di Franco Esposito
Sotterrata alla svelta la diatriba con Milano, presunta concorrente durata lo spazio di un anno, il Salone del libro di Torino celebra i suoi record. Un successone l'edizione 2021, grande affluenza di pubblico molto interessato, gli stand degli editori registrano il trenta per cento in più nelle vendite. Come se l'Italia fosse diventata, all'improvviso, un Paese di lettori di libri, non solo di santi, poeti, navigatori e politici autentici lestofanti, con le debite doverose eccezioni.
"Il Salone dei 150 mila", l'etichetta finale gliela hanno appiccicata addosso giornali e tv, non solo quelli locali. Il messaggio di Torino è una iniezione di fiducia per il Paese. E dice, racconta anche di "una cultura attrattiva, che piace, interessa, e come tale viene usata". Mai visti al Salone del libro tanti giovani, assolutamente non annichiliti dal lockdown. Al contrario, desiderosi, quasi smaniosi, di esserci e partecipare. Sorpresa delle sorprese: leggono e addirittura comprano.
Affrancato dalla prospettiva quasi certa di fallimento, dominante nel 2017, il Salone Internazionale del Libro di Torino, ad un passo dall'essere scippato quell'anno da Milano, mostra la faccia dell'Italia migliore. Quella su cui appoggiare un minimo di fiducia. Dietro le quinte della Fiera torinese, è importante il "punto del pareggio", in cui il numero degli ingressi deve superare una certa quota. E se non succede? Si va gambe all'aria. Al Salone 2021 non è successo. Quel punto era fissato a novantamila visitatori; ne sono stati contati 150 mila.
Laddove le previsioni, visti questi difficili tempi pieni di incertezze e di alcune paure, davano come numero massimo settanta-ottantamila presenze. Oltretutto proprio quella era la tendenza nazionale per le mostre e quant'altro. Una tendenza al ribasso.
La Fiera chiude con un bilancio estremamente positivo. Il dato riferito ai visitatori fu di 148 mila nell'edizione organizzata nell'anno pre pandemico. Quella delle folle fra gli stand, senza l'obbligo delle mascherine e del Green Pass. Il direttore editoriale Nicola Lagioia mette l'accento sul fatto che, a suo avviso, "le pagine che si sfogliano non fanno il rumore delle vetrine infrante della sede della Cgil. Ma credo facciano rumore anche centocinquantamila persone che sfogliano un libro".
Nei quattro giorni di salone sono passati al Lingotto giganti della letteratura. Ma l'Auditorium del Centro Congressi non si è riempito, con i suoi mille posti, solo per Michel Houellebecq; grande folla anche per Alessandro Barbero, narratore di Dante e Carlo Verdone.
Sul palco, con Assaf Hanuka, è salito anche Roberto Saviano per presentare il suo "Sono ancora vivo". Questa volta a fumetti. "Grazie per esservi vaccinati", il ringraziamento al pubblico a modo suo. Poi, Valerie Perrin, Marylinne Robinson da remoto, David Quammen, in vetta alla hit parade.
Una domanda è giusto comunque farsela: cosa sarebbe successo se invece di comparire in streaming David Quammen fosse stato presente di persona? Visto che solo per ascoltarlo parlare da uno schermo si sono messi in coda per ore centinaia di persone.
Di pagine da sfogliare il Salone al Lingotto ne ha proposte un'infinità. Anche il giorno della chiusura lo stand di Sellerio era pieno. Al gruppo Mondadori, dove la media di tutte le case editrici ha portato un costante trenta per cento di crescita. Entusiasta dei numeri il direttore editoriale Lagioia. I dati raccolti dall'indagine Aie sulla lettura forniscono indicazione preziose e di un Paese diviso in due. Sud e fasce deboli leggono poco o niente; centro e Nord hanno altri numeri.
"Quello che conta è che i libri si comprano e si leggono", e c'è addirittura chi parla di "autentica esplosione". Come Enrico Selva Coddè dell'Area Trade Mondadori. Per tutti gli attori della filiera editoriale, la richiesta di una riunione globale: bisogna pianificare un futuro di evidente cambiamento.
Alla buona riuscita della Fiera ha contribuito indubbiamente la notizia della capienza del sito fieristico al cento per cento. A Torino, intanto, si erano portati avanti facendo crescere gli spazi: aumentato il numero di sale in modo da poter accogliere tutti.
Ma ormai si pensa già al futuro, al Salone del Libro che verrà. La prossima edizione, la numero trentaquattro, si riapproprierà del suo periodo storico. Torna in primavera, a maggio. Molto vicina all'appuntamento dell'Eurovision che Torino ha vinto confermando di una "vitalità che la narrazione di una città ripiegata su stessa dimentica di sottolineare". Necessita mettersi subito al lavoro se non si vuole perdere il vantaggio accumulato.
Le scelte sono previste nei prossimi mesi. Saranno fondamentali per capire se la Fiera libraria più importante d'Italia può superare Francoforte per dimensioni. Questo modello ha dato il massimo, è arrivato il momento di cambiare. Torino può diventare il vero centro culturale italiano. E dalla fiera del Lingotto parte l'appello a privati, politici, istituzioni, ministri di ogni colore politico. Torino è in grado di superare la celebre fiera di Francoforte, datevi da fare.