“C’è il lione, c’è il liofante, c’è la moglie del pantero. Venghino, venghino! Più gente venghino, più bestie si vedino”. Così gli imbonitori dell’Ottocento urlavano col megafono per invitare la gente a entrare nei padiglioni delle meraviglie e dei mostri di natura: le donne barbute, gli uomini sparati da cannoni pieni di fiori per atterrare nella rete dei trapezisti, il mini zoo di belve vecchie e spelacchiate, che non si animavano nemmeno allo schioccare della frusta. Ce lo raccontavano i nonni che, da bambini, avevano letto l’Enciclopedia per i Ragazzi pubblicata dal fascismo. Non c’è nulla di più perfetto per definire una parte dei candidati alle prossime elezioni dei Comites.
C’è il culturista che si fa fotografare nudo dalla cintola in su per mostrare sul turgido bicipite il tatuaggio della testa di Mussolini. C’è la compagine di donne che ricorda “Octopussy”, il film di James Bond, in cui un’isola piena di fanciulle, rigorosamente alte, sinuose e bellissime, anima il circo e vince su biechi figuri che vogliono far scoppiare una bomba atomica in una base americana in Germania. C’è il vecchio, il nuovo e il così così.
Dal centro dell’impero vengono emanati gli ordini di Farnesina, partiti, sindacati e tutta la variegata realtà dei centri di potere, sia esso minimo, pseudo-esistente oppure effettivo. Al grido di “Rinnovamento!” a qualunque costo, la panacea dei mali della rappresentanza sarà risanata soltanto se saranno elette le donne, i ragazzi e gli scicchettosi esponenti di una nuova mobilità alla quale non frega niente (ci si passi l’espressione piuttosto cruda) delle questioni del mondo italiano fuori d’Italia, che va dagli italodiscendenti all’emigrazione tradizionale – quella da fame, anche recentissima, alla ricerca spasmodica di un lavoro – ai giovani rampanti della mobilità plurilaureata. Questi ultimi costituiscono, secondo i soloni dell’analisi in vitro della diaspora tricolore, l’elisir di lunga vita promesso da Dulcamara, il quale però cantava di filtri d’amore .
C’è una recrudescenza di imposizioni di nomi di partito, con la discesa in campo di figure minori dei parlamentari eletti all’estero, tetragone alle esigenze delle comunità e totalmente impegnate a organizzare sostegni alla propria rielezione. Appaiono quindi le sorelle di ex consiglieri comunali, i venditori di fumo, i guardaspalle di questo o quel personaggio pubblico. I Social si riempiono delle fotografie di inutili deputati o deputate, senatori o senatrici, miracolati dalla Circoscrizione Estero, insieme a capi di partito, non importa se ultraottantenni o in caduta libera nei sondaggi. Si manifesta l’ectoplasma di Cavalieri delle Crociate o di gruppi religiosi sterminati dalla Chiesa alla fine del medioevo. Si millantano uffici (che non esistono) presso le Case Bianche o Rosade o di qualunque altro colore sparse in tutte le capitali del mondo. E potremmo continuare a lungo, ma vi facciamo grazia di ulteriori elencazioni. La verità vera è che la farragine di dettami cui ottemperare, per presentare e far accettare le liste di “giovani, donne e famosi” per salvare l’Italia all’estero, sta mettendo in ginocchio i Consolati, anche i migliori, che affonderanno nei loro seminterrati di cemento per il peso delle carte che devono ricevere e vagliare. Esempio? Ogni firma di sottoscrittori di lista deve essere corredata dalla copia di un documento del firmatario affinché vi si possa affiggere il certificato elettorale che attesta che tale persona è registrata all’AIRE da almeno sei mesi. La riduzione a 100 delle firme, richieste tassativamente per poter presentare una lista nelle circoscrizioni al di sopra dei 50.000 cittadini italiani, si traduce nella necessità di raccoglierne almeno il doppio per essere sicuri di non vedersi negare il diritto di ammissione alle elezioni. Si parla quindi della presentazione di oltre 600 fogli di carta che devono essere vagliati e convalidati da un esiguo numero di addetti e funzionarie, allo stremo delle forze, spesso ingiustamente attaccati dalle urla e gli insulti di presuntuose aventi diritto o di maschi saccenti autonominatisi membri del club: “lei non sa chi sono io!”, con ulteriore perdita di tempo e di calma e crescente volontà di darsi malati al grido di “muoia Sansone con tutti i Filistei”. Così il Titanic migratorio-elettorale corre con il suo carico di élite e baldracche verso l’iceberg della distruzione delle rappresentanze italiane all’estero. Poi ne canteremo i meriti e il valore, ergendo statue che sostituiranno quelle in onore di Cristoforo Colombo, abbattute dagli indigeni del Nuovo Mondo.
Carlo Cattaneo (1801-1869)