Il dato è tratto. Nella tornata elettorale in cui l'affluenza fa segnare il suo dato più basso degli ultimi anni (per il secondo turno dei ballottaggi si è recato ai seggi il 48,40% degli aventi diritto contro il 54,71% del primo turno ed il precedente 66,19% delle ultime amministrative), stravince il centrosinistra che conquista la fascia tricolore di sindaco in oltre metà delle venti città, fra capoluoghi di regione e di provincia, andate al voto per eleggere il nuovo capo dell'esecutivo.
Per essere più precisi, tra primo e secondo turno, il centrosinistra ne porta a casa 13, aggiungendo agli "scalpi" di Milano, Bologna e Napoli (dove ha trionfato l'alleanza Pd-M5s), già conquistati due settimane fa, anche quelli di Roma (con Roberto Gualtieri del Partito democratico) e Torino (con Stefano Lo Russo, anche lui del Pd), entrambe reduci da cinque anni di amministrazione pentastellata. La partita dei ballottaggi, invece, finisce otto a uno per il centrosinistra.
I candidati sindaci dem alle amministrative hanno infatti battuto quelli di centrodestra in 8 sui 10 capoluoghi richiamati a votare al secondo turno. La sinistra infatti, dopo averlo conquistato al primo turno a Ravenna e Rimini, si prende anche Cosenza, Savona e Isernia e di nuovo Varese e Caserta. Insomma: un successo piuttosto netto. Il "cappotto" nei capoluoghi è sfumato "solo" per il risultato di Trieste, dove la coalizione di centrodestra è riuscita a spuntarla con il forzista Roberto Dipiazza ed a Benevento dove però ha vinto Clemente Mastella con una coalizione sostenuta più da liste civiche che dal centrodestra.
A conti fatti, il centrodestra ha dunque chiuso queste amministrative con 4 capoluoghi all'attivo, confermandosi "solo" a Pordenone, Novara e Grosseto. Male, come al primo turno, il M5S, uscito letteralmente con le ossa rotte dalla contesa. I grillini hanno dovuto accontentarsi, si fa per dire, di mantenere il controllo della sola Carbonia in Sardegna. Sono, invece, liste civiche quelle che hanno vinto a Salerno (d'area di centrosinistra).
A conti fatti, i candidati di centrodestra, diversamente da quanto si era immaginato, non sono riusciti a fare breccia tra l'elettorato dei 5Stelle che, evidentemente, al secondo turno, ha preferito accordare la propria preferenza all’esponente della coalizione di centrosinistra, sulla stessa falsariga di quanto hanno fatto i renziani, rinverdendo così l’antico asse giallorosso del secondo governo Conte.