di Franco Esposito
I Faraglioni soffrono. I Faraglioni rischiamo di ammalarsi in maniera conclusiva. Capri in allarme, preoccupata è dire poco. I picchi rocciosi più famosi al mondo sono vittime delle incursioni dei pescatori di frodo. I cosiddetti "datterari". In palese crisi di salute, i Faraglioni di Capri hanno bisogno di cure. In questa ottica saranno al centro di un progetto pilota di ripristino ambientale a cura del Consorzio nazionale universitario per le Scienze del Mare. Al progetto aderiscono diversi atenei, compresi i due napoletani, Federico II e Parthenope.
Lo scempio minaccia l'esistenza dei Faraglioni. E per molti versi lo scempio è irreparabile. Portato ai monumentali scogli capresi dai datterai. I pescatori di frodo ne hanno provocato quasi la distruzione per estrarre i prelibati frutti di mare, i datteri, la cui pesca è proibita dalla legge. Semplice la spiegazione: la delicatezza dell'ecosistema marino consente la crescita dei datteri all'interno delle rocce calcaree.
I datterari vanno a caccia di quei delicati frutti di mare con uno scopo ben preciso: alimentare il lucroso mercato clandestino. Utilizzano pesanti martelli pneumatici, con la conseguenza inevitabile di danneggiare le rocce. Saranno necessari centinaia di anni per il conseguimento del risanamento delle rocce calcare simbolo dell'isola. Su iniziativa dell'assessore alla Risorsa mare, Paola Mazzina, la giunta comunale di Capri ha deciso appunto di aderire al progetto pilota di ripristino ambientale. L'intento è creare un modello di tutela degli ecosistemi costieri e marittimi. Dovrebbe funzionare.
Ventuno pescatori di frodo attivi nel Golfo di Napoli sono stati individuati dalla Guardia di Finanza lo scorso anno. Rinviati a giudizio, mentre il Comune di Capri si è costituito parte civile nel processo. "È inaccettabile uno sfregio di questa portata a scopo di lucro, nei confronti di uno dei simboli dell'isola".
Poveri Faraglioni, bersaglio e vittime dei cercatori dell'oro nei datteri. Espliciti il sindaco Lembo e l'assessore Mazzina: "Non solo legalità, creiamo un modello innovativo di tutela delle nostre acque". Il progetto avrà una durata di diciotto mesi. Si articolerà in cinque fasi: identificazione dell'area di studio, i cosiddetti siti donatori e siti riceventi; coltura delle plantale, trasportate e impiantate a Capri nelle aree da restaurare: provvederanno i laboratori dell'università di Trieste; regolari monitoraggi per seguire l'evoluzione del ripopolamento e della ricolonizzazione; valutazione dell'azione di ripristino; l'ultima fase riguarderà una importante azione di divulgazione e sensibilizzazione, l'indirizzo è aumentare la consapevolezza ambientali di cittadini e ospiti di Capri.
E poi? "Su quegli scogli tornerà la flora tipica e, negli anni, anche i datteri di mare", annuncia Floriana Di Stefano, esperta ambientale, collaboratrice di ricerca presso l'Università Parthenope di Napoli. La responsabile del progetto pilota per il ripristino dei fondali dei Faraglioni devastati dai datterai. "Le foreste marine indispensabili le riprodurremo in laboratorio".
Come nasce il progetto salvifico per i Faraglioni moribondi? La volontà primaria mira al "ripristino ambientale nell'area interessata al danno. Capri è al centro di un'area marina protetta di prossima istituzione". È anche inclusa nella Rete Natura 2000 con una zona speciale di conservazione, designata dal ministero della Transizione Ecologica. L'operato dei datterai ha innescato effetti a cascata. Visibili i cambiamenti irreversibili nelle caratteristiche del substrato attraverso la rimozione della componente bentonica animale e vegetale. Tutto ciò favorisce il passaggio da habitat altamente complessi in deserto biologico. Capito gente l'enorme danno provocato dai pescatori di frodo di datteri?
La pratica abusiva agevola l'aumento della densità dei ricci di mare e la loro pressione di pascolo sulle alghe. Ne consegue un cambiamento da habitat vegetali a nudi barren. Le foreste di microalghe forniscono un importante rifugio e sono aree di nursey per diverse specie di pesci. L'inversione di questo processo di desertificazione del fondale può essere "innescato e accelerato mediante interventi di restauro delle foreste marine, migliorando lo stato ecologico e la resilienza dell'habitat marino".
La riforestazione subacquea dei fondali dei Faraglioni è quindi assolutamente necessaria. Si tratta di azioni già portate avanti con successo in altre aree del Mediterraneo. Messo così il progetto di ripristino ambientale del CoNISMA, con finalità chiare, precise, immediate, i Faraglioni possono sperare di tornare a una vita nuova e tranquilla. I datterai, per soldi, vadano a far danni da un'altra parte.