di Angela Mauro
"C'è il rischio che i talebani mantengano legami stretti con Al Qaeda e permettano ad Al Qaeda (e altri gruppi terroristici) di essere presente e sviluppare le proprie attività in Afghanistan", bisogna evitare che il paese diventi "porto sicuro per i terroristi".
In Europa l'allerta è massima, scritta nero su bianco nella bozza di un vero e proprio piano anti-terrorismo europeo per l'Afghanistan che Huffpost ha potuto visionare in esclusiva. Il documento oggi è stato discusso dal Comitato permanente dell'Ue per la sicurezza interna (Cosi) e potrebbe essere approvato in una delle prossime riunioni. Al suo interno, 23 raccomandazioni agli Stati membri per tutelare il continente dalle infiltrazioni terroristiche provenienti dall'Afghanistan. Nel mirino, i profughi che bussano alle porte dell'Europa dopo il ritiro delle forze occidentali da Kabul. Ma, al di là della richiesta agli Stati membri di controlli di sicurezza biometrici alle frontiere, il documento vuole compiere anche un passo in avanti su quello che è sempre stato il tallone d'Achille dell'anti-terrorismo europeo: la condivisione dei dati e delle informazioni di sicurezza tra i paesi Ue e anche con gli Stati Uniti.
Già il 31 agosto scorso, il Consiglio dei ministri europei della Giustizia e degli Interni aveva concluso che "l'Ue e gli Stati membri devono fare il massimo per evitare che la situazione in Afghanistan non porti nuove minacce per la sicurezza dei cittadini europei". Il 17 settembre scorso il Consiglio dei ministri degli Esteri aveva ripreso l'allarme, sottolineando la necessità di evitare che "l'Afghanistan diventi una base logistica, di finanziamento o esportazione del terrorismo verso altri paesi. Bisogna fare ogni sforzo per assicurarsi che i talebani interrompano i legami diretti e indiretti con il terrorismo internazionale". Il dossier è stato anche discusso a Palazzo Chigi da Mario Draghi, nel suo incontro con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel venti giorni fa. Oggi, tra l'altro, il capo del governo ha annunciato che il 12 ottobre si terrà una riunione straordinaria dei G20 sull'Afghanistan allargata all'Onu e al Qatar.
Tra le 23 raccomandazioni agli Stati membri c'è quella di rafforzare i "controlli sistematici sui dati anagrafici e biometrici di cittadini afgani o presunti afgani o altri cittadini provenienti dall'Afghanistan, o che affermano di provenire dall'Afghanistan, e in arrivo alle frontiere esterne dell'UE", usando "tutte le banche dati pertinenti", dall'Eurodac a quelle di Europol e dell'Interpol. Ma, laddove possibile, si mette nel conto anche di effettuare i controlli "prima che queste persone arrivino in territorio europeo, vale a dire nel paese di transito o di origine". I dati dovrebbero poi essere condivisi con il sistema informativo di Schengen (Sis). Gli Stati membri dovrebbero "condividere" le informazioni raccolte e collaborare tra loro.
Già questo è un punto da sempre complicato nei rapporti tra gli apparati di sicurezza dei 27 paesi dell'Ue. Ma il documento fa anche affidamento su un livello alto di cooperazione con gli Stati Uniti, l'alleato della Nato cui l'Ue non può e non vuole rinunciare nonostante da Washington abbiano pianificato un ritiro dall'Afghanistan finito nel caos, senza condividerlo nei dettagli con i partner europei che ora si vedono costretti a gestire le conseguenze, inevitabili per la posizione geografica del vecchio continente tra est e ovest.
Ebbene, la bozza visionata da Huffpost sottolinea che "bisogna chiedere agli Stati Uniti di fare chiarezza sul processo di screening di sicurezza previsto per quei cittadini che dall'Afghanistan sono partiti alla volta degli Usa e che gli Usa hanno messo in transito in Europa e nei Balcani occidentali". E soprattutto Washington dovrà condividere con gli Stati membri dell'Ue i motivi per cui magari "respinge" alcune richieste di visto di cittadini afgani arrivati in Europa ma inizialmente diretti oltreoceano.
La proposta presentata dalla Commissione Europea per colpire il traffico degli esseri umani legato all'immigrazione, sanzionando i paesi che ne hanno fatto un business o un'arma politica (Bielorussia), fa riferimento a questo piano anti-terroristico. Il quadro è complicato dal fatto che dopo il ritiro da Kabul, l'Ue non ha una sua presenza diplomatica in Afghanistan (qualche giorno fa una delegazione europea si è recata sul posto per una prima valutazione). Difficile dunque raccogliere informazioni sul campo. Bruxelles cerca di rafforzare i contatti con i paesi confinanti, a partire dal Pakistan. Impossibile al momento avere comunicazioni attendibili dai talebani. Peraltro, si rischia di riconoscerli politicamente, errore che l'Ue vorrebbe evitare pur trovandosi costretta ad averci a che fare.
"L'Ue e i suoi Stati membri devono considerare ed esplorare con i partner internazionali in che modo presentare ai talebani le richieste chiare e non negoziabili per negare ai gruppi terroristici rifugi sicuri sul suolo afghano e come monitorare i potenziali impegni, senza anticipare il dibattito sul riconoscimento del governo talebano e sulla ripresa dell'assistenza allo sviluppo", recita il testo. Lo stesso problema si pone per quanto riguarda lo sforzo, che pure l'Ue si pone di compiere, per contrastare la produzione e traffico di droga, controllata dai talebani, che spesso va a finanziare il terrorismo.
Tra le altre raccomandazioni per gli Stati membri, quella di monitorare la comunicazione social dei fondamentalisti e mettere in atto una "contro-narrativa", ma qui si tratta di ottenere collaborazione anche da Facebook, Twitter e le varie piattaforme social: "C'è anche la necessità di una risposta adeguata e di una cooperazione con le società di social media. L'obiettivo è garantire la rimozione dei contenuti terroristici online e dell'incitamento all'odio".