di Mimmo Porpiglia
Con una decisione senza precedenti la Giunta per le elezioni del Senato ha aperto all'unanimità la procedura di contestazione dell’elezione di Adriano Cario, esponente dell’USEI passato poi al MAIE, accogliendo la richiesta avanzata dal relatore, Senatore Giuseppe Cucca, a conclusione del lungo iter del ricorso presentato più di tre anni fa da Fabio Porta, per due volte deputato PD ed attuale coordinatore del partito in Sudamerica.
“Gente d’Italia”, tra i pochi organi di informazione ad aver seguito fin dall’inizio la vicenda, ne ha parlato con il protagonista di questa complessa situazione, finalmente vicina ad una sua definizione.
On. Porta, dopo oltre tre anni e mezzo dall’inizio della legislatura come giudica questa decisione del Senato: giusta, tardiva, o addirittura beffarda ?
Una premessa, anzi due: intanto grazie a “Gente d’Italia” per aver accompagnato dal primo giorno questa vicenda, per certi versi paradossale e per altri paradigmatica. Non tutti gli organi di informazione per gli italiani all’estero lo hanno fatto e mi sembrava giusto questo riconoscimento. Ho sempre sostenuto che la mancanza di una informazione coraggiosa e approfondita destinata agli italiani nel mondo sia stata in questi anni il terreno ideale per tante manipolazioni e strumentalizzazioni, anche della loro volontà politica, e per questo il vostro lavoro va evidenziato. Voglio poi sottolineare che se è vero che la decisione della Giunta segna l’esito di un lungo processo di esame del ricorso, non siamo ancora di fronte alla decisione finale e per questo vorrei evitare di commentarla, rispettando il lavoro che in totale autonomia i membri della Giunta per le elezioni del Senato stanno svolgendo.
Comprendiamo il suo riserbo e il suo tradizionale ‘aplomb’ istituzionale, ma ci permetta di insistere: dopo questa lunga traversata nel deserto, quando sembrava inevitabile un’archiviazione del suo ricorso, la decisione della Giunta l’ha sorpresa ? Non è il momento di togliersi qualche sassolino dalle scarpe ?
Dal giorno in cui con Luciano Vecchi (Responsabile italiani nel mondo del PD, NdR) presentammo il primo esposto alla Corte d’Appello di Roma quando lo scrutinio era ancora in corso a Castelnuovo di Porto, non ho mai smesso non soltanto di lottare ma anche di credere al corso della giustizia. Per questo presentai un ricorso al Senato e per questo ho presentato un esposto alla Magistratura italiana. L’ho fatto con convinzione, assumendomi i costi (non solo economici) di queste decisioni perché ero convinto che fare luce su quanto accaduto sarebbe stata una condizione necessaria anche se forse non sufficiente per ridare credibilità all’intero sistema del voto all’estero, più di una volta infangato da episodi che non possono continuare a rimanere impuniti. Per i “sassolini” c’è ancora tempo; non siamo ancora di fronte all’esito finale, lo ripeto, e dobbiamo quindi attendere ancora qualche settimana prima di conoscere la decisione della Giunta e poi dell’aula del Senato.
Tra qualche settimana ci sarà la seduta pubblica con il contraddittorio tra lei e il Senatore Cario, ultimo capitolo prima della decisione del Senato. Ritiene che questo confronto potrà contribuire a quel chiarimento necessario, al quale lei faceva riferimento, sui brogli del 2018 ?
Spero di sì e credo che sia interesse di tutti andare fino in fondo su questa vicenda e fornire alla Giunta e di conseguenza ai nostri elettori tutti gli elementi per una decisione corretta ed esemplare. Non c’è e non deve esserci nulla di personale dietro a tutto questo ma soltanto la volontà, spero comune a tutti, di fornire un quadro completo di quanto è successo e soprattutto di arrivare ad una giusta decisione. Non dimentichiamoci che parallelamente al Senato sta andando avanti l’importante lavoro della Procura della Repubblica di Roma che ha già prodotto diverse perizie scientifiche (grafologiche e chimiche) sulle schede elettorali, contribuendo ad offrire alla Giunta del Senato elementi fondamentali per arrivare a questo giudizio. Senza trascurare, infine, la parallela denuncia presentata in Argentina dal mio collega di partito Alberto Becchi che si appresta a trasmettere anche alla Camera dei Deputati gli esiti di queste evidenze, anche a seguito di quanto emerso dalle perizie disposte dal PM a Roma e dagli sviluppi del caso al Senato.