di Marzio Bartoloni

Dopo quasi due anni trascorsi a combattere contro il Covid nella trincea degli ospedali arriva la stabilizzazione per circa 33mila medici, infermieri e altri operatori sanitari. La soluzione per quelli che qualcuno ha ribattezzato gli «angeli del Covid» - assunti in corsa in una caccia forsennata per trovare il personale che soprattutto nei primi mesi dello tsunami del Covid mancava tragicamente nelle corsie degli ospedali - si sta trovando in queste ore in una fitta interlocuzione tra ministero dell’Economia e quello della Salute per arrivare a scrivere le norme, finora lasciate in bianco, da inserire nella manovra.

La proposta fortemente sostenuta dal ministro della Salute Roberto Speranza che nell’emergenza ha sempre ringraziato il personale sanitario è una nuova boccata d’ossigeno - dopo l’aumento sempre in manovra delle risorse del Ssn che saliranno a 124 miliardi nel 2022 - dopo anni di blocco del turn over, tagli (-45mila operatori tra il 2009 e il 2018) e un tetto della spesa del personale calcolato sui costi del 2004 a cui sottrarre l’1,4%. Un tetto quest’ultimo che potrebbe essere eliminato sempre nella legge di bilancio, come più volte ha detto lo stesso ministro Speranza.

La stabilizzazione dovrebbe riguardare come detto circa 33mila operatori, compresi qualche migliaio di specializzandi, i giovani medici che hanno completato la loro formazione direttamente in trincea. Il requisito che dovrebbe essere accolto in manovra è quello di aver avuto un contratto a tempo determinato tra gennaio 2020 (inizio dell’emergenza) e giugno 2021. Un requisito che riguarderebbe appunto circa 33mila operatori. Il costo dovrebbe aggirarsi circa sui 500-600 milioni che è la forbice di risorse in più necessarie per trasformare ci rapporti a tempo in contrati a tempo indeterminato.