da turista" disse ai giornalisti.
Mercoledì 7 novembre, il giorno della partita. Formazione annunciata all'ultimo momento: Galli; Ferrara, Francini; Crippa, Alemao, Baroni; Corradini, De Napoli, Mauro, Zola, Incocciati.
Maradona andò in panchina. Nello Spartak c'era un giovanissimo Igor Shalimov, 22 anni. Zeman lo avrebbe portato al Foggia. Un giorno arrivò anche al Napoli, anno 1998, a trent'anni, fuochi d'artificio spenti.
Giovanni Galli annullò due conclusioni pericolose del terzino Popov e di Shmarov. Ancora un palo, Incocciati nella ripresa, mentre sullo stadio Lenin, immenso, si abbatté una bufera di neve. Dopo un'ora di gioco, Bigon mandò in campo Diego al posto di Zola.
Non bastarono i tempi supplementari. Zero a zero dopo due ore di gioco. Si andò ai rigori. Shalimov realizzò il primo, replicò Ferrara. Mauro segnò il suo rigore, ma Baroni mandò la palla fuori, bassa, oltre il palo destro moscovita. Fallì proprio Baroni, l'autore dell'ultimo gol del secondo scudetto contro la Lazio.
Segnarono ancora i russi: 4-2. Maradona andò sul dischetto e palla nel sacco 3-4. Se i russi avessero sbagliato, ci sarebbe stata ancora vita per il Napoli. Ma Mostovoj non sbagliò: 5-3 per lo Spartak. Addio Coppa dei campioni.
Torna lo Spartak Mosca a Fuorigrotta, ma è solo per l'Europa League. La Champions è lontana.