di Roberto Frega
Viviamo oggi un curioso paradosso: mentre la situazione sanitaria sembra migliorare di giorno in giorno, quella politica conosce tensioni sempre più acute e reazioni più violente. L’annunciato obbligo del Green Pass per i lavoratori si trova oggi stritolato nella doppia tenaglia di una protesta crescente e di un’emergenza calante, che insieme rischiano di delegittimare una misura politica altrimenti giusta e necessaria. Giusta per equità nei confronti di chi il vaccino l’ha fatto e necessaria per evitare la risalita delle curve del contagio.
Come è spesso accaduto nel nostro Paese, il governo risponderà probabilmente con un pragmatismo ai limiti dell’opportunismo: non modificando la norma per non perdere la faccia ma lasciando aperte vie di uscita lontano dai riflettori. Per i no-vax questa sarà una grandissima vittoria politica perché avranno fatto trionfare la loro idea di libertà. Ma si tratterà, tuttavia, di una vittoria di Pirro dalle nefaste conseguenze. Innanzitutto per loro.
Cominciamo con alcuni fatti.
1. Recenti studi sull’efficacia del vaccino nella popolazione israeliana hanno mostrato che dopo 6-8 mesi l’efficacia del vaccino cala al 60-70%. La buona notizia è che i vaccinati che contraggono il Covid in genere sviluppano solo sintomi lievi, e praticamente nessuno muore.
2. Nel Regno Unito, dove tutte le restrizioni sono state eliminate dall’inizio dell’estate, malgrado un tasso di vaccinazione simile al nostro le infezioni di Covid sono ripartite di gran carriera: i contagi superano i 40.000 al giorno, gli ospedalizzati sono oltre 7000, e i morti 120-150 al giorno, quasi tutti tra i non vaccinati. Dati in crescita.
Questi dati ci consentono di fare un po’ di proiezioni su cosa potrebbe accadere in Italia nei prossimi mesi, quando le restrizioni saranno progressivamente eliminate (e già nei fatti tutti abbiamo abbassato la guardia) e quando l’efficacia del vaccino si sarà attenuata. Il governo cerca di rinforzare la rete di protezione vaccinale promuovendo la terza dose. Le categorie a rischio hanno già iniziato a vaccinarsi. Ma cosa succederà quando sarà il turno dei 45 milioni di italiani senza patologie cui verrà chiesto di fare la terza dose?
Chiediamoci per quali ragioni i cittadini che ne hanno fatte due dovrebbero accettare di fare la terza.
Sul piano politico, una larga parte della classe politica e dei media hanno largamente delegittimato l’obbligo vaccinale, facendo passare l’idea che vaccinarsi sia una libera scelta personale, non un dovere civico. Se adesso l’obbligo di Green Pass sarà depotenziato, passerà chiaro il messaggio che vaccinarsi è inutile, anzi stupido, l’importante è che lo facciano gli altri.
Sul piano affettivo, i loro cari fragili o anziani avranno già fatto la terza dose e dunque non saranno a rischio.
Sul piano egoistico del rischio personale, chi ha già fatto due dosi sa che se anche non farà la terza al peggio si prenderà un Covid leggero. Un rischio che molti si sentiranno di correre.
Vi chiederete: che influenza ha tutto questo sulla vittoria dei no-vax? Importa, eccome, perché fino a ora i no-vax hanno goduto dell’immunità collettiva garantita dal fatto che l’80% degli italiani avevano accettato di vaccinarsi, quello che in un altro post ho chiamato il pasto gratis dei no-vax. L’altissimo tasso di copertura vaccinale ha determinato una massiccia riduzione nella circolazione del virus e ha permesso anche a chi non era vaccinato di godere della ritrovata normalità, di uscire e incontrare persone senza rischio di infettarsi.
Proviamo a immaginare cosa succede se la maggioranza di chi ha fatto le prime due dosi decide sceglie di non fare la terza. Il Covid riprende a circolare come sta già accadendo in UK. Circola tra chi ha fatto due dosi di vaccino senza provocare particolari danni, ma aumentando esponenzialmente il numero di infetti. Con l’aumento della circolazione del virus, sempre più no-vax contraggono il Covid. La variante delta che ora è dominante al 100% ha potere infettivo e letale molto superiore a quello delle varianti che circolavano prima che arrivasse il vaccino. È verosimile che dagli attuali 30-50 morti al giorno, tutti tra persone non vaccinate, si passi rapidamente ai 120-150 del Regno Unito di oggi, e probabilmente molti di più.
Attenzione: si tratta di morti che incidono su una platea di circa 4 milioni di non vaccinati, non di 56 milioni di italiani. In proporzione, è come se i morti fossero 2.800 al giorno, un numero mai visto nemmeno nei momenti più bui. Solo che ora non ci sarà più quella pressione spaventosa sulle strutture sanitarie, a morire saranno solo persone che hanno liberamente scelto di non vaccinarsi. Dopo due anni di lockdown ripetuti, 150-200 morti al giorno saranno forse considerati tollerabili dalla maggioranza che ha scelto di vaccinarsi e non corre più rischi. In tre mesi potrebbero morire 18.000-20.000 persone, che calcolate su una platea di 4 milioni di italiani rappresentano una vera ecatombe. Un’ecatombe di no-vax.
I milioni di persone che in questi giorni si stanno precipitando a prenotare i tamponi per poter lavorare in assenza di vaccino dovrebbero riflettere su questi numeri e chiedersi se il gioco a cui stanno giocando valga davvero la candela. Dal giorno in cui decideranno di vaccinarsi a quello in cui avranno completa copertura vaccinale passerà almeno un mese. Nelle circostanze di una ripresa esponenziale del Covid, per molte migliaia di persone quel mese farà la differenza tra la vita e la morte.