di Franco Esposito
Quartiere di Napoli Est, Ponticelli è diventato una piaga. Un serio problema per l'intera città. Sito di clan camorristici, il quartiere è soffocato dalla paura. Poca scuola, niente lavoro, lo sport negato: quanto di peggio alla periferia di Napoli. Il cineforum, solo un esempio, è fermo da due anni. Il cinema-teatro Pierrot, luogo simbolo di ritrovo e socializzazione, ha abbassato le saracinesche da lunga pezza. Si contano sulle dita della mano le attività commerciali operative, solo alimentari, bar e ristoranti. Laddove il quartiere insegue con tenacia la conquista della normalità.
A Ponticelli spesso sparano le armi della camorra. A Ponticelli i boss tirano bombe. Imperano le faide, per il controllo del mercato della droga e quant'altro. Palpabile la tensione criminale, e lo Stato non c'è, non esiste.
L'ultima faida è stata scatenata dalla scarcerazione eccellente di un boss, Marco De Micco, uscito di galera lo scorso marzo. Ancora una bomba, un altro attentato di camorra.
Stavolta solo il caso ha voluto che non finisse in tragedia, con largo spargimento di vittime innocenti. Feriti un bimbo e sua madre, per fortuna con conseguenze lievi, solo escoriazioni, ma tanta paura, ovviamente.
Lo scontro tra clan non conosce più limiti, è un atto di guerra. Una bomba è stata lanciata nel fortino del boss. L'ordigno è partito da un'auto in corsa in via Piscettaro. Bersaglio e obiettivo del rudimentale ordigno una palazzina a due piani. Danneggiati i vetri di alcune abitazioni della zona.
Il timore è che ora all'attentato possano seguire atti di rappresaglia. Come possono testimoniare i quattro ordigni esplosi in pochi mesi a Ponticelli. Un luogo di guerra, non il quartiere alla periferia Est di Napoli. "Lo Stato intervenga", chiedono gli abitanti di Ponticelli, al centro di faide tra clan che insozzano e insanguinano il quartiere. Da tempo, ormai. Dal terribile attentato del '98, in cui venne ucciso Luigi Amitrano nello scontro tra i clan Sarno e De Luca Russo.
Ponticelli rappresenta un'emergenza nazionale, non riducibile a questione locale. Scarcerato a marzo, il boss Marco De Micco, detto Bodo, si è insediato a Ponticelli, proprio nei pressi della palazzina bersaglio della bomba. La sistemazione scelta dopo il declino su piazza del clan Sarno. Nel quartiere è forte la contrapposizione tra i De Micco e il clan egemone sul territorio, quello dei De Luca-Bossa. La scarcerazione eccellente ha funzionato evidentemente da miccia.
Ponticelli sembra dimenticato da tutti e da tutto. Un agglomerato umano abitato dalla paura. Sì, anche nelle strade. Sottovoce qualcuno ha voglia ancora di denunciare. Si racconta – ne parlano i giovani soprattutto – che il boss scarcerato eccellente, a giugno, abbia palesato plasticamente la propria presenza, il proprio ritorno sul territorio, girando in strada con alcuni sodali in sella alle moto, le pistole in pugno, ma senza sparare un colpo. Una dimostrazione arrogante di onnipotenza, formato clan Casamonica.
E ora tutti a chiedersi cosa accadrà da domani a Ponticelli? Come risponderà il boss all'affronto della bomba-carta lanciata contro la palazzina di via Piscettaro? La convinzione generale è che la rappresaglia scatterà a breve. In ragione di questa purtroppo logica previsione, gli uomini della Squadra mobile guidati da Alfredo Fabbricini effettuano continui monitoraggi del territorio.
A Ponticelli i clan camorristici attivi appaiono frastagliati. Dovendo considerare anche la presenza del famigerato gruppo di fuoco degli "XX" dei De Martino, transitati recentemente dal clan Mazzarella a quello dell'Alleanza di Secondigliano. Le divisioni rendono la situazione sempre più esplosiva. Mutevoli le dinamiche. Come pure sono da chiarire le matrici dell'agguato a De Micco.
Mette tristezza raccontare situazioni come queste. Si diventa preda dell'angustia, al netto della paura. Poco dopo la scarcerazione del boss De Micco, a maggio, nel quartiere si registrarono tre attentati in quattro giorni, con gli esplosivi. L'ultimo ordigno fu esploso con una bomba lanciata da un cavalcavia sul rione De Gasperi. Esplose troppo vicino all'automobile degli attentatori: gli occupanti costretti ad abbandonare la vettura, un'Alfa Stelvio, poi recuperata dalle forze dell'ordine.
A Ponticelli la paura è di casa, gli abitanti non ne possono più. Il giornalista-senatore Sandro Ruotolo, del Comitato di liberazione della camorra, fa notare che "l'attentato è avvenuto a cinquanta metri da un monumento dedicato alle vittime innocenti della camorra. Si mettano in campo ora concrete iniziative di contrasto".
Delle vittime innocenti di camorra ormai si è perso il conto, a Ponticelli. Don Enzo Piccinelli, della Chiesa della Beata Vergine di Lourdes, tiene un campetto di calcio a disposizione dei giovani che frequentano l'oratorio. "Cerchiamo di unire il gioco alla preghiera". A Ponticelli il tasso di evasione scolastica è altissimo. La disoccupazione è al trentasette per cento rispetto al ventotto della media cittadina. Nel vuoto di palesi certezze i gruppi camorristici si contendono la vendita al dettaglio della droga. Hanno gioco facile.
Due le associazioni antiracket con cinquanta soci. Un'intera comunità, abbandonata a se stessa, è ostaggio della violenza e della paura. L'appello del Comitato di liberazione della camorra è diretto a chi dovrebbe avvertire il dovere di raccoglierlo immediatamente. "Illuminiamo il buio della zona orientale della città. Napoli non finisce al parcheggio di via Brin, ma chi vive a Ponticelli si sente abbandonato".
In un quartiere difficile. Anzi di più, al limite e anche oltre.