di MATTEO FORCINITI

Un passo avanti per il ritorno delle feste in Uruguay che potrà avere conseguenze anche per la collettività italiana. Il nuovo protocollo annunciato dal Governo entrerà in vigore a partire dal 4 ottobre e prevede una serie di importanti concessioni. Come prima caratteristica bisogna sottolineare che in Uruguay non esiste un vero e proprio certificato verde obbligatorio anche se esistono delle limitazioni. Le linee guida del Ministero della Salute dividono gli eventi in due categorie, da una parte ci sono gli eventi considerati misti (con persone vaccinate e non vaccinate), dall’altra quelli che ammettono esclusivamente le persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione contro il Covid 19 con entrambe le dosi da almeno due settimane. Nel primo caso la capienza massima sarà aumentata al 75% con un massimo di 600 persone al chiuso e 800 all’aperto. Nel secondo caso, invece, la capienza massima sarà del 55% con un massimo di 200 persone al chiuso e 400 all’aperto. Oltre al controllo preventivo e i contatti di tutti i partecipanti, il protocollo stabilisce che la durata massima degli eventi passerà a essere di 6 ore. Verrà esteso anche il tempo per ballare che passerà ad essere di 50 minuti con pause di 20 minuti come minimo. Questi regolamenti stabiliscono anche un considerevole aumento per quanto riguarda la capienza negli stadi e nelle manifestazioni sportive che sarà del 50%. Le nuove misure del Ministero sono state accolte con grande soddisfazione da un settore che ha attraversato una crisi gravissima con la pandemia e i cui effetti continuano a farsi sentire ancora oggi. Per la Cámara de Eventos del Uruguay il nuovo protocollo “è una notizia molto positiva che stavamo aspettando perché stabilisce un aumento importante nelle capienze” dato che le limitazioni precedentemente in vigore “per molti imponevano di restare chiusi”. Tuttavia, come ha ribadito il presidente della Cámara de Eventos Germán Barcala, esistono ancora problemi economici nel settore che “richiedono alcune misure di appoggio”. Anche la comunità italiana di Montevideo ha accolto molto positivamente il nuovo protocollo che rappresenta senz’altro un incentivo per ripartire. Da un anno e mezzo, con lo scoppio della pandemia, molte sedi delle associazioni sono rimaste chiuse e questo sta provocando enormi difficoltà per il mantenimento delle sedi. “Abbiamo ricevuto la notizia con grande entusiasmo” racconta Nicolas Nocito dell’Associazione Calabrese, uno dei pochi gruppi a rimanere attivo in questo periodo. “Negli ultimi mesi abbiamo fatto delle importanti riforme nel nostro salone, abbiamo investito molte risorse per abbellire, modernizzare e ampliare gli spazi per i nostri soci che per fortuna continuano a crescere nei numeri. Speriamo che a poco a poco le cose migliorino e che si possa arrivare presto alla massima capienza. Prima della fine dell’anno abbiamo in mente diversi progetti e poi stiamo già incominciando a preparare la prossima edizione della Festa che ci unisce che si dovrebbe svolgere tra fine febbraio e inizio marzo”. Anche al Circolo Trentino di Montevideo si respira ottimismo. “Questo protocollo è molto positivo, era necessario. La nostra sede ha già ricevuto l’abilitazione e stiamo portando avanti diverse attività: ogni sabato facciamo un pranzo e poi ci sono le prove del nostro coro. Anche i gruppi dei corsi di italiano stanno tornando in presenza e a breve, in occasione della settimana della lingua, faremo un’iniziativa speciale per i bambini. Il 19 dicembre faremo la festa di fine anno con ballo autorizzato presso l’Hotel del Prado. Per sicurezza è richiesto il certificato di vaccinazione proprio per preservare la salute dei soci” spiega Silvia Norbis. Più cauta appare invece Aercu (Associazione Emigrati Regione Campania in Uruguay) che non ha ancora nulla di definito come spiega Ana Santucci: “Vedere che la situazione sta migliorando è una notizia molto positiva. Da parte nostra c’è la voglia di poter tornare a organizzare qualcosa ma non sappiamo ancora quando e si deve continuare con le precauzioni”.