DI GIOVANNA CHIARILLI
Attualmente rappresenta il Patronato Inas-Cisl, di cui è coordinatrice nazionale (presso il COASIT-Comitato di Assistenza agli Italiani), ma Filomena Narducci è conosciuta nella comunità italiana anche grazie al suo impegno nel Comites di Montevideo di cui farà parte fino al 3 dicembre prossimo. Dalla sua prima elezione, nel 1991, sono trascorsi trent'anni; sempre nel 1991, Filomena Narducci entra a far parte del CGIE; dal 1997 al 2015 è membro del Comitato di Presidenza per l'America Latina, e tra il 2002 e il 2005 ha ricoperto l'incarico di Vice segretaria per l'America Latina.
Oggi, in pieno svolgimento delle operazioni per il rinnovo dei Comites, Filomena Narducci ne ribadisce l'importanza per le nostre comunità "perché rappresentano i loro interessi e difendono i loro diritti davanti alle autorità diplomatico-consolari. In quanto organismi di base, hanno vincoli diretti con gli elettori e conoscono di prima mano i problemi degli italiani residenti nel paese. Se queste potenzialità fossero focalizzate ed utilizzate pensando solo al bene comune, si potrebbe lavorare per cercare, insieme alle autorità consolari, delle soluzioni per i problemi della gente che come tutti sappiamo sono fondamentalmente da ricercare nei servizi consolari, riconoscimento della Cittadinanza e rilascio dei passaporti. Il Comites ha l'obbligo di fornire i pareri sui contributi richiesti dagli Enti di assistenza, gli Enti Gestori della Cultura e la Lingua nonché la stampa italiana all'estero. Non sono vincolanti ma neanche la legge prevede che si tenga un monitoraggio sull'azione degli stessi e sulla spesa dei contributi sui quali il Comites ha emesso un'opinione. Questo sarebbe importante."
Per quanto riguarda il Comites di Montevideo, qual è il bilancio di questi ultimi anni?
"Non è né positivo né negativo. Ha fatto quello che ha potuto. Appena insediato ha prodotto un paio di iniziative che hanno coinvolto la collettività, successivamente, con la rinuncia del primo presidente, si è dovuto riorganizzare e sono cambiate le maggioranze che non hanno avuto vita lunga. Dal mio punto di vista ci sono stati due problemi che hanno portato il Comites a non operare, funzionare in maniera adeguata. Il primo riguarda la collettività che è diventata fondamentalmente italo-uruguaiana. Questo è stato il Comites della transizione e si notava, perché persino parlare in italiano era diventato difficile. Per molti consiglieri era più facile esprimersi in lingua spagnola e non c'era neanche una piena comprensione dei compiti del Comites. Alle volte si cercavano nell'organismo delle risposte a determinate situazioni che non erano stabilite dalla legge. Questa situazione spesso ha creato seri conflitti all'interno, e di conseguenza hanno portato l'organismo all'immobilità. Il secondo problema è da ricercare nell'influenza negativa della logica di funzionamento partitica. Spesso molto intransigente. Poi è arrivata la pandemia che ha finito per bloccare ogni iniziativa. In pratica, è stata un'occasione persa."
Per criteri stabiliti dalla legge, Filomena Narducci non figura tra i candidati del prossimo Comites, anche se "è assurdo credere che il rinnovamento arrivi con il divieto di candidatura. In un organismo rappresentativo ed elettivo, l'unico che può decidere chi lo rappresenta è l'elettore. Questa legge, alla fine penalizza l'elettorato. Tutti siamo d'accordo che bisogna rinnovare, ma il rinnovamento non si ottiene eliminando le persone dalla scena politica, bensì promuovendo politiche di ampio spettro che raggiungano tutta la collettività, dalla prima emigrazione alle nuove generazioni fino ad arrivare agli emigrati di oggi."
Si afferma spesso, e mi riferisco in particolare al Ministero degli Esteri, che per queste elezioni è necessaria una massiccia campagna di informazione per evitare il salasso di elettori registrato nel 2015... stanno arrivando e come queste informazioni istituzionali?
"Senza dubbio una campagna d'informazione massiccia è necessaria. Purtroppo i tempi non sono sufficienti anche perché, per fare una vera campagna, i Consolati avrebbero dovuto inviare a tutti gli elettori una lettera comunicando l'opzione di voto e pertanto iscriversi presso il Consolato. L'Ambasciata e la Cancelleria in Uruguay stanno inoltrando messaggi di posta elettronica ai cittadini che hanno registrato la propria mail in Consolato, ma non tutti lo hanno fatto. L'Ambasciatore ha rilasciato delle interviste sui mezzi stampa uruguaiani, ma tutto questo, nonostante la buona volontà, non è sufficiente."
Per quanto riguarda le liste presentate in Uruguay, ci sono grandi novità, in riferimento al numero e ai nomi dei candidati? E quanto sono presenti le nuove generazioni?
Come comunità siamo già a 120.000 cittadini iscritti nel registro della Cancelleria Consolare.
Cifra che nonostante le difficoltà per presentare le pratiche di cittadinanza tende a salire.
Di questi 120.000, credo che i cittadini di prima e storica emigrazione non superino i 4.000. Il resto appartiene alla seconda, terza e quarta generazione. Ci sono poi i nuovi emigrati che non si riesce a quantificare perché la maggior parte non si iscrive all'AIRE.
In base a questa realtà e alla situazione un po' critica della collettività organizzata, abbiamo deciso di costituire una lista (UNITALIA) con rappresentanti dei diversi settori, per arricchire il Comites e poter, in questo modo, ricostruire la presenza italiana in Uruguay in tutta la sua reale dimensione.
Abbiamo scelto i nostri candidati cercando una presenza ugualitaria tra donne, uomini, giovani, cittadini di prima generazione, nuovi emigrati ed italo-uruguaiani con radici nelle diverse regioni d'Italia. Il nostro obiettivo e la nostra volontà è lavorare per una collettività unita ed organizzata."
Per votare, si dovrà manifestare l'intenzione di voto, parliamo della tanto discussa "inversione dell'opzione di voto", per molti rappresenta un ulteriore deterrente alla partecipazione: qual è il suo pensiero?
"Credo che purtroppo ridurrà notevolmente la partecipazione, ma non è responsabilità dell'elettore.
È incredibile che si debba chiedere per votare. Nella cultura civica sudamericana questa possibilità non esiste. Tutti gli elettori sono messi in condizione di partecipare e votare.
Sono state date alcune spiegazioni sul risparmio economico, ma poi si vede che su altre consultazioni questo risparmio non esiste, come ad esempio per i referendum e il voto politico all'estero. Dal mio punto di vista, ha un senso politico ed è quello di snaturalizzare sempre di più gli organismi di base rappresentativi delle collettività all'estero e le stesse collettività."
Nel 2015 la partecipazione al voto, sempre per il rinnovo dei Comites, è stata piuttosto scarsa, e sono in molti a temere che il risultato di queste elezioni sarà ancora più "drammatico". Quali possono essere le cause di questa scarsa partecipazione?
"Quello che è successo nel 2015 avrebbe dovuto fare scattare l'allarme su questo sistema che purtroppo non è il migliore ai fini della partecipazione. Io non credo che alla gente non interessi votare, non credo che si stia allontanando dal voto. Credo che dal Parlamento, dalla classe politica arrivino segnali come questo dell'opzione per allontanare la gente dal voto. Sono convinta che manca un'informazione sulla necessità di iscriversi e, lo ripeto, sembra assurdo doversi iscrivere per esercitare un diritto. È lo Stato che ci deve mettere nelle condizioni di votare, e non il cittadino a chiedere il favore... Ritengo assurdo che lo strumento di base abbia un sistema così complicato mentre per i referendum, che magari potrebbero essere più lontani dagli interessi degli emigrati, si applichi la 459 ed il plico arrivi a tutti senza richiederlo, e senza guardare alla spesa.
È chiaro che si cerca una bassa partecipazione di votanti e forse vogliono costruire l'alibi per eliminare questi strumenti di base delle collettività".
Anche queste elezioni verranno svolte senza l'approvazione della legge di riforma dei Comites... quanto potrà influire sull'operato dei futuri Comitati?
"È un peccato che non si sia approvata la legge di riforma prima delle elezioni, è la prova del poco interesse che creano i Comites. Comunque spero che chi debba decidere non si lasci sfuggire questa opportunità e vengano realizzati i cambiamenti necessari per farla diventare una legge inclusiva, insomma, di tutti."
Non è raro sentire che la presenza dei parlamentari eletti all'estero vanifichi l'esistenza stessa degli organismi di rappresentanza come Comites e CGIE: condivide o no?
"Forse sì perché non si è riusciti a fare funzionare tutto l'arco della rappresentanza. Per il Parlamento contano solo i parlamentari eletti all'estero e comunque con l'ultima riforma il numero è stato sostanzialmente dimezzato. È anche nostra responsabilità, ovvero di Comites e CGIE, fare raccordo con i parlamentari per difendere in modo totale i cittadini italiani all'estero."