DI MATTEO FORCINITI
Meglio tardi che mai. Dopo una lunghissima attesa è finalmente arrivata la decisione del governo italiano attesa da tantissimi connazionali all’estero: il Green Pass potrà essere ottenuto anche da coloro che hanno ricevuto vaccini non riconosciuti dall’Agenzia europea del Farmaco (Ema) come il Sinovac e Sputnik a patto di effettuare entro sei mesi una terza dose di richiamo con un vaccino a mRna, ossia Pfizer o Moderna.
A ufficializzarlo è una circolare del Ministero della Salute arrivta subito dopo le parole del ministro Roberto Speranza intervenuto giovedì alla cerimonia inaugurale di FarmacistaPiù. Tale decisione è supportata dal parere favorevole recentemente arrivato dalla Commissione tecnico scientifica dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco.
“Visto il parere della CTS di AIFA che fa seguito ai pareri espressi dal Gruppo Permanente sull’infezione da SARS-CoV-2 del Consiglio Superiore di e “dal Comitato Tecnico Scientifico”, “si rappresenta che, nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, i soggetti vaccinati all’estero con un vaccino non autorizzato da EMA possono ricevere una dose di richiamo con vaccino a m-RNA nei dosaggi autorizzati per il “booster” (30 mcg in 0,3 mL per Comirnaty di Pfizer/BioNTech; 50 mcg in 0,25 mL per Spikevax di Moderna) a partire da 28 giorni e fino a un massimo di 6 mesi (180 gg) dal completamento del ciclo primario” si legge nella circolare. “Il completamento di tale ciclo vaccinale integrato è riconosciuto come equivalente ai sensi dell’art. 9, comma 1, lett. b) del decreto legge 22 aprile 2021 n. 52, convertito con modificazioni dalla legge 17 giugno 2021, n. 87”. Superato il termine massimo di 6 mesi dal completamento del ciclo primario con vaccino non autorizzato da EMA, “così come in caso di mancato completamento dello stesso, è possibile procedere con un ciclo vaccinale primario completo con vaccino a m-RNA, nei relativi dosaggi autorizzati”.
L’autorizzazione del Ministero rappresenta senz’altro una buona notizia per quei tantissimi italiani all’estero che hanno ricevuto Sinovac (il vaccino maggiormente distribuito in Uruguay) o Sputnik e Sinopharm (come in Argentina). Proprio in Uruguay la soluzione della terza dose di richiamo per rafforzare l’efficacia è già realtà da diversi mesi: ad oggi 1.252.805 persone (circa il 34% della popolazione) hanno ricevuto la terza dose con Pfizer. Il caso dell’Uruguay con un’enorme disponibilità di vaccini rappresenta però un’eccezione tanto in Sud America come in altre aree del mondo per cui il vaccino a mRna si dovrebbe fare in Italia.
L’implementazione del certificato verde in Italia, ricordiamo, è entrato inizialmente in vigore a partire dal 6 agosto e poi, a partire dal 15 ottobre, si sono aggiunte ulteriori restrizioni riguardanti anche l’ambito lavorativo per uno dei sistemi più rigidi al mondo. Negli ultimi due mesi si erano susseguite una serie di dichiarazioni da parte di esponenti del Ministero che ipotizzavano la soluzione arrivata ieri con questa circolare.
Sul riconoscimento del Green Pass, ovviamente, è pronta la solita strumentalizzazione politica anche da parte del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero), il partito dell’ex sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo. Diranno - come hanno fgatto in passatto - che questa rivendicazione si è potuta realizzare grazie al loro impegno a favore degli italiani all’estero.
Ma in realtà degli italiani all’estero costantemente discriminati ancor prima dell’esistenza del certificato verde nessuno sembra preoccuparsi. La soluzione appare più che altro motivata da ragioni economiche dato che in queste ultime tre settimane si sono creati disagi in diversi settori per la massiccia presenza di migliaia di lavoratori stranieri in Italia vaccinati con Sinovac e Sputnik: un esercito di colf, badanti, braccianti agricoli, autotrasportatori, operai edili e marittimi chiedeva infatti da tempo il riconoscimento di questi vaccini per regolarizzare la propria situazione ed evitare così la mortificazione di pagare ogni 48ore un tampone per accedere al proprio luogo di lavoro. Anche a loro dovremmo dire grazie.